Giocatori in copertina / D'Ambrosio: "Le mie punizioni come calci di rigore"

Intervista al centrocampista dell'Agnonese che con la doppietta alla Civitanovese ha toccato quota sei marcature

Maurizio d'Ottavio
15/11/2011
Attualità
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Battere le punizioni come calci di rigore. Vi sembra un’impresa impossibile? Chiedetelo a Michele D’Ambrosio, centrocampista dell’Agnonese e uomo copertina con la doppietta messa a segno domenica alla Civitanovese. A 35 anni suonati è il capocannoniere dei granata malgrado di professione faccia il centrocampista e non come qualcuno potrebbe pensare il centravanti. Sei reti fino ad oggi di cui il 50% siglate su calcio di punizione che hanno garantito la bellezza di nove punti. Una su tutti? La prodezza da centrocampo contro il Luco Canistro. Gol che si vedevano fare solo al “Pibe de oro” in arte Diego Armando Maradona, come ha tenuto a rimarcare il tecnico dell’Olympia, Corrado Urbano, uno che la serie A l’ha assaporata da calciatore. Nato a San Giovanni Rotodo con un curriculum tra serie C1, C2 e D, quattro promozioni alle spalle (due a Manfredonia e altrettante con la casacca de Marcinise), D’Ambrosio ci ha messo un niente ad entrare nel cuore dei tifosi altomolisani. “Gente autentica – dice – che sa darti il cuore, impossibile non ripagarla con il massimo dell’impegno la domenica”. D’Ambrosio, ci dica una cosa: ma che ci fa lei in serie D? “Evidentemente è questa la categoria che merito. D’altronde non sono un fenomeno ma solo uno di quelli che fa una vita da professionista e la domenica cerca di dare il massimo in campo”. Rimpianti? “Forse uno solo. Quello di essere stato legato al Manfredonia fino a 25 anni, la società detentrice del mio cartellino che in estate chiedeva cifre esorbitanti a chi mi richiedeva. Spesso erano club professionistici. Il mio sogno è stato sempre quello di vedere scritto il mio nome dietro una maglia, ma oggi dico che va bene anche così”. Più facile battere le punizioni o i calci di rigore? “In attesa che qualche arbitro ci conceda il massimo penalty, dobbiamo accontentarci delle punizione battute da D’Ambrosio”. Non male visti i risultati. “Vi ricordo che non sempre può andare bene”. Da chi ha imparato? “Battere le punizione è stato sempre un mio chiodo fisso sin da bambino. Tuttavia bisogna esercitarsi fino alla nausea soprattutto durante la settimana”. L’anno scorso a Francavilla sul Sinni ha messo a segno otto reti (sette su punizione). Quest’anno ad Agnone ha già toccato quota sei. Dove vuole arrivare? “Voglio solo che l’Agnone raggiunga il prima possibile la salvezza. Dopodiché ci inizieremo a togliere qualche sfizio e poco importa se D’Ambrosio segni o meno”. Fortuna che c’è lei visto lo score degli attaccanti. “Non scherziamo. Se D’Ambrosio va in gol è merito di tutto il gruppo e state tranquilli prima o poi i nostri avanti inizieranno a segnare con continuità”. Continuità, è questo che manca all’Agnonese? “Se si riferisce alle quattro sconfitte consecutive vi dico che l’Agnonese avrebbe meritato molto di più. Siamo vivi e la conferma è arrivata domenica contro una signora squadra”. Ok, ma domenica c’è il derby di Isernia e nessuno vuole perdere, anzi. “Lo dice a me? Sono uno di quelli che scende in campo sempre per vincere”. Dopo quattro sconfitte consecutive finalmente si è tornati a respirare? “Forse il nostro problema è quello che non conosciamo mezze misure. A volte nel calcio bisogna accontentarsi”. Dal 4-3-3 al 4-4-1-1. Meglio no? “I numeri contano poco. Alla fine sono i giocatori a fare la differenza. Ci vuole cuore e testa per battere gli avversari”. Come ha visto Davide Pastore? “Tanta quantità al servizio della squadra. Mi ha fatto una buona impressione. Si è inserito bene, ha lottato calandosi dal primo minuto in quella che è la nostra situazione”. Come si trova in alto Molise? “Sarò ripetitivo, ma dico una favola. Qui c’è gente che sa darti il cuore…”. A 35 anni ha pensato di appendere le scarpette al chiodo? “Fino a quando saprò mettermi in gioco non ci penso proprio a lasciare”.

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