Caso Lega in Molise: ecco tutti gli errori dei protagonisti della disputa

Salvini troppo decisionista nella terra che non conosce. Mazzuto tra il timoroso e il pretenzioso, le infinite liti social delle consigliere elette e i mancati equilibri politici imputabili a Toma.

Viviana Pizzi
24/02/2019
Attualità
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In questa crisi della Lega, la prima a livello nazionale da quando il partito di Salvini è una forza di governo, ci sono errori di tutti i contendenti. Sia del vicepremier Matteo Salvini, sia dell’assessore regionale Luigi Mazzuto, sia delle consigliere Aida Romagnuolo e Filomena Calenda, sia dello stesso governatore Donato Toma che, come già spiegato, potrebbe essere quello a pagare il prezzo più alto di tanta approssimazione politica.

GLI ERRORI DI SALVINI

Il primo errore del vicepremier Matteo Salvini è stata la comunicazione di ieri sera a tutte le agenzie stampa nazionali. Pensando solo di espellere le due consigliere regionali, che hanno dalla loro l’appoggio di buona parte della base, ha cancellato con un colpo di spugna la presenza della Lega dal consiglio regionale. Ne rimarrebbe solo la parte relativa all’assessore Mazzuto che, come sappiamo bene, non può votare nessun atto di indirizzo in consiglio regionale. Con un solo colpo elimina la sua presenza all’interno dello stesso. Ma dalla sua mancata presenza in Molise in occasione del sisma del 16 agosto in Molise, mentre ha garantito la stessa in Sicilia durante i sismi di Catania, ha già ampiamente dimostrato quanto gli importi delle sorti della regione.

Che veniva visitata ogni giorno della settimana solo prima del 22 aprile, data delle elezioni regionali che hanno portato alla vittoria della Lega col centrodestra e all’elezione delle consigliere Aida Romagnuolo e Filomena Calenda. Salvini ha sbagliato anche a non approfondire la situazione Molise chiedendo una riunione con tutte le parti in causa. Come di sicuro avrà ascoltato Luigi Mazzuto, prima di affidare alla stampa quelle dichiarazioni sul personalismo delle consigliere, avrebbe dovuto ascoltare anche le altre parti in causa. Un buon leader politico prima di compiere un passo così importante ascolta tutte le parti in causa. Un buon capitano ascolta tutti i suoi alleati. Non sceglie il vicecapitano solo in base alle simpatie personali e gli uomini di fiducia che lo possono indurre in errore. Salvini avrebbe dovuto favorire il dialogo fra le parti.

Ma soprattutto non imporre il nome di Mazzuto come assessore, ben sapendo che Mazzuto non si è mai candidato alla Regione. A volte anche a destra la soluzione “io sono il capitano e decido io” può non funzionare. Soprattutto se si è gli unici a non rispettare la volontà elettorale dei molisani. Ben sappiamo che gli altri partiti della coalizione del centrodestra in Molise hanno scelto come assessori i consiglieri più votati. Non basta che Mazzuto è stato il primo a portare Salvini in Molise.

Ma il maschilista Salvini ha ben pensato di poter chiedere un passo indietro alle donne elette. Forse nel suo cervello potevano andare a stirare le camicie di Mazzuto visto il sesso a cui appartengono. Ma così non è stato e hanno saputo ribellarsi e chiedere il posto che gli spettava nella Giunta Regionale. Sarebbe stato interessante sapere cosa avrebbe fatto in caso di una vittoria alle elezioni di due uomini. Ma non lo sapremo mai. Unica cosa certa è questa: Salvini ha agito senza il contatto con la base del partito e senza conoscere le dinamiche della coalizione di centrodestra in Molise. Forse il modello Molise in maniera negativa non gli interessa. Ma mai sottovalutare le situazioni politiche. Anche il Molise esiste e può dire la sua.

GLI ERRORI DELLE ELETTE IN CONSIGLIO REGIONALE

Aida Romagnuolo e Filomena Calenda lo hanno ammesso loro stesse in consiglio regionale nella conferenza stampa di ieri. Sono neofite della politica del consiglio regionale e per questa ragione hanno commesso una serie di errori che, se non fossero stati fatti, Salvini non avrebbe a cosa attaccarsi per motivare una eventuale espulsione che, per ora, non è stata ancora notificata alle consigliere.

In primis l’essere state divise durante questi mesi della dodicesima legislatura. Errori che si dividono al 50%. Esasperati da una campagna social che le ha viste contrapposte l’una contro l’altra per mesi. Con accuse al vetriolo che potevano essere fatte durante una riunione privata all’interno delle mura del consiglio regionale. Si sa bene che di quanto succede sui social resta traccia per sempre. Anche cancellando i post (cosa non avvenuta in questo caso ndr)  c’è qualcuno che può ricostruire tutto. Divisioni che hanno portato persino Aida Romagnuolo a non votare per Filomena Calenda come presidente della IV commissione consiliare.

L’unità doveva essere trovata prima e nelle segrete stanze del partito. Meglio tardi che mai direbbe qualcuno. Ma una volta arrivate all’unità di intenti c’era un altro passaggio che andava fatto e non è stato fatto: precedere il coordinatore regionale del partito Luigi Mazzuto e chiedere un colloquio privato a Salvini dove avrebbero dovuto dire quello che hanno riferito in conferenza stampa. Con “il capitano dalla loro parte” avrebbero potuto andare in conferenza stampa serene del risultato da raggiungere.

GLI ERRORI DI LUIGI MAZZUTO

Il primo ovviamente è stato quello di scegliere di non scendere in campo alle regionali del 22 aprile scorso. Con i voti ottenuti avrebbe legittimato la sua posizione di assessore e nessuno avrebbe potuto fiatare sulla sua posizione. Così come non lo è stato fatto per Nicola Cavaliere, Roberto Di Baggio, Vincenzo Cotugno e Vincenzo Niro. Mazzuto era già stato a contatto diretto con le elezioni. Ricordiamo che è stato l’ultimo presidente della provincia di Isernia eletto direttamente dal popolo, prima che gli enti provinciali passassero alle elezioni di secondo livello. Non avrebbe dovuto temere il confronto con i suoi elettori. A maggior ragione che il collegio unico gli permetteva di pescare anche nel bacino elettorale della provincia di Campobasso.

Doveva quindi fidarsi di più del simbolo che lo accompagnava. Doveva capire bene il momento storico in cui la Lega sarebbe stata votata forse indipendentemente dai nomi. Presentandosi agli elettori come l’uomo di fiducia di Salvini poteva essere eletto direttamente dal popolo. Ma probabilmente è stato il primo a non credere nelle sue capacità elettorali.

L’errore conseguente è stato quello di poter credere di imporre la sua nomina ad assessore nonostante il mancato confronto con il popolo. Pensando di averne diritto solo in quanto uomo di fiducia di Salvini. Le reazioni conseguenti della capogruppo Aida Romagnuolo, che per mesi si è distaccata dal contatto con lui, hanno dimostrato che non candidarsi e pretendere poltrone è un elemento divisivo e non certo politicamente corretto. Errore anche quello di non intervenire da paciere tra le due consigliere elette ed errore non averle mai invitate a una riunione nel suo assessorato. Errore non intervenire mai in consiglio regionale e farlo soltanto in materia di regionalismo differenziato per difendere il suo capitano e le regioni autonomiste del Nord. Sarà questo che probabilmente potrebbe interrompere la sua esperienza politica in regione. Come è stato sbagliato non intervenire nelle vertenze di lavoro e permettere a Nannicini del Pd di trovare la soluzione per l’ex Ittierre al posto suo.

La Lega troppe volte è stato l’anello debole di questa maggioranza e la colpa non può che essere del coordinatore regionale.

GLI ERRORI DI TOMA

Permettere ai partiti di scegliere i nomi degli assessori in Giunta. Avrebbe dovuto imporre una regola ferrea valida per tutti: gli assessori regionali sono da trovare con il criterio dei primi eletti dal popolo. E imporre alla Lega  lo stesso comportamento degli altri alleati.

Così non è stato e potrebbe pagarne le conseguenze. Sul suo capo, inoltre, anche il ricorso al Tar per il mancato coinvolgimento delle donne in Giunta. Bastava nominare Aida Romagnuolo, prima eletta nella Lega ed evitarsi pure questo problema. Se la dodicesima legislatura dovesse concludersi così si dimostrerebbe che non basta essere un bravo tecnico per governare una Regione. Oltre ai bilanci a posto occorrono anche gli equilibri politici. E questo a Toma è mancato ed è sotto agli occhi di tutti.

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