Il portone chiuso, postato con la foto in via San Nicola era l’ingresso del convitto maschile gestito da Don Gianico Bertrando, fondatore delle scuole di Trivento ed ha visto entrare ed uscire centinaia e centinaia di studenti provenienti da tutte le regioni meridionali durante gli anni 50-60 e metà del 70. Tanti ex convittori, sparsi per l’Italia, lo ricorderanno certamente Per quasi trenta anni ha fatto sì che il paese fosse vivo e punto di riferimento per tanti altri. Oggi invece rappresenta inesorabilmente l’agonia culturale sociale ed economica di Trivento, ridotto alla stregua di tanti paeselli che attendono lo svuotamento totale. Se ogni triventino che passa davanti a quel portone chiuso riflettesse un attimo capirebbe cosa don Gianico ha fatto per Trivento. Ed invece come è passato veloce il tempo cosi le persone passano velocemente dinanzi a quel portone E a dire che quel portone sta proprio di fronte alle finestre del Comune ma, ahimè, proprio il Comune, che è stato il primo beneficiario dell’opera meritoria di Don Gianico, paradossalmente è il primo ad essere ingrato avendo per ben due volte bocciato con due delibere consiliari, una del 2014 ,l’altra del 2017, con i voti della maggioranza la proposta di intitolazione di un tratto di strada. Vi è di più. Nell’ottobre 2012 con una nota scritta gli eredi di don Gianico avevano comunicato la proposta di volere donare al Comune di Trivento lo stabile dove don Gianico per molti anni aveva alloggiato i suoi convittori Mi risulta cha ancora oggi attendono una risposta dai sindaci pro tempore Non c’è che dire: sublime esempio superficialità, scorrettezza ed ingratitudine. Accettare quella donazione, che pur conteneva qualche criticità, avrebbe avuto un senso, poiché si recuperava uno stabile che aveva fatto la storia umana, sociale ed economica del Comune. Al contrario si è preferito portare all’attenzione nella seduta del Consiglio comunale del 4 marzo 2019 un ‘altra proposta di donazione che, per i problemi che presentava, è stata ritirata dallo steso sindaco che l’aveva iscritta all’ordine del giorno. Non c’è che dire, il Comune di Trivento tiene la laurea ”honoris causa”concessa dall’Università dell’ ingratitudine per i doppi pesi e le doppie misure. Così come si deve prendere atto che la fascia tricolore è stata indossata più volte per manifestazioni anche culinarie, ma mai per una cerimonia seria e dovuta come quella dell’intitolazione di una strada, così come è stata concessa una cittadinanza onoraria anche a chi, pur potendo e dovendo essere cittadino di Trivento, ha preferito non richiedere, a suo tempo, la residenza. Per mettersi in mostra tutto è stato fatto, anche feste per cittadini ritenuti importanti, tranne che per don Gianico. Il Comune per chi veramente meritava e non aveva bisogno di sponsor ha preferito fare da rimorchio a tante motrici che ,oltre al clamore mediatico, non hanno mai condotto mai nessuno sulla strada che ricordasse don Gianico. Tante belle parole, tanto fumo, ma al dipanarsi di esso, tutto come prima. L’ultima chicca è stata questa: la seconda pagina del Libro su don Gianico con patrocinio morale del Comune di Trivento. Cito testualmente la frase del sindaco di Trivento che porta la data del 17 giugno 2017, ossia quattro mesi prima dalla seconda bocciatura della delibera di proposta di intitolazione della strada avvenuta il 16 ottobre 2017 “non vi è dubbio che la Sua intuizione più grandefu quella di offrire alle nuove generazioni,negli anni ancora difficili che seguirono il secondo conflitto mondiale, l’opportunità della conoscenza, attraverso l’apertura di nuove scuole in Trivento “ autentico capoluogo delle aree interne” Risultato finale di questa espressione è stata la citata seconda bocciatura in Consiglio comunale , e quindi con recidiva, della intitolazione di un tratto di strada che si sarebbe chiamata” Via monsignor Gianico” che porta proprio alle Scuole materne , medie e superiori E di fronte a questa sconcertante contraddizione tra l’essere e l’apparire di che cosa dobbiamo più parlare ? Ai lettori le considerazioni del caso
Tullio Farina capogruppo di Trivento che vorrei