Da Vincenzo Labanca ai giorni nostri: ad Agnone l'ordine dei giornalisti e l'associazione tradizione e sviluppo analizzano il giornalismo moderno

Nella giornata di ieri è stato firmato anche un protocollo d'intesa per un premio giornalistico intitolato al cofondatore agnonese del Corriere della Sera

Viviana Pizzi
04/08/2019
Attualità
Condividi su:

Importante momento di cultura e giornalismo ieri a Palazzo San Francesco ad Agnone. L’associazione tradizioni e sviluppo presieduta dall’avvocato Vincenzo Scarano (anche consigliere comunale di opposizione ndr) in collaborazione con l’ordine dei giornalisti del Molise e in particolare con la presidente Pina Petta e il consigliere nazionale Vincenzo Cimino, hanno organizzato per la seconda volta una giornata di studio dedicata alla figura di Vincenzo Labanca, il giornalista agnonese che nella seconda metà dell’ottocento ha contribuito alla fondazione del Corriere della Sera.

Proprio ieri pomeriggio è stato firmato un protocollo d’intesa tra l’ordine dei giornalisti e l’associazione tradizioni e sviluppo per istituire un premio giornalistico dedicato alla figura di Vincenzo Labanca. Come verrà strutturato si deciderà in itinere attraverso la nomina di una commissione speciale dedicata.

Un momento in  cui l’associazione agnonese ha dimostrato quanto fatto per il bene della comunità e per la valorizzazione dell’esistente, nonostante la decisione del Comune di interrompere il rapporto di collaborazione istituito con essa.

Un momento in cui l’ordine dei giornalisti ha avuto il modo di trarre anche i primi bilanci sull’importante strumento della formazione che, dalla gestione di Pina Petta, ha avuto una impennata facendo attestare il Molise come la Regione che organizza più eventi formativi in relazione al numero di iscritti tra professionisti e pubblicisti. La presidente Pina Petta ha assicurato che l’impegno formativo non  si ferma nemmeno nel mese di agosto e per questo ha ringraziato anche i consiglieri nazionali Vincenzo Cimino e Cosimo Santimone che si relazionano sempre con il regionale facendo sì che lo strumento formativo funzioni al meglio.

“Ringrazio i relatori e la presidente dell’ordine – ha sottolineato Vincenzo Cimino- che permettono ai colleghi di Agnone di seguire i corsi di formazione a casa propria e quindi di restare nella propria terra senza spendere soldi.  L’ordine dei giornalisti del Molise è quello che organizza più corsi di natura culturale in tutta Italia”.

E’ toccato a Cimino dare i primi dati della giornata: fino al 2016 il 60% dei giornalisti seguivano i corsi online ora lo fa solo il  10%. La gestione economica dell’ente ha un  avanzo di 11mila euro. Ad Agnone ieri anche il caporedattore del Corriere della Sera Andrea Garibaldi. Conosciuto personalmente da Cimino durante il racconto a Campobasso del duplice omicidio di Ferrazzano quando il 28 aprile 2005 Angelo Izzo insieme a Luca Palaia uccise Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano. Un momento in cui molti giornalisti nazionali girarono per Campobasso ma pochi, come Garibaldi, hanno raccontato il Molise senza quel disprezzo che poi tocca ai giornalisti locali togliere da dosso a questa regione.

Ad Agnone anche il professore di storia dell’Università del Molise Giuseppe Pardini. Il quale, nell’analizzare la figura di Vincenzo Labanca, ha sottolineato come sia stata la prima sul Corriere della Sera, che raccontava direttamente la questione meridionale sulle colonne di un giornale di tiratura nazionale. Il giornalista agnonese, che muore nel 1897 a poco più di 50 anni non potrà vivere direttamente quello che avverrà nel 1901 quando il suo Corriere della Sera diventerà il primo giornale nazionale superando anche come tiratura Il Secolo d’Italia. Insieme  anche alla Stampa nel 1914 faranno sì che nascerà la pubblica opinione, impossibile da creare fino a quando non c’erano giornali nazionali. Labanca testimonia con i suoi articoli il passaggio di potere tra la destra storica latifondista e la sinistra che faceva capo al trasformismo di Depretis. Il giornalismo e Labanca non possono migliorare le cose ma esse sono testimoniate.

Tocca al giornalista e scrittore Andrea Garibaldi l’analisi più complessa della giornata  partendo da Labanca e arrivando al giornalismo di oggi.

Parto da quando il giornalismo era molto più lento – ha spiegato Garibaldi- erano periodi in cui tra quando accadeva un fatto e la pubblicazione potevano passare 6 giorni. All’inizio il Corriere della Sera vendeva 400mila copie. Oggi il Corriere della Sera a stento vende 200mila copie e 70 mila digitali meno del periodo della guerra. In 150 anni molti settori della nostra esistenza sono migliorati. Molti altri sono peggiorati tra cui il clima. Il giornalismo vive un momento di grande incertezza. Ed è molto scomodo stare in mezzo al guado”.

Garibaldi ha poi parlato dell’evoluzione- involuzione del sistema giornalistico:” Non credo che il giornalismo sia morto. Tra gli  anni 60 e i 2000 se lavoravi bene in qualche anno arrivavi a una assunzione stabile anche in confronto a professioni dove ci volevano maggiori studi. Il giornalista era una figura importante e invidiata in società. Le nuove tecnologie hanno poi invaso il settore. Proletarizzandolo e togliendogli il prestigio che aveva prima. Il lavoro è diventato a tempo determinato e le retribuzioni sono diventate scandalose. Fino a 6 euro lordi con pezzi che vengono modificati senza avvertire l' autore”.  

Una crisi che ha investito la vendita delle copie e degli spazi pubblicitari nei giornali. “Siamo passati dagli anni 90 – ha aggiunto Garibaldi-  in cui si vendevano 7 milioni di copie al giorno ai 2 di oggi. Dai 3 miliardi di pubblicità a meno di un miliardo. Su internet la pubblicità cresce del 10% all' anno. Per una legge matematica ci si ferma poi al limite di 0. City news  che invece è on line ha assunto 75 giornalisti. E sono in piedi da tanti anni. Il web può dare delle possibilità se ben gestito. Si discute se questo mestiere sia necessario. Questo lo sostiene la nuova politica perché con i nuovi mezzi di informazione non abbiamo la differenza su ciò che accade e i cittadini. Questa descrizione ottiene qualcosa di stonato. Il protagonista della notizia non può raccontarla. I social media mettono in discussione il ruolo del giornalista. L' obiettivo deve essere una informazione di qualità. Indipendente, completa e imparziale. Una democrazia può ben funzionare se poggia su una opinione pubblica ben formata. Chi non vuole la democrazia non vuole nemmeno che funzioni l' informazione. Due persone su 3 si informano sul cellulare e vuole una informazione breve e gratis. Negli Usa solo il 16% paga per leggere notizie on line. In Italia paga per sapere che succede per il 15% delle persone. L’informazione di qualità per persone colte e benestanti e il resto per chi ci sta. Le notizie arrivano sul telefonino. Poche dai siti dei giornali. Le altre dai social postate dagli amici su Facebook. Si leggono le notizie tramite gli aggregatori. Citando la fonte e portando traffico ai giornali. Google news e Apple news non fornisce a tutti lo stesso servizio ma a chi ha voglia di leggere cosa e la pubblicità in base ai miei gusti. Oggi abbiamo una filosofia diversa rispetto a quella di Labanca. Prima si sceglieva il Giornale in base alle proprie convinzioni politiche e ne accettava la visione del giornale. Google news ti manda invece solo ciò che ti piace. Le aziende prima avevano un budget ora i marchi si rivolgono a programmatic advertising e spalma la pubblicità dove ha maggiore effetto. Si comprano non più le pagine del giornale ma gli utenti. Google news si fa pagare dai pubblicitari. Non scrive niente e non paga niente ai giornalisti che scrivono quegli articoli. Un pezzo di Stella non è uguale se lo leggo sul Corriere della Sera o su Google news. A produrre le notizie sono sempre i giornalisti. Il rapporto tra i giornalisti e i nuovi potenti della terra ci sta una legge sul copyright che prevede che i grandi del web devono riconoscere agli editori e ai giornalisti una parte di quello che si guadagna sul web. Rapporto Reuters e generazione z non ci sta chi offre notizie. Il massimo disinteresse delle notizie si affida alla fiducia sulle fonti storiche. Il giornalismo di qualità è vivo non è morto. Persino i giovani si affidano al giornalismo. I giornalisti si devono staccare dalla politica. I new media producono disinformazione perché non sono capaci di attirare i giornalisti”.

 

Leggi altre notizie su Alto Molise
Condividi su: