Muore bruciata viva: era legata al letto dell’ospedale

17/08/2019
Attualità
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La morte di quella ragazza di 20 anni la mattina di martedì scorso, al terzo piano dell’ospedale di Bergamo, forse poteva essere evitata. Non poteva muoversi, perché era legata.

LETTO DI CONTENZIONE
La ragazza aveva problemi psichiatrici e la norma vuole, nel caso dei pazienti che subiscono metodi di contenzione, che la vigilanza sulle loro condizioni venga intensificata in modo capillare.

Ogni quindici minuti devono essere guardati direttamente dal personale, mentre ogni mezz’ora è d’obbligo prenderne i parametri vitali. Il ricorso alla contenzione, però deve essere limitato a ragioni terapeutiche e di sicurezza dei medesimi pazienti, specie nel caso possano ricorrere a gesti pericolosi per sé o per gli altri, come potrebbe essere avvenuto per la giovane ricoverata al Papa Giovanni. Nell’incendio sono rimasti intossicati altri otto pazienti.

UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA
Il sindacato Uil, tramite il suo segretario generale della provincia Rossella Buccarello, ha spiegato che quanto accaduto disegna uno scenario denunciato da tempo. «L’assenza di monitoraggio dei pazienti della Torre 7 si inserisce all’interno di una realtà fatta di blocco del turnover, mancanza di medici e impossibilità di assumere anche fuori dai ruoli del personale sanitari», denuncia il sindacato.

Quello che è certo la morte della ragazza è stata di una tragedia immane. Bruciata viva, perché non poteva muoversi. Una persona, di fatto, privata della libertà.

L’INTERVENTO DEL GARANTE
Per questo motivo è intervenuta l’autorità del Garante nazionale delle persone private della libertà annunciando che si costituisce parte offesa nell’inchiesta sulla morte della giovane.

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