Da quando è nata la tv fino a oggi il ciclo mestruale è stato sempre stigmatizzato. Rappresentato come un qualcosa do vergognoso, da nascondere. Il sangue che le donne perdono in " quei giorni" come si usava dire, veniva addirittura presentato col colore blu. Poi sono arrivati i tamponi interni per annullare l' esistenza delle mestruazioni per arrivare infine alla coppetta mestruale per finire col nascondere ma anche dormire come se niente fosse.
Mai nulla però si dice in queste pubblicità del dolore fisico o dello sporco che si cerca di nascondere. Quello sporco che se poi si tratta di sangue che esce da qualsiasi altra ferita va bene. Tutto questo fino a quando l' ultimo spot della Nuvenia mostra cosa sono le mestruazioni senza doversene vergognare. E su questa onda va anche una mostra prevista a Bari che parli di ciclo mestruale. Si terrà ’Auditorium Vallisa e si chiama Il sangue delle donne. Tracce di rosso sul panno bianco, a cura di Manuela de Leonardis.
Una esposizione che coinvolge 68 artiste internazionali sullo stesso tema. Tra le presenti Ilaria Abbiento, Takoua Ben Mohamed, Tomaso Binga, Ketty Tagliatti, Virginia Ryan, Silvia Giambrone, Ivana Spinelli, Deborah Willis, Elizabeth Aro, tra le altre. A tutte è stato fornito un panno di lino, gli antichi assorbenti prima dell’invenzione dei mono uso e che diventano la base da cui partire per creare la propria opera, con soluzioni, storie, racconti differenti dedicati a tutte le donne. La mostra nasce da un progetto di ricerca e inchiesta cominciato nel 2014, ben prima dello spot Nuvenia e ancora in corso, raccontato inoltre da un libro realizzato con il sostegno della Fondazione Pasquale Battista. Nel lasso di questi cinque anni Il sangue delle donne ha viaggiato in tante città: da Zagabria a Roma, da L’Aquila a Perugia. “Il legame concettuale e fisico tra il sangue delle donne e il pannolino è strettissimo”, spiega la curatrice. Partendo da questa consapevolezza ciascuna artista ha affrontato con il proprio linguaggio i diversi aspetti del femminile, alcuni dei quali ancora tabù sia in occidente che nel resto del mondo: nascita, pubertà, maternità o scelta di non essere madre, menopausa, sessualità, violenza, femminicidio”.
Sarebbe auspicabile anche una tappa molisana: senonoraquando?