Cosa significa oggi, attualizzando il pensiero e l’agire di Adriano
Olivetti, proporre il paradigma della “comunità concreta” a fronte
della scomposizione del lavoro e dei radicali mutamenti produttivi
Sono passati 60 anni dalla scomparsa di Adriano Olivetti. Era il 27
febbraio del 1960 quando l’imprenditore alla guida dell’Olivetti
moriva a 59 anni .
Al di là della vicenda industriale, su cui sono stati scritti
innumerevoli libri, ci appare particolarmente significativo in questo
particolare momento riprendere le fila della testimonianza civile di
Adriano Olivetti, soprattutto nella sua visione di una società capace
di interpretare insieme le esigenze della modernità e
l’approfondimento dei valori del territorio, delle comunità, delle
realtà sociali.
È un percorso che l’Università Popolare di Casa del Popolo,
all’interno dei cicli di seminari sulla storia politica e sociale dal
dopoguerra all’inizio del XXI secolo, vuole tracciare insieme al
ricercatore dell’Università degli Studi di Campobasso, Giuseppe
Iglieri, nel conoscere e approfondire un’esperienza che è stata nel
dopoguerra un segno quasi profetico della possibilità di superare i
percorsi tradizionali delle fabbriche, della produzione,
dell’innovazione.
Un’analisi che parte dai valori fondamentali e che appare molto
significativa perché diviene l’indicazione di un percorso, più che
l’affermazione di una soluzione; un percorso che aiuta a ritrovare il
senso di una partecipazione rispettosa e creativa per riscoprire
nell’unità della persona i cittadini, i lavoratori, i padri e le
madri di famiglia.
Non ci si può nascondere che quella in cui viviamo rischia di diventare
sempre di più la società della dispersione e della frantumazione dei
percorsi di vita. Una società che si affida alla tecnica che diventa un
idolo da servire e non uno strumento per facilitare relazioni sincere.
Una società in cui il dominio della finanza riesce a spezzare le
potenzialità dei fattori di mercato. Una società in cui anche il
territorio diviene un elemento da utilizzare e non la dimensione di un
patto non scritto di solidarietà.
La parola d’ordine di Adriano Olivetti era “comunità”, una parola
che è diventata anche il marchio di fabbrica di molte sue iniziative,
una parola che ha bisogno di essere di nuovo declinata secondo la
complessità di un momento come l’attuale, quanto mai ricco di
contrasti e di difficoltà. Comunità è relazione costruttiva,
accoglienza, rispetto. Comunità è partecipazione, è superamento della
logica del conflitto, è rivedere le logiche dell’impresa, è ridare
alla politica il ruolo costruttivo di facilitatore sociale.