Di Giovanni Minicozzi
Commentatori e opinionisti in apnea nel raccontare i risultati elettorali del referendum confermativo sul taglio dei parlamentari e sull'esito delle elezioni amministrative in regione.
In entrambi i casi l'analisi del voto mi sembra alquanto facile e a nulla serve arrampicarsi sugli specchi.
Nel Molise ha perso il centrodestra con due importanti comuni persi in malo modo. Mi riferisco alle schiaccianti vittorie di Daniele Saia ad Agnone e Carmine Ruscetta a Bojano.
Nel centro matesino si è consumata la Caporetto del presidente del consiglio regionale Salvatore Micone il quale, se avesse un minimo di coerenza politica, dovrebbe lasciare il vertice di Palazzo D'Aimmo.
Non meno violento lo schiaffo subito dal presidente della Regione Donato Toma e dal suo sbandierato quanto inesistente modello Molise, sia a Bojano sia in quel di Agnone.
Incolpevoli i rispettivi candidati di centrodestra Maria Cristina Spina e Agostimo Iannelli - entrambi sostenuti anche dall'eurodeputo Aldo Patriciello - i quali di fatto hanno pagato lo scotto dell'incapacita' di governare la Regione, evidenziata in questi due anni e mezzo di mandato, da parte di Donato Toma e dei suoi discepoli.
In sostanza il voto espresso nei tre centri più importanti chiamati alle urne hanno bocciato entrambi i vertici della politica molisana, ovvero Toma e Micone.
Se dovesse continuare così i due esponenti politici trascinerebbero nel baratro tutti i consiglieri di maggioranza che li sostengono, l'intera coalizione di centrodestra e aprirebbero un'autostrada al centrosinistra o ad altre coalizioni - anche civiche - per le prossime elezioni regionali e politiche.
Alla coalizione di Meloni e Salvini è rimasto solo il comune di Montenero di Bisaccia ma lì ha vinto Simona Contucci la quale risulta essere in perfetta sintonia politica con l'assessore Vincenzo Niro, personaggio distinto e distante da Toma dopo la revoca della delega ai trasporti.
Sul fronte opposto ad Agnone ha perso Andrea Greco ma la sconfitta dei 5 stelle nelle altre regioni risulta essere ben più pesante.
Anche per il l referendum confermativo c'è stato lo zampino del governatore.
Infatti la sua dichiarazione a sostegno del "NO" rilasciata pochi giorni prima della tornata elettorale ha fatto schizzare i "SI" molisani al vertice della graduatoria delle diverse regioni d'Italia.
Intanto nel centrodestra , da tempo dilaniato al suo interno, volano gli stracci tra alcuni personaggi pronti ad arruolarsi tra le fila opposte e coloro che hanno subito in prima persona la cocente sconfitta. Tutti contro tutti!
Gli spifferi provenienti dai Palazzi raccontano di una imminente rivolta di alcuni consiglieri regionali - oggi fedelissimi di Toma - che sarebbero pronti a liberarsi del governatore nel disperato tentativo di non farsi trascinare nel baratro dall'inconsistenza della giunta regionale e per cercare di salvare la faccia con il proprio elettorato nell'improbabile tentativo di essere rieletti.
La resa dei conti sarebbe prevista per il giro di boa di novembre o, al massimo, per la prossima primavera.
Nel frattempo però i molisani stanno imparando a votare e all'orizzonte si annusa il profumo di un cambiamento sostanziale che potrebbe salvare la Regione dal tragico immobilismo e dalla incapacità ampiamente dimostrata da Toma e dai suoi sudditi.