Abruzzo-Molise e anche Lazio. Nuove regioni, proposta choc

L'idea lanciata da Palomba finisce sulla stampa nazionale

redazione
16/07/2012
Attualità
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CONDANNATI A RISPARMIARE. Il consigliere abruzzese Idv, Paolo Palomba, scrive a Monti: “Torniamo al passato e fondiamo le due regioni per ridurre la spesa pubblica”. Il presidente della Giunta Gianni Chiodi: “Non sarebbe sufficiente per avere economie di scala”... Intanto è battaglia aperta tra Chieti e Pescara per l'unificazione delle province
Lunedì, 16 luglio 2012 - 09:35:00

di Vito de Luca

PESCARA - Abruzzo e Molise in un'unica regione. E visto che ci siamo perché no, anche insieme al Lazio. Un'idea choc per creare una macroregione che nasce da due esigenze: spendere meno e amministrare meglio, ma anche e soprattutto fare “massa” per dare al tessuto sociale e imprenditoriale un'orizzonte.

Nell'Italia dei campanili, non bastavano le polemiche accese dalla revisione della spesa, che in Abruzzo potrebbe portare all’accorpamento delle Province di Pescara e di Chieti. Ci si è messo adesso anche Paolo Palomba, un consigliere regionale dell’Idv, che ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, per chiedergli di considerare una fusione tra le regioni di Abruzzo e Molise, “facendole tornare ad essere un’unica Regione, come in passato”.

Lo scopo, secondo il consigliere originario di San Salvo (Ch), sarebbe quello di “ridurre la spesa per gli enti pubblici”. Una faccenda spinosa, tanto da indurre il Presidente della Regione Molise Angelo Michele Iorio, dopo una richiesta di contatto telefonico, a non voler commentare l’iniziativa del consigliere abruzzese. “Si tratta”, ha detto l’addetto stampa di Iorio Michele Simiele, “di una proposta vecchia. Per la fusione delle regioni occorre una legge costituzionale”. In precedenza, tuttavia, sull’argomento Iorio si era già espresso: “Credo siano quindi da rigettare con forza le idee antistoriche di fusioni o ricongiunzioni con regioni limitrofe. Del resto, se altri territori delle regioni confinanti hanno mostrato interesse per un passaggio al Molise, denunciando poca attenzione e marginalità rispetto alle regioni di appartenenza, evidentemente il valore della nostra autonomia e della possibilità che abbiamo di costruire il nostro futuro senza essere zona marginale di realtà più grandi, è ritenuto importante tanto da volerne condividere i benefici”.

Anche il Presidente della Giunta Regionale Abruzzese Gianni Chiodi in precedenza era intervenuto sulla questione: “Sarei una persona adatta, visto che mia madre è molisana. Comunque è vero che le regioni con poca popolazione non possono adottare economie di scala (il rapporto di produzione che esiste tra la dimensione e il costo medio unitario, che è inversamente proporzionale, nda), ma è pur vero che se Abruzzo e Molise si unissero, non raggiungerebbero neanche la soglia minima prevista da una ricerca della Fondazione Agnelli, la quale stabilisce una popolazione di almeno un milione e settecentomila abitanti per poter utilizzare un’economia di scala”.

 

E così qualcuno sussurra di dare un senso alle richieste autonomiste della Ciociaria, scavalcando ogni dubbio e riunificando tutto quello che è a portata di confine. D'altronde le relazioni intense tra Lazio e Abruzzo-Molise nascono dalla storia e dai pendolari che ogni giorni si riversano a Roma. A dare corpo anche le recenti dichiarazioni del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che all'assemblea dell'Anci ha gettato il cuore oltre l'ostacolo: “Come Sindaco di una città che ospita una grande comunità di abruzzesi e come Presidente del consiglio dell’Anci sento il dovere di intervenire sul tema della ricostruzione dei borghi antichi colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009. Il rilancio economico di questi territori passa anche attraverso la ricostruzione, l’adeguamento sismico e il recupero dei centri storici dei piccoli comuni, nella loro interezza – ha continua Alemanno - Il problema delle “seconde case” per i comuni del cratere, a eccezione dell’Aquila, è la principale questione irrisolta, anche alla luce del maxiemendamento che verrà discusso nei prossimi giorni in Parlamento”.

Infine, “I centri storici dell’Abruzzo interno sono oggi la principale risorsa economica dei rispettivi Comuni – spiega il Sindaco di Roma - Non possiamo permettere che la ricostruzione si realizzi “a macchie”, escludendo, per i piccoli borghi, le abitazioni appartenenti a un unico proprietario non residente, che costituiscono un importante patrimonio artistico e culturale e che altrimenti sono destinati a diventare ruderi, se non oggetto di speculazione edilizia. Le abitazioni dei centri storici sono comunque un bene da tutelare e, se possibile, da valorizzare”.

Ma torniamo in Abruzzo. Per l’unione delle Province di Pescara e Chieti, l’altra querelle in corso, l’antica rivalità tra le due città nei giorni scorsi si era materializzata con uno scambio di battute tra il Presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio e il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia. “Il capoluogo sarà inevitabilmente Chieti, che ha una storia più lunga di capoluogo di Provincia, oltre che una tradizione di città degli uffici. La vocazione di Pescara è storicamente diversa: città del commercio soprattutto”, aveva detto il primo, suscitando la piccata risposta del primo cittadino della città adriatica: “Sono errate le premesse da cui parte l’amico Di Giuseppantonio quando dice che Chieti diventerà naturalmente il capoluogo della nuova Provincia Pescara-Chieti perché ha una storia più lunga di capoluogo di Provincia, oltre che una tradizione di città degli uffici. Gli consiglio di leggere”, ha aggiunto Albore Mascia, riferendosi ad una pubblicazione di uno storico locale, Licio Di Biase, “il libro La Grande Storia di Pescara-Castellamare. Dalle origini al XX secolo”.

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