Il ritorno alla casa del Padre di Padre Aldo. Paolo Porrone: "Un capo carismatico oltre che un umile monaco"

Paolo Porrone
28/10/2022
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Ho nella mente ancora l’eco della ultima telefonata intercorsa tra me e Padre Aldo, in cui gli spiegavo chi fossi e se mi avesse riconosciuto.

Mi rispose con la sua leggiadra dialettica che si ricordava perfettamente di me ed aggiunse che io ero sempre stato interessato alle cose importanti. Lusingato da tale affermazione, mostrai commozione sentendo la sua voce rock che il tempo non aveva scalfito.

Per lui le cose rilevanti erano i libri di Tolstoj, di Dostoevskij, ma soprattutto l’educazione dei giovani.

Come una magia, alla notizia ferale del suo ritorno alla casa del Padre ripenso all’incontro, quando sapeva di dover andare via da Agnone, la città che lo aveva adottato ed eletto a leader, allorché venne a casa mia, consegnandomi la fotografia della mia partecipazione al Presepe vivente del 1978, ove lui mi volle protagonista, pur essendo io un ragazzino.

Come in un sogno mi torna alla memoria il suo sguardo intenso, penetrante, quanto tormentandosi la folta barba con le dita, esprimeva la sua meditazione per concepire sempre idee originali e brillanti.

Geniale fu l’idea di reiventarsi una rappresentazione della natività, i cui testi, scritti da lui, avevano già il sapore di moderno, ove univa la musica e le parti cantate a quelle recitate in un connubio rivoluzionario come la sua personalità.

Uno skill  ,il suo, sempre al disopra delle righe, sempre borderline, che esprimeva, però , una spiritualità ridondante, coinvolgente, universale; un profilo esuberante, sublimato nel saio francescano.

I suoi  ghigni ironici, facevano tremare le mura della falsità e del perbenismo.

La sua esplosività si materializza nell’ immaginario della mia memoria, in episodi gustosi che rappresentano delle chicche nella storia agnonese.

Lo rivedo alla “Balza del sole” tempio ludico di preghiera, di spensieratezza,  allorché con la forza che gli era consona, sferra uno schiaffo vigoroso all’amico Peppino Di Ciocco, il quale già dotato di un fisico imponente sin dall’adolescenza, reagisce in una vera e propria lotta, dopo una convulsa partita a scacchi, in cui Padre Aldo non aveva accettato la sconfitta… Ma dopo 5 minuti era pace e serenità, che diffondeva ovunque.

Oppure quando passando nei pressi del bar legionario ad Agnone, diede un altro schiaffo ad un ragazzo che aveva bestemmiato, in un momento di rabbia; ma a Padre Aldo veniva concesso tutto, soprattutto, quando si trattava di educare le anime in crescita.

Singolare quando faceva, persino, l’arbitro di calcio nei tornei interni, in nome di una poliedricità senza limiti e laddove si sapeva imporre con determinazione.

Ricordo sempre alla “Balza del Sole” i volti serafici, come il complesso musicale di successo che aveva creato, dei miei amici, anche quelli più grandi di me, mentre sorridono, giocano e pregano nella contagiosa armonia giovanile, di cui vanno alla ricerca oggi i giovanissimi, che non sanno dove trovare convivialità, perché mancano luoghi di pregio come quello indicato.

In quei luoghi, come in quelli della GIFRA , della Gioventù francescana, sono nate le grandi personalità di Agnone e non , Ingegneri, Avvocati, Managers, Docenti,  politici, artigiani, operai,  animati da spirito di sacrificio, talento  ed abnegazione, che erano le componenti magiche della Dottrina di Padre Aldo!

Come omettere l’episodio delle gite da lui organizzate, ad es. a Vieste quando alla fine del pranzo al sacco, un ragazzo disse che voleva un dolce: presto fatto; Padre Aldo entrò in una pasticceria e con la sua abilità si fece regalare una torta, al motto di “la Pace sia con te e che Dio ti benedica”, tra lo sgomento e l’incredulità del proprietario.

Fantasmagoriche le messe “Beat” organizzate da lui nella chiesa dei Padri Cappuccini, ove egli fu il primo a consentire l’accesso a gruppi musicali, in ritmi e melodie olistiche, che ancora mi rimbombano nella mente.

Nel giorno di Natale egli coinvolgeva tutti i ragazzi ed i giovani per organizzare delle visite negli ospedali e le case di cura, a portare non solo la parola del Vangelo, ma un pizzico di allegria e di sostegno.

Natali, dunque, trascorsi fuori casa, ma con la soddisfazione di portare conforto, laddove ci fosse sofferenza.

Fu lui il primo a portare ad Agnone dei cantanti famosi, dato il feeling che egli aveva con gli agenti degli stessi, i quali in occasione della Festa di Maria Santissima di Costantinopoli gli concedevano gratis il cantante di turno.

Fu sempre lui il primo a portare nomi di spicco nei ” Mak Pi 100” e nelle “Fieste” Agnonesi.

Risalendo il tempo lo vedo ancora mentre scende giù dal convento con il giubbotto di pelle, le scarpe da ginnastica ed il jeans e gioca con noi a ping- pong e a bigliardino.

Padre Aldo, un intellettuale finissimo, oltre che un frate ispirato; le sue omelie sono dei cimeli nel Karma dei suoi fedeli. Nelle stesse era capace di lanciare battute al vetriolo, oltre che messaggi evangelici di alto profilo canonico.

Andò via senza dire nulla, per non avere rimpianti confidandolo solo al suo amico fedele, l’affettuoso custode del cimitero, perché egli amava le persone semplici.

La sua partenza da Agnone, lasciò lo stesso stupore della dipartita di oggi, fu la fine di un’epoca.

Il dolore di oggi è simile a quello di ieri, inasprito dalla fuga dei Monaci dal Convento di Agnone, per il quale Padre Aldo aveva dato tutto se stesso.

Vulcanico, irascibile, istrionico, affettuoso, un uomo probo……solare, anticonformista, come San Francesco. 

Non potremo mai dimenticare che trai “rivoltosi” che, giustamente, all’epoca protestavano contro la chiusura di vari Uffici importanti ad Agnone c’era lui…..in prima linea. Lo vedo ancora che si agita tra le fiamme delle gomme accese per protesta; non si fermava di fronte a nulla, nemmeno a fronte dell’interessamento della giustizia penale, in virtù del rifiuto della sottomissione ai poteri forti!

Un capo carismatico oltre che un umile monaco…. Sono certo che Padre Aldo ,se fosse rimasto ad Agnone non avrebbe mai accettato supinamente il ridimensionamento dell’Ospedale indigeno, ribellandosi, come aveva sempre fatto, ai soprusi ed alle ingiustizie umane.

Il Monaco “hippy”, dunque, ci lascia ma il suo testamento d’amore per la sua Atene del Sannio,  lassù farà ancora più rumore, permettendogli di  abiurare la mediocrità con il suo sorriso beffardo e raggiungere, dall’urna dei forti , con la sua bicicletta, il trono supremo nel Paradiso dei Grandi.

Con immensa gratitudine

Paolo Porrone

 

 

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