L'UNIONE FA IL REATO
In un futuro dispotico ipotizzato da Steven Spielberg (Minority Report) i reati venivano impediti prima che accadessero, arrestando così i “potenziali colpevoli. In questo modo non veniva punito il fatto (che non avviene), bensì l'intenzione di compierlo e che porterebbe a concretizzarlo. Il delitto di “invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica” ribattezzato anti-rave, è riuscito a superare la fantascienza.
Il decreto ha poco a che vedere con la questione rave-party e va ad attaccare la libertà di manifestare e dissentire. Un passaggio del decreto è particolarmente preoccupante quello in cui dall’occupazione di terreni o edifici “può derivare un pericolo per l’ordine pubblico”. In sostanza si sta dichiarando pericoloso qualcosa che attende ancora di essere dimostrato come tale. Nel nostro ordinamento non può esserci un reato se non è chiaro quale sia il bene giuridico da tutelare.
Qualcuno potrà obiettare: ma il bene da tutelare è l’ordine pubblico, la sicurezza pubblica. Si ok, ma questa vaghezza non può essere opposta alla libertà di riunione del cittadino (art. 17 della Costituzione).
Stiamo parlando di questo, di uno dei pilastri del nostro ordinamento democratico. Ricordo che le riunioni in luogo pubblico o aperto al pubblico non richiedano autorizzazione, ma solo preavviso all’autorità competente: la quale può vietarle solo “per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”. Comprovati, non presunti.
La vaghezza si apre all’arbitrio più assoluto. In questo caso all’arbitrio dei prefetti ovvero del governo. Potranno, dunque, essere incriminati per questa nuova fattispecie di reato e rischiare quindi la reclusione da tre a sei anni le persone che organizzano e partecipano a qualsiasi manifestazione per la quale venga ipotizzato (dai prefetti) un pericolo per l'ordine pubblico.
Liceali, universitari o operari di fabbrica che
manifestano esprimendo il loro dissenso rischiano di vedersi imputati questo reato. Si ipotizzano già modifiche al testo, ma il decreto va semplicemente
ritirato.
Questo decreto è un messaggio politico, il biglietto da visita di questo governo. Ci saremo tutti aspettati che il primo intervento sarebbe stato contro il caro-bollette o sul contrasto all’inflazione, invece si è scelto proprio questo.
Non è un aspetto secondario.
È una scelta identitaria, una identità illiberale che dietro la promessa di maggiore sicurezza e protezione nasconde sempre solo maggiori restrizioni.
Vittorino Facciolla