Musica e parole
Il giorno della Befana presso il prestigioso ed antico Palazzo Ducale di Poggio Sannita, è andata in onda la
VI edizione di musica e parole, un cult inventato da Tiberio Larocca, basato sulla recitazione di poesie e prose da parte di poeti locali,
sostenuto da canti e musiche tradizionali.
Quest’anno questa speciale edizione è stata caratterizzata dalla presenza di Domenico Meo, il vate della cultura poetica agnonese e molisana, un mostro sacro, ormai, delle tradizioni, usi e costumi del Molise ed, in particolare, di Agnone, che in questi anni ha dedicato tantissimo tempo a detto studio, profondendo il meglio di se stesso.

Poeta, dunque, ma, anche e soprattutto studioso, che ha sciorinato il meglio del suo repertorio, donando, peraltro, il suo vocabolario in vernacolo Agnonese ed un libretto sulle origini e sul delinerarsi della ndocciata, manifestazione, ormai, riconosciuta a livello nazionale dell’Atene del Sannio, a tutti i presenti.
Una menzione ad uno dei poeti partecipanti va a Paolo Porrone, per la sua versatilità sia in dialetto poggese, che agnonese, che in lingua; uno stile di getto, libero, il suo, non basato su rime o assonanze “baciate”, se non quelle derivanti dalla propria sensibilità, con poesie sulla povertà, sull’amore anche per la propria terra, (su tutte la sua “Core de ndocce” ed ironiche come “La santarella” ) sulla base delle eterogenee esperienze artistiche, maturate nel corso degli anni.
Il mattatore, come sempre è stato Tiberio Larocca, il quale ha offerto spunti interessanti afferenti ad una poetica spontanea con riferimenti al proprio paese d’origine (“Addò ze nasce ) ed al vino poggese (memorabile la sua “le pellone”), mostrando la sua faraonica verve dialettale, che lo ha portato, lo possiamo dire, senza peccale di parzialità, ad essere tra i migliori a livello nazionale, con oltre 100 premi vinti, nella sua luminosa carriera.

Il suo contributo a detta manifestazione lo ha fornito senza dubbio anche Guido Mancini (“allievo” di Domenico Meo), con feedback molto interessanti in dialetto caccavonese, che con il suo approccio semplice, ha illuminato la platea con contributi poetici, che hanno toccato l’animo dei presenti.
Tra i presenti spiccava l’artista Fabio Verdone, che ha apprezzato la manifestazione e che, in un recente passato ha fatto dono al Palazzo Ducale di Poggio Sannita delle sue sculture!
La serata si è conclusa con dediche poetiche di Larocca e Porrone a persone che, in questi anni ci hanno lasciato, non senza rimpianti.
Peccato per l’assenza forzata del Sindaco di Poggio Sannita, il dr. Pino Orlando e dell’ispirato poeta Marco Butiniello, per influenze di stagione.
Le Istituzioni poggesi, però, hanno visto la loro espressione egualmente rappresentativa nel dinamico ed empatico Tonino Amicone, Vice Sindaco, che con parole efficaci, ha
esaltato le performances dei poeti, per un evento ormai caratterizzante di Poggio Sannita; l’intervento, invece dell’Insegnante ed Assessore all’Istruzione, l’eclettica Lucietta Amicone ha ribadito l’importanza dell’unione e della compattezza dei Poggesi, a cui bisogna sempre anelare e della cultura tradizionale alla base di ogni sinergia indigena.
Relativamente alla parte musicale, un particolare apprezzamento va all’impareggiabile Ottavio Sabatino, mentre per la parte tecnica, all’originale Giuliano Moavro, che ha mostrato una expertise, senza pari, nel gestire le poesie con arguti sottofondi musicali, facendo leva su un’attrezzatura tecnica di primordine.
Il tutto, come nella tradizione Caccavonese si è concluso nel delirio dell’allegria dei canti suffragati da un bicchiere di buon vino accompagnato da panettoni fatti in casa e da grande senso di ospitalità, per ribadire un assunto fondamentale : “Caccavone c’è ! “