Sanità scarica: i pazienti devono portarsi da casa le batterie per gli strumenti

Francesco Bottone
03/12/2012
Storia
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Il professor Monti lo ha detto chiaro e tondo nei giorni scorsi, la sostenibilità del servizio sanitario nazionale è in forse. Stiamo parlando del diritto alla salute, di cui si parla pomposamente su quello straccio che è diventata la costituzione repubblicana. Che non ci fossero più soldi per la sanità è noto da tempo. Per le indennità, le feste, le abbuffate e le puttane dei politici si trovano, ma per la sanità no. Ad Agnone, ad esempio, in quel che rimane dell'ospedale "Caracciolo", un piccolo ma prezioso apparecchio, l'holter pressorio, che serve a monitorare la pressione dei pazienti nell'arco delle ventiquattro ore, è rotto da mesi. Chiunque abbia bisogno di quella apparecchiatura e si rivolga al "Caracciolo" viene dirottato altrove, verso altri ospedali, con tutto ciò che ne consegue in termini di disagi e perdite di tempo. Ma se Atene piange, Sparta non ride. I pazienti dell'Alto Vastese che hanno necessità dell'holter pressorio, dal "Caracciolo" vengono gentilmente dirottati, sovente, verso l'ospedale di Atessa. Lì, nel vicino Abruzzo, dove la sanità funziona, l'holter ce l'hanno, però... perché c'è sempre un però: i pazienti devono portarsi da casa le batterie per far funzionare lo strumento. Non è uno scherzo. Il personale sanitario atessano, imbarazzato, chiede ai pazienti di acquistare due pile stilo da 1,5 V, pochi euro di spesa, per il funzionamento dell'holter pressorio. Queste cose, che succedono nei piccoli ospedali di provincia, Monti, il professore calato sulla poltrona di premier da quel vecchio comunista che occupa il Quirinale, nemmeno può immaginarle. Lui, Monti, parla di sostenibilità futura del sistema sanitario nazionale, in Molise intanto mancano i soldi per far riparare un holter pressorio e in Abruzzo addirittura mancano pochi spiccioli per le batterie. Siamo alla farsa. Professor Monti, ma di cosa viene a parlarci? Almeno abbia la decenza di tacere.

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