Il Parco letterario e del paesaggio “Francesco Jovine” celebra il maggiore scrittore molisano del novecento nelle due giornate del Convegno a Guardialfiera e Agnone. Un itinerario emozionale che si sviluppa da Guardialfiera, con la sua casa natale - “In questa casa il 9 ottobre 1902 nacque Francesco Jovine, che la sua vita di scrittore dedicò alla terra molisana, all’amore della libertà ed al progresso civile e umano/ delle sue genti laboriose” - e i luoghi che hanno ispirato le sue opere, fino ad Agnone e a tutte quelle zone corrispondenti ad una comune identità territoriale e socio culturale.
E così il principale motivo conduttore dell’opera joviniana, che il presente Convegno intende appunto riprendere ed evidenziare, consiste nell’appassionata descrizione della realtà contadina molisana: le parole, i gesti, le case, le tradizioni, il duro lavoro dei campi, le sofferenze e le ingiustizie. Il tutto calato in luoghi ben precisi, spesso volutamente riconoscibili. Per questo il Parco si sviluppa sui due principali centri logistici, che sono appunto Guardialfiera, paese di nascita di Jovine, e Agnone, citata dall’autore nel suo “Viaggio nel Molise”, cittadina ricca di storia e tradizioni culturali, definita non a caso da Francesco D’Ovidio “L’Atene del Sannio”. Per poi estendersi ad altre zone del Molise, che siano o meno citate dall’autore, depositarie comunque di un’unica identità socio-culturale e ambientale
. Ecco allora che il Convegno internazionale Francesco Jovine “Un uomo senza tempo”, che abbiamo voluto fortemente realizzare per celebrare l’Autore, uno dei maggiori esponenti del neorealismo italiano, coinvolgerà alcuni tra i maggiori studiosi della sua opera. Toccando così gli aspetti più salienti della sua vita e della sua scrittura, dalla storia molisana e nazionale alla società contadina, dalla scuola alla sua formazione gramsciana, fino all’impegno politico e sociale che lo ha sempre caratterizzato. Per una consapevole rivisitazione dei suoi scritti e del suo amore per la terra natia, sempre presente nelle vicende dei suoi personaggi, e del suo ruolo di primo piano negli anni sofferti e rivoluzionari al tempo stesso del neorealismo
. Nel ringraziare i relatori e le istituzioni che hanno permesso tutto ciò, siamo convinti che queste due giornate di studi saranno dunque per tutti motivo di orgoglio e fiducia nello sviluppo culturale e turistico del Molise tutto, nel nome di Francesco Jovine e di tutto ciò che ha rappresentato e rappresenta. Gli scenari, i luoghi, i personaggi che caratterizzano l’opera letteraria di Francesco Jovine. “Il tempo pareva volesse benedire il viaggio di Don Matteo. Era spuntato il sole sulla neve. Il cielo, sgombro di nuvole fino ai limiti dell’orizzonte, era cristallino e lieto; la campagna era senza vapori, era appena macchiata dai tronchi degli alberi e dalle mura grigie delle masserie. Ma giù verso la terra di Puglia, oltre Monte Nevoso, non c’erano che rade chiazze di bianco, che il sole ora nascente avrebbe cancellato. Dopo una scesa piuttosto ripida che conduceva al fiume, c’era un lungo tratto pianeggiante che arrivava fino alle falde di Monte Peloso. Egli decise di camminare ancora: un po’ per riscaldarsi un po’ per il piacere del moto con un tempo così gradevole. Don Girolamo seguiva soffiando dalle froge la sua umida indiscrezione sul collo di Don Matteo, il quale guardava l’orizzonte alla marina dorato dei primi raggi del sole nascente, che montava verso l’alto facendo più profondo e luminoso il cielo; udiva tra le siepi cariche di neve il pigolio gentile dei passeri; da una masseria gli giunse il mansueto belare di pecore: Don Matteo camminava rapido e sorrideva ai suoi pensieri che erano gai e quieti come la mattina… (Signora Ava, Einaudi, Torino 1990, Pag. 98-100) “All’alba si sparsero per i campi.
Erano arrivati anche una cinquantina di contadini di Pietrafolca che Luca aveva fatti avvertire durante la notte. Il cielo aveva nuvole alte che andavano rapidamente verso il sud. Il solicello di novembre faceva fumigare blandamente la terra. Gli uomini spargevano il seme attingendolo dalle sacche annodate alla cintola; le donne sarchiavano con minuto, rapido zappettio per seppellire i chicchi. Luca girava per i campi e gli uomini dicevano - buongiorno - ; le donne esclamavano – è Luca - , e gli facevano un sorriso”. (Le terre del Sacramento, Einaudi, Torino 1974, Pag. 245) “Il vagoncino carico di legna anzi decide di trascinarselo dietro: e all’inizio, con un declivio dolce e rettilineo lo fa senza troppa fatica; ma poi via via che monta, le ruote cominciano un diverbio sibilante con i binari. A mano a mano che si sale l’ira cresce e tra le ruote e la linea la lite si fa aspra, sono sberleffi, singulti, ruggiti.
I binari hanno sgropponate improvvise e il treno si impenna, caracolla, beccheggia e rulla; ha un moto combinato di brigantino nella tempesta e di cavallo brado. Poi, ad un tratto, s’acquieta, ha la buona grazia di farci ammirare questo bellissimo bosco di abeti, profondo, sterminato e salutare, questi tre denti immani di roccia che annunziano Pietrabbondante. Di qui si vede tutta la vallata del Verrino, ampia, austera, solitaria, a boschi, a macchie, a burroni, a botri. Terra varia, tormentata da rocce, da valloni, da frane, ma tutta coltivata con una sapienza antica; quella stessa che conoscevano i Sanniti che qui ebbero forse il centro più cospicuo della loro civiltà. Il treno.
Ora contento della fatica già compiuta, si è addolcito e canta nelle curve strettissime con acuti metallici, in quelle più ampie con tonalità gravi e lente da canto liturgico… Ma ora rimontato il costone, la strada si svolge in volute più ampie ed arriviamo ad Agnone con un ritmo riposante da diligenza”. (Viaggio nel Molise, Ed. Marinelli, Isernia 1976, Pag. 41-44) “… Il cafone sapeva che tra i due padroni, il duca o il marchese che abitavano a Napoli o a Palermo e che conoscevano appena l’ubicazione delle loro terre, e l’avvocato, il notaio, l’usuraio locale che avevano tutto l’impeto e l’avidità di una classe nuova in progresso, che lesinava invece di sperperare, che conosceva il valore del denaro che era la sua unica arma di dominio, preferiva il duca e il marchese. (Viaggio nel Molise, Ed. Marinelli, Isernia 1976, pag. 118-119)
Guardialfiera, giovedì 20 aprile Sala G. Conedera Le origini, il paesaggio e l’amore per la terra e per la scuola.

Ore 09,30: Lino Rufo esegue l’Inno del Parco Saluto di Itala Trolio, che modera l’intera giornata. Introduce i lavori Vincenzo Di Sabato, dando poi la parola al Sindaco Vincenzo Tozzi
Ore 10,00: Maurizio Varriano (Presidente del Parco) Stanislao de Marsanich (Presidente dei Parchi Letterari nazionali). Saluti di: Vincenzo Cotugno, Assessore Regionale alla Cultura Luca Brunese, Rettore dell’UNIMOL Anna Paola Sabatini, Dirigente Scolastico Regionale del Molise Antonio Tomassone (rappresentante della Consulta dei Sindaci).
Ore 10,40: Relazioni scientifiche a cura di: Francesco d’Episcopo: già docente di Letteratura italiana presso Università di Napoli “Federico II” Per una nuova critica su Francesco Jovine Alberto Barausse Docente di Storia della scuola e delle istituzioni educative presso l’Università del Molise L’itinerario professionale come insegnante e dirigente nella scuola del regime Annarita Pilla Insegnante della scuola Primaria “Giovanni Paolo II. C. Schweitzer” di Termoli Jovine pubblicista scolastico e scrittore per l’infanzia Maria Stella Rossi Scrittrice e giornalista La poetica dello Sguardo in Francesco Jovine e in Lina Pietravalle. Sulle tracce visive di un Molise cercato, vissuto, teorizzato

Ore 13,00: pausa buffet
Ore 16,00: Antonio Mucciaccio Dirigente scolastico Francesco Jovine e la vera storia delle terre del Sacramento Rossano Pazzagli Docente di storia del territorio e dell’ambiente presso Università del Molise Paesaggi contadini. L’Italia rurale in mezzo al novecento Alberto Sana Dottore di ricerca in teoria e analisi del testo, docente di lettere presso il liceo classico “Simone Weil” di Treviglio (BG) Il soggiorno africano di Francesco Jovine e ‘Le terre del Sacramento’
Ore 18,00: Fausto delle Terre del Sacramento. Proiezione del cortometraggio Gocce di Simone D’Angelo
Agnone, venerdì 21 aprile Teatro Italo Argentino Le origini, il paesaggio e l’amore per la terra e per la scuola.
Ore 09,30: Lino Rufo esegue l’Inno del Parco Saluto di Gina Di Pietro, che modera l’intera giornata. Introduce i lavori Francesco Paolo Tanzj, dando poi la parola al Sindaco Daniele Saia
Ore 10,00: Maurizio Varriano (Presidente del Parco) Stanislao de Marsanich (Presidente dei Parchi Letterari nazionali). Saluti di: Vincenzo Cotugno, Assessore Regionale alla Cultura Luca Brunese, Rettore dell’UNIMOL Anna Paola Sabatini, Dirigente Scolastico Regionale del Molise Antonio Tomassone (rappresentante della Consulta dei Sindaci).
Ore 10,40: Relazioni scientifiche a cura di Gioconda Marinelli Saggista e scrittrice Francesco Jovine, uno scrittore necessario Jean-Pierre Pisetta Professeur honoraire d’italien de l’Université libre de Bruxelles Berlue, romanzo ripudiato o dimenticato?: Sebastiano Martelli Università di Salerno Jovine e il canone della letteratura italiana del Novecento: proposte per una revisione critica
Ore 13,00: pausa buffet
Ore 16,00: Angelo Piemontese Saggista e studioso della narrativa italiana del ’900 Francesco Jovine e la questione meridionale vista in una prospet