Il dataroom di Gabanelli non ha rivelato niente che non fosse noto. La politica, già nella campagna elettorale per le regionali, aveva parlato dei rischi che correva l'autonomia regionale.
Tuttavia, i dati divulgati dalla Gabanelli essendo "dati medi" (pollo di Trilussa) , non descrivono in modo puntuale la complessa realtà molisana.
Il Molise non è un'entità socio-economica omogenea ( a molti sfugge ), ma è costituita da due macrozone molto differenti per quanto riguarda la qualità della vita. C' è una area "regionecentrica" che è appena sfiorata dallo spopolamento , concentra il potere di decisione e la popolazione residente beneficia, a vario grado, delle ricadute del bilancio regionale o di una economia industriale e dei servizi significativa, per cui il livello di vita è in linea con le altre aree dell' Italia centrale.
La restante parte della regione (L' ALTRO MOLISE ) è rappresentata per lo più dai piccoli paesi delle aree interne che si vanno sempre più configurando come "residenze diffuse per anziani", dove il disagio rischia di diventare pandemico
Il dibattito acceso - che a tratti ha dato la sensazione di avvenire tra "sordi " seguito alla pubblicazione del dataroom e all'iniziativa del comitato per il ricongiungimento con l'Abruzzo ha risentito in modo evidente di detta asimmetria ( il sazio non crede al digiuno).
La politica, compresa quella a livello locale, se vuole salvare l'autonomia , non ha altra via che agire rapidamente (le risorse non mancano ) per riportare la vivibilità delle zone interne entro limiti accettabili ( le vicissitudini della strada Fresilia è uno degli esempi, che, più di ogni discorso , testimoniano i ritardi della politica nel risolvere i problemi dell' ALTRO MOLISE .
Lo sviluppo disomogeneo di un territorio con una popolazione inferiore a 300.000 abitanti è una contraddizione in termini dell'autonomia regionale , per cui il riequilibrio territoriale non può che essere la priorità per l'intera classe dirigente molisana.
Difendere l'autonomia (credo che non ci siano molisani contrari a prescindere ) "restando fermi" e/o negando l'evidenza è illusorio, finirebbe solo per ingrossare le file di chi sospetta che la difesa dell'autonomia è una strategia che utilizza "principi e valori" per preservare uno spudorato stato di privilegio di alcuni a danno di altri, con il conseguente rischio di accelerare quel processo di disgregazione regionale che si vuole evitare.
Buon lavoro
Giovanni Amicone ( amicone.giovanni@virgilio.it) Poggio Sannita 24.04.2024