Poesia e vino, Tiberio La Rocca sul podio

redazione
18/03/2013
Attualità
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Poesie per sua maestà il vino riletto nella sua accezione goliardica, di elemento che scalda la compagnia e accende lo sberleffo, l'ironia, il piacere dell'avventura. Con questa chiave di lettura l'Amministrazione comunale di Tollo ha lanciato la prima edizione del concorso di poesia Città di Tollo "Il sapore goliardico del vino” Il premio si proponeva di dare alla poesia un taglio ironico e satirico, adatto appunto a quello che è il tema del vino inteso come elemento di convivialità. Vincitore del primo premio nella sezione della poesia in vernacolo è risultato Tiberio La Rocca di Poggio Sannita.
Chi nasce a Poggio Sannita – l’antica Caccavone – ha senza dubbio un rapporto particolare con il vino, uno dei prodotti che maggiormente connotano il paese.  Anche la cultura poggese, in particolar modo la poesia dialettale ha subito ed ancora subisce l’influenza del vino. Diversi autori poggesi, sia vecchi che nuovi hanno, infatti, dedicato versi al cd. nettare degli dei. Tra essi Tiberio La Rocca vincitore del concorso con una composizione dal titolo “LE PELLONE”. Si tratta  di una poesia che descrive in maniera minuziosa i vari tipi di “pelle” ovverosia, la sbornia. Reduce dalla vittoria ottenuta al concorso nazionale di poesia Rivalto – Roberto Magni nella sezione in dialetto, l’autore ha dedicato a questa tematica diverse composizioni, ed è uno degli ideatori ed organizzatori della manifestazione “DiVino scrivere e cantare” che si tiene nel periodo natalizio ed è giunta alla 4° edizione. Va anche ricordato poi che, fino a pochi anni fa, a Poggio Sannita si teneva  la festa dell’uva, una manifestazione molto seguita ed apprezzata. Questa la sua dichiarazione “la vittoria mi riempie di gioia, per un caccavonese  associare il suo nome ad un concorso dedicato al vino è senza alcun dubbio una grande soddisfazione. L’auspicio è che la vittoria serva a promuovere ancora maggiore interesse verso la cultura poggese in generale e la poesia dialettale in particolare. I versi che seguono, tratti dalla poesia “Ne munne senza vine” descrivono esattamente il connubio tra il vino ed i Caccavonesi:
“Se ze fenisse l’acca a ccuste munne, ngò mode certamende ze facera/ ma n-zia mè a fenì fosse le vine..parecchia iende crè ca z’accedera….”

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