I sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Cisal) continuano a fare pressioni sulla vertenza Unilever, poiché non hanno ancora ricevuto la firma definitiva da parte di Invitalia per avviare la riconversione dello stabilimento di Pozzilli, nonostante l'accordo tra Seri Industrial e Unilever sia stato raggiunto ormai da venti giorni.
I circa 60 lavoratori, in cassa integrazione da quasi quattro anni, sono in attesa di risposte, mentre i sindacati lamentano il continuo rinvio della situazione. Per sollecitare una risposta, oggi hanno organizzato una "passeggiata" simbolica ad Agnone, chiedendo a Invitalia di agire rapidamente affinché i molisani possano finalmente sperare in un futuro più sereno. Durante l'iniziativa, una delegazione di lavoratori ha incontrato l'assessore alle attività produttive, Andrea Di Lucente, a cui hanno chiesto maggiore chiarezza riguardo ai problemi interni alla gestione del sito e sulle eventuali divergenze tra Unilever e Seri Industrial. L'incertezza continua a pesare sui lavoratori, che aspettano risposte concrete dopo anni di promesse.
Abbiamo intervistato Carlo Scarati, segretario regionale UIL TEC, guarda intervista
che ci ha parlato dell'incontro con l'assessore Di Lucente. Scarati ha dichiarato: "Siamo venuti a Agnone perché questo progetto è arrivato al collo di bottiglia. Ad Agnone, perché il presidente di Invitalia, Rocco Sabelli, è di Agnone, quindi appartiene alla nostra stessa terra, e gli chiediamo di credere nella sua terra. Tutti ci dicono che è tutto a posto, dal ministero alle dichiarazioni dell'assessore Di Lucente, ma la firma di Invitalia non arriva. Invitalia deve decidere se firmare il progetto oppure no, e può anche decidere di dire di no, ma i lavoratori, dopo quattro anni, non possono rimanere appesi ad un filo."
“E a questo punto, conclude, se fosse un diniego, ci dovranno spiegare perché per quattro anni sono stati spesi soldi pubblici con la cassa integrazione in un progetto nel quale non credevano. In tal caso, ci rivolgeremo alla Corte dei Conti. Comunque, continuiamo a credere nel progetto e in una conclusione positiva, non solo per i 60 lavoratori direttamente coinvolti, ma anche per gli altri posti di lavoro che verrebbero creati nell'indotto. Chiederemo in tempi brevi un incontro al ministero con tutti i soggetti coinvolti ”