“Nel dubbio, fate come mamma!” – Intervista ad Antonio Sinibaldi, autore del libro che è già un abbraccio di parole
Un padre, due figli, quaranta capitoli. Un libro nato quasi per urgenza emotiva, che diventa un lascito d'amore, un testamento affettivo, un abbraccio scritto da conservare sul comodino. Antonio Sinibaldi ha raccolto in “Nel dubbio, fate come mamma!” la voce più profonda del suo essere padre. E ce l’ha donata con ironia, sincerità e commozione. Lo abbiamo intervistato per capire com’è nato questo libro e cosa spera arrivi ai lettori.

Antonio, come nasce l’idea del libro?
Nasce in silenzio, dentro di me, in quel luogo dove le parole non si dicono ma si sentono. È nato osservando i miei figli crescere, cambiare, diventare ogni giorno più forti e più indipendenti e, al tempo stesso, sentendo dentro di me il bisogno di lasciare qualcosa che potesse accompagnarli, anche quando un giorno non potrò più farlo con la mia voce. Quando, l’estate scorsa, è venuto a mancare mio padre ho avuto paura, paura di non essere stato presente con i miei figli quanto dovevo, di non avergli insegnato a fare delle cose che, anche io per pigrizia e perché sono sempre in giro per lavoro, non mi sono fatto insegnare da mio padre.
Il titolo è molto originale: “Nel dubbio, fate come mamma!”. Come è nato?
È nato con un sorriso, ma contiene una verità enorme. Nelle mie lunghe assenze, loro sono cresciuti con Giovanna e, quindi, è quasi normale che facciano le cose che le ha insegnato lei. In casa nostra, quando ci si trovava davanti a un dilemma, la risposta è sempre la stessa: “Nel dubbio, fate come mamma”. Perché lei ha il cuore lucido e i piedi per terra. Io, spesso, ho il cuore in subbuglio e la testa tra le nuvole. Ma poi, nel sottotitolo, ho aggiunto: “Ma ogni tanto, anche come papà…” Perché anche noi padri, con i nostri silenzi e i nostri goffi tentativi, lasciamo tracce. E questo libro vuole essere pieno di quelle tracce.
Cosa troviamo tra le pagine?
Troviamo la mia vita. I miei sbagli, i miei tentativi, i miei consigli. Troviamo le parole che non ho detto abbastanza e quelle che, magari, un giorno, i miei figli, avranno bisogno di rileggere. Ci sono dialoghi immaginari, scene vere, risate, lacrime, cioccolato, raccolta differenziata fatta male, amore fatto bene e… tutto quello che in una famiglia accade davvero. Ora, ad esempio, ho dovuto imparare a pulire la caldaia, a rimettere la legna, a cambiare una lampadina… cose che prima non mi sognavo di fare perché “Tanto c’è papà che le fa…” e, naturalmente, non le ho imparate a fare.
A chi è rivolto questo libro?
L’ho scritto per Francesca ed Enzo, i miei figli. Ma in realtà è per tutti. Per chi è genitore e per chi è figlio. Per chi vuole regalare qualcosa che resti, per chi ha paura di non riuscire a dire le cose nel modo giusto. È un libro che non pretende di insegnare nulla, ma forse fa sentire meno soli. Nei 40 capitoli ho scritto tante cose, molte fanno ridere, molte fanno piangere. Il libro è disponibile su Amazon.
Quali sono i primi riscontri?
Meravigliosi. C’è chi mi ha scritto in privato per dirmi “ho pianto, ma ho sorriso”, chi ha detto che lo ha letto con il proprio figlio accanto, chi lo ha regalato al papà, alla mamma, ai figli. L’altra sera, ad esempio, sono tornato a casa dopo tre giorni di corsi e ho trovato mia figlia sul divano con fazzoletti sparsi, una tavoletta di cioccolata, un bicchiere di acqua e il libro. Piangeva e rideva allo stesso tempo. Mi ha fissato e mi è corsa ad abbracciare. Credo sia stato il momento più bello che mi ha regalato, fino ad ora, questo libro. Perché ha capito. Ha sentito. Ed io, senza dire nulla, ero lì accanto a lei… in ogni parola.
Un messaggio finale per i lettori?
Nel dubbio, ascoltate, parlate, abbracciate. E se non trovate le parole, magari qualcuna l’ho lasciata io in questo libro, perché possiate prenderla in prestito. Tutto qui