“Dopo il suicidio del detenuto a Campobasso, sono già 34 i suicidi nelle carceri italiane nei primi mesi del 2024. Un numero drammatico che si inserisce in un sistema gravemente in affanno, con circa 64.000 persone recluse a fronte di soli 47.000 posti disponibili. Oltre 800 tentativi di suicidio e migliaia di atti di autolesionismo solo quest’anno. È una strage silenziosa”.
A parlare è la dott.ssa Alessandra Ruberto, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Molise e tesoriera del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP), che lancia un allarme chiaro sullo stato del sistema penitenziario italiano.
“Il personale di polizia penitenziaria è fortemente sotto organico, con una carenza del 15% e oltre 31.500 agenti in servizio: il rapporto agenti/detenuti è critico e insufficiente a garantire condizioni di sicurezza e dignità”, aggiunge.
In questo scenario, la psicologia penitenziaria – sottolinea Ruberto – rappresenta un presidio fondamentale: “Non solo per affrontare il disagio psicologico e le sue conseguenze, ma per prevenirlo. Per sostenere le relazioni, promuovere lo studio, tutelare la salute mentale e accompagnare percorsi di rieducazione”.
Secondo la tesoriera del CNOP, serve una presenza strutturata e qualificata della figura dello psicologo all’interno degli istituti penitenziari, “non come risposta emergenziale, ma come strumento stabile di prevenzione, umanizzazione e tutela dei diritti fondamentali della persona reclusa”.