Tagli Caracciolo, don Francesco Martino si scaglia contro Comune e Comitati civici

Il prete: "Il Piano sanitario è ormai operativo e loro restano con le mani in mano. Seguite l'esempio di Domodossola"

redazione
02/04/2013
Attualità
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AGNONE. E’ rimasto solo lui a denunciare il depauperamento dell’ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone che serve una vasta area dell’Alto Vastese. Don Francesco Martino, cappellano della struttura sanitaria altomolisana e responsabile della pastorale sanitaria della diocesi di Trivento, in una nota inviata agli organi di stampa, conferma i pesanti tagli previsti dal nuovo Piano sanitario regionale che riguardano l’ospedale di frontiera. Così, mentre qualche amministratore locale continua a pavoneggiarsi  asserendo di aver salvato il San Francesco Caracciolo, don Francesco Martino, documenti alla mano, ammette l’esatto contrario. Ovvero che l’ospedale agnonese è ormai arrivato ai titoli di coda.

“Confermata la non presenza del laboratorio Analisi nella parte di PSR relativa – scrive il sacerdote dopo aver letto il documento regionale -.  Detto esplicitamente – prosegue -  ad Agnone vi è un punto di primo intervento – servizio 118 avanzato, e nemmeno un punto di primo soccorso; la struttura sarà un PTA con ospedale di comunità, con piastra poliambulatoriale avanzata per piccola chirurgia; nel Psr, inoltre è precisato che i posti per acuti sono di Medicina generale  (e non medicina interna) per un totale di 8 + 2 DS/DH;  vi sono 10 posti di lungodegenza e 10 di riabilitazione”.

“Tutte queste carinerie – sottolinea con ironia il parroco – sono riportate nel  PSR, pp. 116-117 e pp. 159-160; allegato n. 3 completo e nota n. 7”.

In seguito l’affondo verso gli amministratori del territorio e dei comitati civici incapaci di impugnare un documento che di fatto nega il diritto alla salute sancito all’articolo 32 della Costituzione italiana.

“Che si deve aspettare perché il Comune di Agnone e gli altri comuni immediatamente facciano ricorso al Tar, perché credo – accusa  - che i comitati non abbiano forza necessaria. Che tutto si compia e poi ci piangiamo addosso? Questi sono provvedimenti esecutivi, non chiacchiere”.

Ed infine don Martino cita un caso emblematico di lotta. 

“Sento il dovere di ricordare che i sindaci della Val D’Ossola hanno salvato il punto nascita di Domodossola non discutendo, ma agendo rapidamente con ricorso al Tar e costituendosi con successivo appello della Regione Piemonte al Consiglio di Stato. Prese di posizioni che hanno fatto ‘saltare’ l’assessore regionale che ragionava come tecnico e motivava che era impossibile per un area disagiata mantenere quei servizi perché il bacino di utenza era ristretto. Intanto – conclude il sacerdote - va fatto quel che deve essere fatto  poi si discute e ci si siede al tavolo con chi di dovere, e non si recede se non si ottiene”.

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