A seguito del devastante incendio che ha colpito la zona di Sant’Onofrio - Macchia d’Agnone, le fiamme non hanno solo ridotto in cenere ettari di vegetazione, ma hanno anche distrutto un fragile equilibrio naturale, fatto di vita silenziosa, di cuccioli nei boschi e di nidi nascosti tra i rami. Un commento apparso sui social, a margine della notizia, ha colpito profondamente per la sua forza evocativa e per la domanda, tanto semplice quanto inquietante, che pone:
"Perché si violenta così la Natura? Un mese fa ci ho transitato da quelle parti e sono rimasto sbalordito di aver visto attraversare la strada due cuccioli di caprioli che giocavano. Poi, di corsa, si sono allontanati nella vegetazione. Che fine hanno fatto tanti animali? Uccelli in nidificazione?"
Queste parole, cariche di stupore e amarezza, raccontano molto più di quanto appaia. Dietro ogni incendio c'è una strage silenziosa che spesso sfugge all’attenzione mediatica: quella degli animali selvatici, dei piccoli appena nati, degli uccelli che nidificano, dei rettili e insetti che popolano i boschi. Gli incendi non distruggono solo alberi: cancellano interi microcosmi.
Il racconto di quei due cuccioli di capriolo che giocano felici è oggi un’immagine stridente se confrontata con lo scenario post-incendio: cenere, silenzio, assenza di vita. È giusto chiedersi che fine abbiano fatto. È giusto domandarsi cosa stiamo facendo per proteggere la fauna locale e perché, ogni estate, ci troviamo di fronte agli stessi orrori.
Il sospetto che dietro molti roghi ci siano mani umane — per incuria o dolo — rende ancora più difficile accettare simili tragedie. Bruciare un bosco non significa solo distruggere piante: è togliere la casa a creature indifese, spezzare cicli naturali, annientare biodiversità.
Serve maggiore controllo, prevenzione, ma soprattutto una nuova coscienza collettiva: quella che ci ricorda che la Natura non è "altro da noi", ma parte della nostra stessa esistenza. E se continuiamo a violentarla, prima o poi non ci sarà più nulla da difendere.
Chi ha scritto quel commento ha dato voce non solo alla propria indignazione, ma anche al dolore muto di una Natura ferita. Sta a noi decidere se continuare a ignorare quel grido o trasformarlo in un impegno concreto.