“Carmine Valentino Mosesso e gli altri indispensabili: custodi della terra e dell’anima del Molise

Lucio Franco Masci
12/08/2025
Attualità
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Quello sguardo indispensabile, tra poesia e umanità


 


 

L’importante è mettere le mani nella terra…

e fare anche degli errori.

Gilles Clémant


 

Esistono persone che, con il loro operato, svolgono un ruolo di vitale importanza, non solo per la comunità di appartenenza, bensì per l’intera umanità e, in alcuni casi, inconsapevolmente! Riafferrando un’inferenza di Bertolt Brecht, tali individui si annoverano nel cenacolo degli indispensabili! Uno di loro, innegabilmente, è l’agronomo-poeta Carmine Valentino Mosesso di Castel del Giudice, piccolo comune della provincia di Isernia, ricadente nel comprensorio dell’Alto Molise!

Riguardo alla regione, sopra menzionata, scriveva, Giudo Piovene, nel suo ammirevole Viaggio in Italia [1957]: 


 

La suggestione è portata dal luogo, in cui si addensa il carattere del Molise. Vi si può giungere percorrendo il tratturo, pista delle greggi che transumano, battuta da millenni, e attraversante le rovine della città. Si scorgono, tutto all'intorno, querce solitarie e scure, pecore, uomini a cavallo, butteri che accompagnano mandrie di buoi, donne con sottane rosse che le fanno spiccare nei campi. Si sente in modo fisico di essere in luogo separato dal mondo, dove la vita umana perdura, lo si è detto, allo stato brado, come in nessun'altra parte dell'Italia, nemmeno scendendo più a sud; una vita isolata ma piena di tensione, in cui uomini ed animali fanno parte di una stessa mitologia…”


 

Si può credere che gli usi antichi possano qui sopravvivere a lungo; e dicendo che nel Molise va sparendo il folclore superficiale, non intendevamo parlare di un certo folclore più profondo, quasi endemico, che si respira.” 


 

Nella comunità di case disposte a cerchio si contempla la vita molisana allo stato puro: donne belle, dagli occhi tendenti al verde, dall'espressione aggrondata e quasi grifagna, gli orecchi ornati di orecchini ereditati, d'oro rosso alternato con l'oro giallo; ma invecchiate dalle fatiche, tanto che a trent'anni dimostrano almeno vent'anni di più.”


 

Il territorio del Molise è composto per lo più da montagne ricche di vegetazione e armoniose colline e, in questo incantevole territorio, sorgono nuclei urbani, di cui la maggior parte non supera i duemila abitanti. I vari centri si caratterizzano per ordinata composizione e ammirevole graziosità; gli ornamenti architettonici sono sempre sinuosi, arrotondati e assenti da spigoli, così anche le forme dei dolciumi e di altri alimenti, in modo particolare, quelli caseari, nonché gli utensili artigianali. Pure nell’ascolto dell’idioma si avvertono delle particolari rotondità linguistiche e questa peculiare dolcezza è soprattutto assai comune nei visi femminili, nonché nei loro gesti. 

Tornando al nostro Carmine Valentino, anni addietro, durante una ricerca enogastronomica, per pura coincidenza, ho incrociato lui e, di conseguenza, un suo originale libro, dal quale, appena lette alcune poesie, immediatamente ho ravvisato, anche in questo contesto, quella caratteristica, prima trattata, fondata sulla sinuosità delle forme e, in questo caso, della composizione. E, nello stesso tempo, era chiaro il legame ancorato negli antichi valori che venivano riproposti alla contemporaneità, soprattutto alle nuove generazione. Venni colpito, inoltre, dalla schiettezza e dalla genuinità dei versi: altro non sono che le caratteristiche di un vino contadino, o meglio del mondo contadino e, non a caso, il laureato in agraria, è stato definito poeta contadino! E ciò che lo assurge a essere indispensabile è il suo geniale operato per salvaguardare, appunto, la Civiltà Contadina e i piccoli paesi, colpiti dal lacerante senso di abbandono. Con il suo agire, e quindi nel ritorno a vivere in una campagna, appartenente a un minuscolo centro urbano, luoghi che vengono entrambi valorizzati, invita i giovani a seguire il suo esempio, e quello di altri, non solo per condurre una vita controcorrente, bensì per riscoprire nelle cose semplici l’armonia del vivere. E questa sua filosofia di vita viene cantata ed esaltata in innumerevoli poesie presenti nel prezioso tascabile. 

Tale opera, intitolata La terza geografia, richiama, in modo sottile, la formulazione riguardante il Terzo paesaggio elaborata da Gilles Clément, e, difatti, Mosesso ricorda il giardiniere [così preferisce essere chiamato] francese sia tra le righe e con le righe.


 

Il terzo paesaggio di Clement,

l’aiuola al centro della via

lo stesso minerale che oggi ci compone

domani sarà dentro a una crepa

nel seme bruno di una mela.

Io terra, io centro, chiave, rovo, verme, io periferia

abitare un luogo è diluirsi un poco con se stessi

perché è da sempre che viviamo dentro al mondo

ma in corpi diversi.


 

Nell’epoca dell’esaltazione della tecnologia digitalizzata dell’Era Informatica, la poetica del ragazzo di Castel del Giudice può essere comparata alla autenticità della fotografia chimica rispetto alla sofisticata, e spesso alterata, quindi fasulla, fotografia digitale. E, infatti, la prima è legata alla terra, come ci ricorda il suo etimo, mentre l’altra si stacca da essa per ricreare una realtà, quasi sempre, virtuale. E, probabilmente, per tale ragione alcune poesie di Mosesso volutamente presentano, così come certe vecchie foto, colori sbiaditi. Essere legati alla terra, mettere le mani nella terra, esplicito sentimento del poeta molisano, è un chiaro segno di commovente umanità che vive in lui e, di conseguenza, nei suoi versi. Tale intima peculiarità lo accomuna a un altro essere indispensabile, ossia al giornalista, originario del piccolo comune di Torrella del Sannio in provincia di Campobasso, e quindi suo corregionale, Domenico Iannacone, il quale la evidenzia sempre nei suoi straordinari e toccanti reportage. E toccanti sono le poesie di Carmine Valentino, ricche di patos, reminiscenze ancestrali, lontane voci familiari e soprattutto canti d’amore verso la terra, verso il cielo. Le parole, scandite da una certa profondità, evidenziano il proprio peso, naturalmente, alcune sono pesanti e altre leggere, e, nello stesso tempo, sprigionano il loro odore, qualche volta pungente e, nella maggior parte, per fortuna, fragrante. Esse circoscrivono, in certi casi, un territorio, e la loro composizione cerca di svelare il genuis loci che là vive e che il poeta avverte e tratteggia. Quando si descrive un luogo si ha l’impressione di essere là, nel silenzio, e, nel percorrerlo, ci si ritrova nell’intimità di quegli spazi e nella piacevolezza di esserci, sia che si tratti di essere tra le case di un piccolo paese, sia in una sperduta campagna. 

Questo amore e, soprattutto, lo sviscerato legame dell’autore con la sua terra, e quindi con il reale, attraverso la composizione poetica, diventa teatro e, di conseguenza, rappresentazione aritistica. La tensione che crea Carmine Valentino Mosesso nelle sue scorrevoli liriche è simile a certe composizioni di Cesare Pavese, Rocco Scotellaro e a quelle del contemporaneo poeta albanese Gëzim Hajdari, mentre la matrice che accomuna i quattro è da ricercarsi nel profondo respiro dei versi stessi, che vengono librati verso il cielo per poi scendere lentamente tra le campagne, tra le case, tra la gente.


 

Arbusti, rocce, popoli che franano sul mare,

l'economia dei quartieri e la schiera dei paesi nati morti dopo un'alluvione,

è questo il compendio di una geografia che non si studia a scuola,

che insegna la dermatologia dei sassi e a percepire il guasto nel paniere dei paesaggi.

È un'ecografia su corpi e territori,

tiene insieme la punta delle dita e la punta delle spine,

la donna antica e gli ultimi avamposti della scienza,

le ferite delle capre e le buche dell'asfalto,

la medicina moderna e la farmacia di una ginestra.

Mostra un paesaggio edibile, una materia ingerita dagli occhi e ruminata negli stomaci dell'immaginazione.

Una disciplina di costole e tralicci, carne e cielo: la terza geografia.


 

Personalità come Carmine Valentino Mosesso, che volutamente è tornato nella sua campagna a vivere in stretto contatto con la terra e per la terra e a cantarla, attraverso i suoi mirabili versi, meritano di essere presi a esempio dalle nuove generazioni, in quanto solo il rispetto reale per la terra ci potrà salvare.


 

Bisogna entrare nel silenzio dei paesaggi

farci polvere, preghiera, risalire al tarlo,

il dialetto planetario è scritto nel silenzio,

la nostra unica cura sarà la vicinanza.


 

Prima di chiudere, ripropongo la poesia posta nella bandella della copertina del libro. 

 

Nella carne del pastore c'è il fieno di luglio,

il sale minerale del vento e della pioggia, il ferro dentro al sangue è allenato per passare dalla mano al bastone.

Per fare il pastore devi avere la statura dei giganti e delle formiche, devi saper prendere la montagna sulle gambe, e reggerla tutto il giorno negli occhi.

Il pastore ha scelto la voce delle cose più che le parole degli uomini, ha scelto il vento,

un altro modo di abitare il tempo.


 

Concludo con una poesia di un altro grande uomo indispensabile, ovvero al poeta molisano, da riscoprire, Giuseppe Jovine di Castelmauro, altro piccolo comune in provincia di Campobasso. Anche lui estremamente legato alla sua terra, alle sue tradizioni, alle sue radici e sia la sua vita, che le sue opere, così come quelle di Mosesso e Jannacone, sono impregnate di squisita umanità. Nel ricordalo, il figlio Carlo, durante un’intervista, asserì che suo padre riteneva, in particolar modo, importate trasmettere certi valori profondi, quali: l’amore per il giusto, per il vero, per il bello…


 

Qui torno amaro dopo ogni sconfitta

per non desistere dal denso esistere

col cuore d’esule senz’altro arredo

che il canto dei mattini ed ogni sconfitta

torna a splendermi come una vittoria.

Qui ogni albero ha il suo vento

ogni rovo il suo lamento

ogni radura il suo silenzio.

Qui nasce la mia storia.

Qui ciò che penso è mio.


 

Giuseppe Jovine


 


 

7 APRILE MMXXV

Lucio Franco Masci


 

Agli occhi, intrisi di luce e silenzio, di Luigi, Luigi Parini di Agnone


 


 

Carmine Valentino Mosesso

La terza geografia

Neo Edizioni – 2021


 

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