«Non mollare mai»: i Jalisse a Castelguidone raccontano la loro carriera e il sogno di tornare al Festival

Storia di passione e determinazione sul palco e nella vita, tra vittorie, esclusioni e musica sempre viva.

Mario Di Laudo
28/09/2025
Attualità
Condividi su:

Ieri sera a Castelguidone, in occasione dei festeggiamenti per Santa Clementina, i Jalisse, Alessandra Drusian e Fabio Ricci, hanno animato il palco con il loro “28 No Tour”, una tournée che celebra la carriera del duo trasformando 28 esclusioni consecutive dal Festival di Sanremo in energia e musica, capace di emozionare generazioni diverse. Un vero e proprio viaggio nel tempo: dall’energia di “No No No No!”, proposta a Sanremo 2024, agli omaggi a grandi interpreti come “Una ragione di più”, composta da Franco Califano, Ornella Vanoni e Luciano Beretta su musica di Mino e Franco Reitano, interpretata dalla Vanoni. Ricordando Pippo Baudo, che in quegli anni conduceva il Festival, i Jalisse hanno reinterpretato “Vivo”, brano con il quale nel 1995 parteciparono a Sanremo Giovani, aprendo la strada al Festival dell’anno successivo, dove con “Liberami” si classificarono al sesto posto nella sezione Nuove Proposte. L’anno seguente, nel 1997, il duo vinse il Festival di Sanremo con “Fiumi di parole”, un successo che li portò a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest, conquistando il quarto posto. Non mancano i classici dei Matia Bazar, “Vacanze romane” e “Cavallo bianco”, così come molti brani della loro produzione, tra cui “Ora vivo”, “Caffè”, “Non aver paura di chiamarlo amore” e “Sei desiderio”, dedicata alla loro prima figlia Angelica. Momenti di grande emozione emergono con “Speranza in un fiore”, dedicata ai nonni scomparsi durante la pandemia, tratta dall’album “Voglio emozionarmi ancora”, inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il concerto si chiude infine con l’intramontabile “Fiumi di parole”.

Vita, musica e successi
La carriera dei Jalisse è stata segnata da sfide e successi. La coppia si incontra per la prima volta nel 1990, inizia a collaborare nel 1992 e dà vita al duo due anni dopo. Nel 1999 si sposano e in seguito diventano genitori di due figlie, Angelica e Aurora. Ogni rifiuto ricevuto si è trasformato in nuova energia, ogni “no” in un’occasione per continuare a emozionare il pubblico con la propria musica.

La voce dei Jalisse

Quale brano racconta meglio i Jalisse di oggi?
«Sicuramente “Il Paradiso è qui”, uno degli ultimi brani che abbiamo scritto. Nello scrivere, il tempo passa, ci sono grandi evoluzioni, energie che incontrano altre energie e poi ce n’è anche un altro: “Non aver paura di chiamarlo amore”, scritto prima della pandemia, senza renderci conto che aveva tanto da raccontare in quel periodo. Un arrangiamento totalmente diverso da quello dei classici Jalisse, un brano metal, noi strizziamo sempre l’occhio al rock ma in questo abbiamo voluto strizzarne due».

Tanti rifiuti che diventano musica. Qual è il messaggio per il pubblico?
«Il nostro messaggio è non mollare, non farsi trascinare dal pregiudizio, di non far sì che qualcuno possa ostacolarti nel proprio lavoro perché la musica è un lavoro, anche se è un sogno e fa sognare. Continuare a perseguire la propria strada e i propri sogni».

Cosa vi spinge a riprovarci ogni anno a Sanremo?
«Noi siamo tosti, tenaci, combattivi e crediamo fortemente in questo lavoro. Ci farebbe veramente tanto piacere salire su quel palco internazionale per far vedere i nostri progetti, perché ti dà più visibilità. Non dimentichiamo che abbiamo vinto il Festival di Sanremo e ci ha dato la possibilità di arrivare all’Eurovision Song Contest, dove siamo arrivati quarti. C’è un grande amore verso il Festival di Sanremo e noi vogliamo tornare dove c’è il “grande amore”, come dice il Volo» — scherzano.

Come riuscite a restare sempre “accordati”, nella vita e sul palco?
«Dividersi i compiti, ognuno ha i suoi accordi, le sue note, nessuno pesta i piedi all’altro. Cerchiamo di viaggiare su “binari paralleli”, un “pentagramma”, che ogni tanto si incrociano, si uniscono, si dividono. Cerchiamo di avere molto rispetto l’uno per l’altra, sul palco e a casa. Ognuno ha i suoi compiti. Capita di intrecciare lavoro e famiglia però riusciamo ad andare avanti e stare bene insieme» — concludono.

Leggi altre notizie su Alto Molise
Condividi su: