Futuro industriale a rischio: migliaia a Termoli per difendere la fabbrica

Maria Carosella
29/11/2025
Attualità
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Termoli ha mostrato oggi tutta la sua determinazione. Le vie della città sono state attraversate da più di mille persone — operai dello stabilimento Stellantis, cittadini, amministratori locali — unite nella richiesta di investimenti concreti e di un futuro industriale certo per uno dei principali poli produttivi del basso Molise. Una mobilitazione imponente, nata sotto le insegne di Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl, che ha voluto ribadire un messaggio semplice ma decisivo: il territorio non è disposto a subire in silenzio l’erosione di posti di lavoro e competenze.

Lo stabilimento di Termoli, per decenni riferimento europeo per motori benzina e cambi, avrebbe dovuto diventare il cuore della transizione elettrica del gruppo Stellantis. La promessa della gigafactory, annunciata come volano del rilancio, si è però dissolta in anni di rinvii e mezze parole. Una sospensione che ha alimentato dubbi, sfiducia e la sensazione di un’occasione che rischia di svanire.

Dal palco della manifestazione è arrivata una denuncia chiara. I rappresentanti della Fim, Stefano Boschini e Marco Laviano, hanno ricordato come l’Europa stia imponendo una transizione accelerata che, senza adeguati correttivi, rischia di scaricare tutto il peso sui lavoratori: “Non siamo contrari al cambiamento, ma serve una strada sostenibile. Ambiente e lavoro devono avanzare insieme: non si può pensare di proteggere il primo cancellando il secondo”.

I sindacati hanno criticato anche la strategia del gruppo automobilistico, che ha scelto di interrompere la produzione di motori endotermici già nel 2030, in anticipo rispetto alle scadenze europee. Una decisione definita “fallimentare”, che ora richiede una revisione urgente delle priorità industriali. La richiesta è netta: investire sui motori ibridi, destinati a rappresentare la vera ossatura della transizione nei prossimi quindici anni, e farli nascere proprio a Termoli, dove esiste una tradizione di eccellenza riconosciuta.

Un appello condiviso anche dalla Uilm. Rocco Palombella, Gianluca Ficco e Francesco Guida hanno ricordato che Termoli possiede già competenze strategiche: qui si produce il motore GSE per le vetture ibride e nel 2026 arriverà il nuovo cambio EDCT. Ripartire da queste basi, rafforzare ciò che già funziona e rilanciare la produzione italiana: questa, per i sindacati, è l’unica strada per garantire stabilità occupazionale e un vero futuro industriale. “Se un domani arriverà la gigafactory saremo i primi a festeggiare — hanno dichiarato — ma oggi serve concretezza. Non si può giocare con la sorte di una fabbrica e di un intero territorio”.

La protesta di Termoli assume così un valore nazionale. In un Mezzogiorno che spesso paga più di altri le esitazioni delle politiche industriali, il rischio è quello di spegnere le ultime opportunità per i giovani e di impoverire ulteriormente un tessuto economico già fragile. Per questo, dalle strade di Termoli è partito un messaggio forte: riportare lavoro, riportare produzione, riportare visione. Perché il futuro non si attende: si costruisce.

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