Atessa, scontro aperto tra Regione Abruzzo e Fiom Cgil sul futuro dello stabilimento Stellantis

Maria Carosella
05/12/2025
Attualità
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ATESSA – Sale di tono il confronto tra Regione Abruzzo e Fiom Cgil sul destino dello stabilimento Stellantis di Atessa e sulla tenuta dell’intero comparto dei veicoli commerciali leggeri (VCL). Dopo le critiche del sindacato, l’assessora regionale alle Attività produttive, Tiziana Magnacca, replica puntando il dito contro le politiche europee e respingendo l’idea che le difficoltà del Ducato siano legate allo stabilimento polacco di Tychy.

Magnacca: «La crisi non è colpa della Polonia, ma di scelte politiche europee autolesioniste»

«Non credo che il problema dipenda esclusivamente dalla fabbrica polacca», afferma Magnacca, ricordando il ruolo che ebbe la ristrutturazione del sito in Polonia decisa dall’allora gruppo Psa come misura per alleggerire i carichi di lavoro in Abruzzo. L’assessora richiama anche le proteste sindacali del 2018-2019, quando la produzione in Val di Sangro era ai massimi e si discuteva di aumentare i turni.

Nel mirino dell’assessora, però, c’è soprattutto la politica europea.
«La politica, alla quale fa riferimento la Fiom Cgil, ha sostenuto un green deal con regole rigide sull’elettrico che hanno portato alla quasi distruzione dell’industria automobilistica europea», dichiara. Secondo Magnacca, l’intransigenza verso l’endotermico avrebbe favorito l’ingresso dei produttori cinesi e inflitto un duro colpo alla manifattura europea.

Magnacca rivendica inoltre l’impegno del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, per una “transizione neutrale” che non penalizzi le industrie tradizionali. «Oggi – sostiene – molte regioni europee, Germania compresa, stanno convergendo sulle posizioni portate avanti dall’Abruzzo.»

Infine, l’assessora contesta la narrazione sindacale: «Pensare che l’automotive possa riprendere chiudendo una fabbrica in Polonia è irreale. Sarebbe opportuno che chi rappresenta i lavoratori si impegnasse a sollecitare un cambio di passo della politica europea invece di alimentare letture distorte che non aiutano i lavoratori di Atessa e dell’indotto».

La replica della Fiom: «Magnacca non conosce geografia produttiva e dinamiche industriali»

La controreplica non si è fatta attendere. A parlare è il segretario generale della Fiom Cgil Chieti, Alfredo Fegatelli, che respinge al mittente le affermazioni dell’assessora, accusandola di semplificare la situazione e di non padroneggiare i temi industriali.

«Le dichiarazioni dell’assessore Magnacca dimostrano una preoccupante mancanza di conoscenza sui processi industriali e sulle vere dinamiche competitive del settore», afferma Fegatelli.

Il sindacalista puntualizza che la competizione interna a Stellantis non riguarda Tychy, come indicato da Magnacca, ma «Gliwice, dove vengono prodotti modelli concorrenti del Ducato». Secondo la Fiom, attribuire le difficoltà dello stabilimento abruzzese alla transizione elettrica è fuorviante.

«La Fiom non ha mai sostenuto posizioni integraliste sull’elettrico. La nostra linea è sempre stata quella di una transizione equilibrata, che tuteli lavoro e sostenibilità industriale. Chi parla è un dieselista convinto», chiarisce Fegatelli.

Per il sindacato, il vero problema è un altro: la perdita di competitività di Stellantis nel settore dei veicoli commerciali leggeri.
«I dati sono inconfutabili: in Polonia la produzione resta stabile, mentre ad Atessa scende. Stellantis sta perdendo immatricolazioni mentre i concorrenti crescono. È qui che si gioca il futuro dello stabilimento», sottolinea il segretario.

Fegatelli conclude invitando l’assessora alla cautela: «Magnacca dovrebbe avere l’umiltà di confrontarsi con chi conosce davvero processi e fabbriche prima di parlare. Così eviterebbe uscite pubbliche che dimostrano la sua non competenza sul tema».

Un settore in bilico

Il botta e risposta riflette un quadro complesso: Stellantis sta ridisegnando la propria strategia produttiva europea, mentre l’intero settore dei veicoli commerciali è sottoposto a trasformazioni tecnologiche, normative e di mercato.

In mezzo, lavoratori e territori che chiedono certezze. E una partita industriale che, al di là delle polemiche, resta decisiva per il futuro della Val di Sangro.

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