Per Natale a Gaza "non ci saranno feste esterne, perché il conflitto continua, ma celebrazioni liturgiche, momenti di preghiera e piccoli segni di gioia sì: un albero di Natale, il presepe, anche quello vivente.
Una volta lo facevamo nel teatrino, che ora però è diventato casa per chi non ce l'ha più".
Padre Gabriel Romanelli, parroco dell'unica chiesa cattolica di Gaza City, racconta così il Natale nella Striscia.
"La situazione è migliorata dall'inizio della tregua - prosegue - ma migliorata non vuol dire che sia buona, né che la guerra sia finita. I grandi bombardamenti che duravano mesi non ci sono più, ma le esplosioni si sentono ancora, ogni giorno".
L'intervista al parroco di Gaza è contenuta nel numero speciale, in distribuzione in questi giorni, che Toscana Oggi ha realizzato, per Natale, insieme al Commissariato di Terra Santa dei Frati Minori della Toscana nell'ambito della campagna di raccolta fondi "Una carezza per la Terra Santa". L'iniziativa segue il viaggio che i vescovi toscani hanno compiuto in Israele e Palestina nello scorso giugno.
"Le chiese della Toscana ancora una volta hanno voluto dare un segno concreto della vicinanza a tutti i popoli che nella Terra Santa stanno subendo gli effetti di una guerra senza fine - scrive il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana -. Non possiamo abituarci a pensare che sia normale che lì ci sia la guerra, che lì i popoli non dialoghino se non con le armi e gli attentati. Per questo abbiamo incoraggiato, come Conferenza episcopale toscana, ogni occasione per parlare di pace e per non dimenticare che, anche in questo momento, migliaia di persone soffrono le privazioni della guerra e molte purtroppo quotidianamente perdono la vita.
Dobbiamo disabituarci alla normalità della guerra in Terra Santa e in ogni parte del mondo". fonte Ansa