Piano Sanitario, l'avvocato Franco Cianci scrive a Frattura

Il legale dell'Articolo 32 definisce "capotico" il tentativo di azzerare i piccoli ospedali molisani

di Franco Cianci
13/07/2013
Attualità
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A margine dell'incontro tenuto a Termoli presso la sala conferenze dell'Ospedale San Timoteo il 10.07.2013, sul nuovo Piano Sanitario Operativo del Molise, riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera aperta dell'avvocato Franco Cianci, legale del comitato Articolo 32 di Agnone che vede come destinatario il presidente della Regione Molise, Paolo Di Laura Frattura. 

Ho ascoltato con molta attenzione la relazione del dr. Ruta, e debbo obiettare che non condivido assolutamente le linee del Piano, così come configurato, attraverso una sarabanda di cifre e tabelle, le cui causali non si presentano affatto come motivate.

Durante il decennio degli anni 70 del secolo scorso, tra la prima e la seconda legislatura, il Consiglio Regionale, attraverso una serie di dibattiti complessi, approfonditi, decise di stabilire una serie di presidi sanitari sul territorio regionale, collocando uno nella piana di Venafro, zona strategica tra Campania e Lazio, il cui presidio già riceveva notevoli utenze dalle regioni limitrofe; altro in Isernia, capoluogo di provincia, e in posizione centrale rispetto ad un'area abbastanza vasta; altro ad Agnone come ospedale di montagna, di confine, di zona particolarmente disagiata; altra a Campobasso, per la preminente ragione che era, ed è, capoluogo di Regione e dove, peraltro, vi è una concentrazione, effettivamente anomala, come Lei, Presidente, ha giustamente osservato, tra ospedalità privata e pubblica; quello del medio Molise, Larino, capace di servire un bacino collinare-montano, abbastanza rilevante;  e, infine, quello di Termoli, che aveva, ed ha, caratteristiche come quello di Venafro, di presidio attrattivo di utenze dalle regioni limitrofe (Abruzzo e Puglia).

Furono, quelle scelte, il risultato di un lungo, appassionato dibattito politico, che teneva conto sì della necessità di contenere la spesa, ma di puntare all'obiettivo socio-economico, politico di assicurare a tutti i cittadini della regione, diffusi in un territorio abbastanza vasto, e per di più prevalentemente montuoso ed impervio, il diritto alla salute, garantito  dall'art.32 della Costituzione.

Esse rappresentarono il frutto di un atto politico di estrema importanza che non può essere travolto con delle semplici operazioni a tavolino, di stampo prevalentemente burocratico, dal Direttore Sanitario dell'Asrem, che pretende di trattare i molisani, come cittadini di “serie b”, procedendo a tagli irrazionali e capotici dei presidi ospedalieri, esistenti da tempo immemorabile, e così negando, di fatto, alle popolazioni l'accesso gratuito all'assistenza sanitaria.

Quelle scelte degli anni 70 costituirono un atto essenzialmente politico, estremamente equilibrato, sostenuto da forze politiche democratiche all'unanimità, che rappresentavano tutte le espressioni della Regione Molise, che, invece, oggi, si pretende di cancellare, introducendo, nella regione,  un Piano diverso, fatto di numeri, che pure sono importanti, ma che non sono decisivi ai fini della osservanza delle preminenti ragioni previste nella Costituzione italiana.

Il nuovo Piano presentato con tanta enfasi dal dr. Ruta, e non ancora approvato, presenta delle curiosità sconcertanti, come, ad es., quella – operata  per il reparto di chirurgia dell'ospedale di Larino - della pretesa categorizzazione dei cittadini pazienti in  preacuti, acuti, e postacuti, i primi e terzi da trattare a Larino, i secondi a Termoli.
Un'idea, questa, che se fosse stata vera, costituirebbe una vera e propria follia.
Si immagini che chi va a Larino per un intervento chirurgico, in una condizione di c.d. preacuto, ma debba, poi, operarsi, in condizioni di acuto, dovrebbe immediatamente essere trasferito a Termoli per l'intervento chirurgico, e, poi, tornare a Larino, per l'acquisita ed intervenuta posizione di post-acuto .
Questa operazione ha dell'incredibile, oltre che comportare costi per la sanità e disagi per il paziente, del tutto ingiustificabili.
La conservazione, dunque, dei presidi ospedalieri, delle loro funzionalità originarie ed essenziali - che vanno modulate a seconda delle esigenze obiettive degli utenti - non potendo essere soppresse, costituiscono un elemento essenziale della sanità regionale.
E chi scrive, da cittadino comune, da ex politico, ex amministratore regionale e comunale, spera vivamente nella “immutatio” dell'attuale posizione strategica della rete ospedaliera molisana.

Il sottoscritto ha già ingaggiato una lotta, nell'interesse di oltre 2000 cittadini di Agnone, oltre che del Comune di Agnone e dei paesi limitrofi, nei confronti della Regione Molise, contro il Piano Sanitario Regionale,  allora redatto ed elaborato da Iorio e dai suoi sub commissari (Morlacco e Mastrobuono), ed il Tar Molise, evidentemente condividendo le tesi or ora prospettate,  ha sospeso quel provvedimento con ordinanza n.64 dell'11.05.2011, tuttora, valida, e che, quale giudicato cautelare, esige osservanza e rispetto anche ai sensi dell'art.388 c.p., da parte delle autorità amministrative regionali.

E, infatti, l'ex Presidente Iorio,  con decreti n.20 del 30.06.2011, n.80 del 26.09.2011 e n.84 del 10.10.2011, in ossequio alla ordinanza del Tar Molise citata, ha riconosciuto formalmente il diritto alla sussistenza dell'Ospedale Caracciolo di Agnone, ripristinando i servizi in tutta la loro integrità.
La stessa cosa risulta che il Tar Molise abbia fatto per Venafro e  per Larino.

Risollevare, quindi, oggi, il problema della revisione dei presidi sanitari della Regione,  significa mettersi contro i pronunziati giurisdizionali del Tar Molise ed immotivatamente anche contro la decretazione dell'ex Commissario alla Sanità .

Con profonda osservanza

       avv. Franco Cianci

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