"Ad Isernia sarei arrivato morto. Vivo grazie all'ospedale Caracciolo"

Buona sanità/ La testimonianza del signor Giuliano Di Pietro arrivato nell'ospedale di Agnone in condizioni disperate

redazione
28/08/2013
Attualità
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AGNONE – “Ad Isernia sarei arrivato morto. Se oggi sono qui è  solo grazie all’ospedale di Agnone, alla tempestività e all’alta professionalità messe in campo dall’equipe del professor Nicola Iavicoli”.

     Storia di buona sanità fatta in un piccolo presidio ospedaliero di montagna che la politica regionale vorrebbe azzerare. La vicenda del signor Giuliano Di Pietro, 51 anni, sposato con due figli, è l’emblema di ciò che rappresenta il ‘San Francesco Caracciolo’ in un territorio difficile come quello a cavallo tra il Molise altissimo e la provincia di Chieti. Storia a lieto fine che prepotentemente riporta alla ribalta l’importanza di conservare servizi sanitari indispensabili. Storia fatta da uomini veri, validi professionisti che malgrado tutto preferiscono restare in trincea. Estate, inverno, primavera o autunno non fa alcuna differenza.  Continuano a combattere contro la logica dei numeri che vorrebbero l’annientamento della storica struttura.

  “Quando il 16 agosto sono arrivato nel reparto di Chirurgia del Caracciolo – racconta oggi da un letto di ospedale il signor Giuliano Di Pietro - avevo la milza spappolata dovuta ad una accidentale caduta dal trattore, un’emorragia interna con la consequenziale perdita di 3,3 litri di sangue. Si avete capito bene: 3,3 litri si sangue. Non so chi medico si sarebbe preso la responsabilità di operarmi, cosa che Nicola Iavicoli ha fatto senza batter ciglio. Pur avendo a disposizione una sola sacca di sangue – prosegue nel suo drammatico racconto il signor Di Pietro -  Iavicoli non ha esitato un solo istante. Da subito ha capito la gravità della situazione e ha agito.  Per lui sarebbe stato più facile fare spallucce e mandarmi a Isernia, ma all’ospedale  Veneziale non sarei mai arrivato vivo”.
   

   Due ore di intervento con asportazione della milza, poi il trasferimento a Isernia nel reparto di Rianimazione.  Perché come tutti sanno Agnone non ha garantito un posto letto di Rianimazione. Pazzesco, ma è così. Oggi il signor Di Pietro sta benissimo e non finirà mai di ringraziare quei professionisti che oltre a saper usare la testa e le mani hanno messo in campo un senso di umanità sconfinato.

  “Abbiamo fatto solo il nostro lavoro” quasi si schernisce il primario di Chirurgia che da anni tra mille difficoltà continua egregiamente la sua mission. Quella di un medico di frontiera che ama un territorio e la sua gente spesso dimenticati da Dio e dalle istituzioni. Alle allettanti sirene provenienti da altri lidi, alle promesse di ingaggi faraonici, Iavicoli cocciutamente è voluto restare ad Agnone convinto come non mai che il suo posto è li.

Tra gente semplice fatta in prevalenza da anziani che reclamano solo il diritto ad una sanità efficiente come sancito dalla Costituzione all’articolo 32.
  “So che la mia storia passerà indifferente agli occhi e alle orecchie dei nostri politici che alle priorità dei cittadini antepongono interessi elettoralistici e di bilancio – accusa il signor Di Pietro – ma ho inteso comunque raccontarla affinché prima di compiere azioni scellerate si possa capire realmente l’utilità di questo presidio che resta vitale per l’intera area”.

 Oggi Giuliano Di Pietro è vivo e potrà continuare a gestire la sua azienda zootecnica di ‘Staffoli’.

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