Frana, l'ingegner Pedicini: Tutto l'Alto Vastese è a rischio dissesti. Presto altre strade chiuse

Il professionista di Schiavi commenta gli interventi urgenti sulla sp 212 presi solo dopo un mese di proteste

Adolfo Corropoli
08/01/2014
Attualità
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TORREBRUNA - La minaccia di scaricare un camion di pietre davanti al palazzo della Provincia e l'altra di trascinare l'ente in tribunale hanno sortito il loro effetto. E ieri, pressata mediaticamente e messa all'angolo dalla delegazione di sindaci intervenuta a Chieti, la Provincia ha deciso di riaprire, in tempi brevi, la provinciale 212 per Torrebruna. "Non si tratterà di una riapertura al traffico vera e propria - spiega il sindaco Nicola Petta - ma di un attraversamento su frana". Al di là delle parole e delle formule tecniche ciò che conta è che la provinciale venga riaperta in tempi brevi. Ciò che invece lascia perplessi è che la Provincia si sia interessata alla questione solo dopo le due minacce giunte dai cittadini dell'Alto Vastese. A distanza da oltre un mese dalla frana e dalla chiusura della strada. Ad ulteriore dimostrazione che per godere di normali diritti, come quello ad una viabilità normale, nel comprensorio interno del Vastese bisogna lottare e tirare fuori i denti. Sulla vicenda abbiamo chiesto un parere all'ingegner Roberto Pedicini, originario di Schiavi di Abruzzo, che nei giorni scorsi aveva messo a disposizione della Provincia il suo staff tecnico al fine di contribuire a trovare una soluzione rapida.

Ingegnere Pedicini, allora, le sue parole, rimbalzate su buona parte della stampa locale, hanno smosso qualcosa. Pare che una soluzione, dopo un mese di silenzio, sia stata trovata.

«Credo siano servite solo a smuovere le acque, ma il focolaio della protesta già ardeva da tempo nelle comunità interessate. Io ho avuto modo di rendermene conto quando sono tornato a Schiavi per le festività natalizie, era passato quasi un mese dalla chiusura della strada e gli animi erano già molto surriscaldati. La protesta che è andata in scena qualche giorno fa è figlia di questo sentimento di rabbia della popolazione che vuole delle risposte concrete dalle istituzioni che sono ora chiamate a dare un segno della loro presenza. Sono contento dunque che, come leggo sulla stampa on line, si stia muovendo qualcosa per giungere ad una soluzione, quantomeno temporanea, che possa soprattutto essere funzionale al passaggio dei mezzi di primo soccorso che a questo punto rappresenta la criticità più immediata».

Secondo lei le iniziative che verranno prese, un passaggio su frana a senso unico alternato, sono le più adatte?

«Non conosco esattamente i termini degli accordi presi nell’incontro che c’è stato in Provincia perché non ero presente all’incontro. Comunque da quello che ho potuto riscontrare dai resoconti a mezzo stampa sembra sia stato avvalorato lo spirito dell’intervento che avevo proposto: collaborazione tra tutti gli enti interessati per una soluzione temporanea ed immediata del problema, in attesa di futuri e più corposi interventi di cui l’ente gestore deve comunque farsi carico e che rimangono necessari e urgenti per fermare il movimento franoso e consolidare il versante».

Si è risentito di non essere stato invitato al tavolo delle trattative? In sostanza la sua disponibilità mostrata alla Provincia a mezzo stampa è stata ignorata.

«Assolutamente no. Era un incontro istituzionale tra Amministrazioni al quale non avrei avuto nemmeno titolo ad intervenire. La mia proposta è stata fatta in maniera assolutamente autonoma e spassionata, una volta verificati i fatti e le situazioni sul posto. Ben vengano le decisioni prese per la riapertura della strada, qualunque esse siano.
L’importante in questi casi non è chi stabilisce le decisioni da prendre ed in che termini, l’importante è solo che si prendano le decisioni».

Ormai la protesta di strada è l’unica che funziona? E' normale, secondo lei, che per avere dei diritti come la viabilità bisogna manifestare in strada e minacciare di scaricare un camion di pietre davanti al palatto della Provincia?

«Sicuramente non è la soluzione ideale, ma è naturale che l’esasperazione delle comunità che vivono questo territorio giorno dopo giorno sfoci in qualcosa. Lo stato delle infrastrutture viarie dell’Alto Vastese è purtroppo sotto gli occhi di tutti ed inevitabilmente a breve si tornerà a parlare di altri dissesti, altre frane ed altre strade chiuse.
Ogni infrastruttura viaria ha una sua “vita utile” che può essere allungata sono con interventi di manutenzione programmata. In assenza di tali interventi è inevitabile che si presentino dissesti la cui sistemazione costerà al contribuente sicuramente più di quanto costi la gestione, senza tener conto dei disagi che dovrà sopportare».

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