Come ogni anno l'Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno (SVIMEZ) ha pubblicato il Rapporto nel quale presenta una fotografia abbastanza dettagliata della situazione socio-economica delle regioni meridionali italiane. Ad un esame attento dei dati esposti non sfuggono molti elementi di preoccupazione per tutto il meridione, ma in particolare per il Molise che appare la regione più fragile vista la ridotta dimensione del territorio, la sua conformazione e la scarsa presenza di popolazione. In merito a quanto è avvenuto nel complesso del Sud di Italia, il Rapporto scrive: "ci troviamo di fronte alla contrazione del reddito disponibile per due anni consecutivi, ad ulteriore riprova della inusuale gravità della crisi che stiamo attraversando. Alla compressione del reddito delle famiglie contribuisce il permanere della pressione fiscale, in percentuale del PIL, su valori storicamente elevati". I dati ci mostrano che il PIL, i consumi, il reddito e l'occupazione continuano a scendere, pur con un'attenuazione prevista nel 2014, mentre la disoccupazione e la pressione fiscale continueranno ad aumentare. "Nel biennio 3013-3014 – si legge ancora nel Rapporto SVIMEZ – le nostre stime indicano che il Sud dovrebbe risentire in maniera più ampia della recessione. Se confermate, queste proiezioni allungano al 2014 l'arco temporale nel quale la dinamica del reddito meridionale risulterà inferiore a quella del resto del Paese".
Date queste premesse decisamente negative osserviamo la situazione del Molise nel confronto con le altre regioni meridionali a statuto ordinario e con tutto il Mezzogiorno. Iniziamo dagli aspetti demografici. La nostra Regione ha il più basso tasso di natalità (7,4 per mille abitanti) contro un valore per tutte le regioni meridionali pari all'8,9 per mille abitanti; inoltre ha il più alto tasso di mortalità (11,5 per mille abitanti) mentre la media delle altre regioni meridionali è del 9,7 per mille abitanti. Questi valori danno l'esatta misura del preoccupante invecchiamento della popolazione molisana che, essendo per larga parte anziana, ha ridotto il numero delle nascite ed ha fatto crescere il numero delle morti.
Ciò nonostante il PIL per abitante risulta più elevato delle altre regioni meridionali, ad eccezione dell'Abruzzo che ha un valore ancora maggiore (19.845 euro per il Molise; 21.245 per l'Abruzzo; 17.264 la media del meridione, il valore più basso è della Calabria, 16.460 euro). Questo andamento del PIL dipende dal fatto che il tasso di occupazione del Molise è secondo soltanto a quello dell'Abruzzo e la stessa cosa si verifica per il tasso di disoccupazione. La stessa graduatoria la ritroviamo poi nella voce "Residenti che lavorano al Centro-Nord o all'estero in percentuale degli occupati totali" che rappresentano il 3,3% per il Molise; il 4,6% per l'Abruzzo; il 2,5% per la media del Meridione; il valore minimo è detenuto dalla Calabria con il 2,1%.
Pertanto, possiamo affermare che la nostra regione e l'Abruzzo si avvalgono di una importante quota di emigranti che conservano la residenza nei luoghi di nascita e questa particolare disponibilità fa crescere il PIL e l'occupazione mentre fa diminuire la disoccupazione.
Tuttavia, il Molise ha il primato per quanto riguarda gli emigrati in possesso di laurea, infatti contro il nostro 32,5% l'Abruzzo ha il 29%, la Campania il 22,7%, la Puglia il 28,6%, la Basilicata il 28,7%, la Calabria il 27,1% e la media del Meridione è del 25,0%.
Questo particolare fenomeno ci fa riflettere sul fatto che le famiglie molisane fanno sacrifici per mantenere i figli agli studi ed i benefici lavorativi di questo personale qualificato vengono raccolti dalle regioni del Centro-Nord o addirittura da paesi esteri.
Per quanto riguarda i giovani dobbiamo notare innanzi tutto che il livello di disoccupazione è molto più alto, infatti per le persone al di sotto dei 24 anni il tasso medio di disoccupazione delle regioni meridionali arriva al 46,9, contro il 17,2 che è il tasso di disoccupazione complessivo. In questa classifica il Molise ha un valore del 41,9, quindi inferiore a quello del Mezzogiorno, ma superiore sia a quello dell'Abruzzo (33,0) che a quello della Puglia (41,5); molto al di sopra sono le altre regioni, soprattutto la Calabria (53,5). Il Rapporto SVIMEZ, inoltre, osserva i giovani tra i 15 ed i 34 anni che non lavorano e non studiano in percentuale sulla popolazione di età corrispondente: qui la media del Mezzogiorno raggiunge il 35,7% mentre al Centro-Nord è di quasi la metà, 18,1%. Il Molise ha un valore del 27,1%, superiore a quello dell'Abruzzo, che è del 20,5%, ma inferiore a quello delle altre regioni meridionali dove il massimo è raggiunto dalla Campania con il 38,8%. L'occupazione femminile è decisamente al di sotto di quella maschile, infatti il tasso di occupazione delle donne nelle regioni meridionali è pari a 31,6 mentre quello degli uomini è di 56,2, differenza molto minore è invece nel tasso di disoccupazione che è di 19,3 per le donne e 15,9 per gli uomini. Ciò sta a significare probabilmente che molte donne meridionali una volta perso il lavoro rinunciano a cercarne un altro, quindi escono gradualmente dal mondo del lavoro e non figurano più tra i disoccupati.
Il Molise ha un tasso di occupazione femminile pari a 39,0 inferiore a quello dell'Abruzzo (45,3), ma superiore a tutte le altre regioni tra le quali la peggiore è la Campania con 27,6. Il tasso di disoccupazione femminile è per il Molise di 14,5, superiore a quello dell'Abruzzo (12,5), ma inferiore a tutte le altre regioni tra le quali il valore maggiore è ancora della Campania con 22,3. Situazione assolutamente particolare è quella della Basilicata che ha un tasso di disoccupazione maschile pari a 14,5 e quello femminile pari a 14,4, cioè presenta valori praticamente identici mentre il tasso di occupazione è nettamente diverso (58,0 per gli uomini contro 35,8 per le donne).
Infine il Rapporto SVIMEZ affronta il problema energetico mettendo a confronto gli impianti fotovoltaici, gli impianti eolici e quelli bioenergetici in percentuale sul totale nazionale. Ebbene qui si verifica un fatto straordinario: il 70,9% degli impianti fotovoltaici e l'87,1% degli impianti bioenergetici si trovano nelle regioni del Centro-Nord, mentre il 97,2% degli impianti eolici si trovano nelle regioni meridionali. Inoltre, il record degli impianti eolici è detenuto dal Molise che ha la bella cifra del 24,1% seguito dall'Abruzzo con il 22,1%, mentre le altre regioni sono a livelli molto più bassi.
Dall'esame di tutti questi dati si ricava l'amara conclusione che le popolazioni di Abruzzo e Molise attraverso i sacrifici ottengono ancora risultati economici migliori delle altre regioni meridionali: sia mantenendo i figli allo studio, sia andando a lavorare in altre regioni o all'estero, tuttavia non riescono a migliorare le loro prospettive future visto il progressivo invecchiamento della popolazione che fa crescere il tasso di mortalità e scendere il tasso di natalità. Inoltre, soprattutto il Molise con l'esagerata proliferazione di impianti eolici tende ad impoverire il capitale maggiore di cui è particolarmente ricco: la purezza dell'ambiente, le bellezze naturali e la straordinaria biodiversità.