Giornata della Memoria, medaglia d'onore a Basilio Antonelli deportato nei campi di concentramento

La storia dell'agnonese tornata alla luce grazie alla testimonianza di un compagno d'armi, Giovanni Tucci di Campobasso

redazione
28/01/2014
Attualità
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ISERNIA - La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha disposto il conferimento di una medaglia d’onore a nome di Basilio Antonelli (17/10/1923 - 12/03/1989 ) militare agnonese deportato e internato nei lager nazisti e destinato a lavoro coatto per l’economia di guerra durante il secondo conflitto  +mondiale.

La cerimonia della consegna del riconoscimento ai familiari si è svolta ieri all'interno della prefettura di Isernia. Presente il prefetto Filippo Piritore e diversi rappresentanti delle Forze dell’Ordine e alcuni sindaci della provincia, tra cui quello di Agnone, Michele Carosella. 

I documenti rinvenuti, le lettere scritte dalla prigionia, e la recente testimonianza di un compagno d’armi superstite, Giovanni Tucci di Campobasso, ricordano che Basilio, chiamato alle armi a soli 19 anni, dopo un breve periodo di addestramento  a Santa Maria Capua Vetere (CE), fu  arruolato nel contingente del Regio Esercito Italiano destinato a  presidiare i possedimenti italiani nella Grecia continentale ove arrivò nell’estate del 1943. All’indomani dell’8 settembre, giorno della resa incondizionata alle Forze Alleate, ebbero inizio le ritorsioni dei tedeschi contro i traditori italiani. E Il giorno 9 settembre del 1943, nei pressi di Atene, Basilio veniva catturato, fatto prigioniero dalle forze armate tedesche e deportato  nel campo di concentramento di  Thorn  XX-B  e  trasferito dopo circa  un mese in quello di  Lamsdorf. Successivamente, fino al  gennaio del 1945 proseguì il suo lungo periodo di prigionia in Polonia, a Woikowice , ove fu  obbligato al lavoro coatto  per aver rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Fascista. 
Liberato dalle forze armate russe il 27 gennaio 1945, fu trattenuto a Katowice alle dipendenze dell’armata russa in qualità di cobelligerante, fino ad ottobre del 1945 .

Dato per disperso, ritornò di lì a poco ad Agnone con mezzi di fortuna, denutrito e coperto di soli stracci, riabbracciando i propri cari che  avevano perso ogni speranza di rivederlo.

Per l’occasione la moglie, i figli e i nipoti, ricordano orgogliosi il sacrificio, la forza di volontà e il coraggio del loro congiunto, sempre restio a richiamare alla memoria e a raccontare quella drammatica e disumana esperienza di vita nei campi di concentramento nazisti.

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