Viabilità e disagi, sacerdoti incazzati: Disertiamo le urne

L'abbandono in cui versa l'Alto Vastese irrita anche il clero

di Luigi D'Ettorre
01/02/2014
Attualità
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I residenti dell'Alto Vastese dovrebbero disertare le urne, in massa, come segno di protesta rispetto all'indifferenza mostrata dalla classe politica in questi anni.

La proposta non arriva da un pericoloso sovversivo, ma da un sacerdote, un parroco di montagna, che evitiamo di citare per sottrarlo a rimproveri da parte del suo superiore. 

All’ennesimo disservizio patito dalla popolazione di un territorio già da sempre abbandonato a se stesso e ai suoi problemi (quello che sormonta il fiume Trigno e abbraccia due regioni) è comprensibile e fisiologico che anche un parroco esprima amarezza. Anzi a volte proprio i preti e le parrocchie rimangono gli unici bastioni capaci di far sentire la propria voce alle istituzioni repubblicane. E spesso sono gli uomini di Chiesa che riescono a captare meglio gli umori del popolo e ad avere un grado di libertà e credibilità tali da sferzare la politica e metterla di fronte alle sue responsabilità e inefficienze. A maggior ragione se la loro attività si svolge a stretto contatto con la gente, con i problemi quotidiani, con i drammi di una vita difficile resa ancora più complicata da una crisi economica e occupazionale strutturale, di cui non si vede una via d’uscita credibile. In questo caso la parola dei parroci esce talmente rafforzata che, in un certo grado e in qualche modo, ha il potere di plasmare e orientare i convincimenti e quindi le scelte dei cittadini. Per questo ai futuri candidati alle imminenti elezioni regionali abruzzesi (maggio di quest’anno) dovrebbe suonare un piccolo campanello d’allarme. L’Alto vastese (ma anche il Medio e zone limitrofe) da anni, forse da sempre, rappresenta solo un mero bacino elettorale per politici, amministratori e aspiranti tali, ma non è mai stato centrale nel processo decisionale e nell’implementazione delle politiche pubbliche. Finita la campagna elettorale è stato sempre relegato nel dimenticatoio da una classe dirigente cinica, inefficace e impermeabile alle istanze provenienti dalla “periferia”. E a naso, percependo l’umore di chi abita questo comprensorio, il disagio e la delusione stanno investendo anche chi della prudenza e del perdono ha fatto le coordinate della propria vita, anche in virtù dell’ufficio chiamato a ricoprire.

 

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