Oggi presso il Liceo Scientifico di Agnone Giovanni Paolo I, video conferenza in diretta streaming con gli studenti di un liceo di Prato per parlare dell'Olocausto dimenticato L’olocausto dimenticato racconta l’oblio che per 50 anni ha inghiottito la strage di Rom avvenuta nei campi di concentramento nazisti. In Molise,ad Agnone, presso la struttura di San Bernardino un campo di detenzione dove, oltre agli ebrei, erano rinchiusi anche Rom italiani.
I CAMPI DI INTERNAMENTO IN MOLISEhttp://www.instoria.it/home/campi_concentramento_molise.htm
AGNONE
È allestito nel luglio 1940 nell’ex Convento di S. Bernardino da Siena, di proprietà della Diocesi di Trivento (?), che dopo essere stato abbandonato per un lungo periodo, era stato adibito dal 1931 a Seminario estivo. Ha una capienza di circa 150 posti, sistemati in 7 camere grandi e 9 piccole. Manca l’impianto di riscaldamento.
È diretto da un Commissario di Polizia. La vigilanza è affidata ai Carabinieri, che allestiscono un posto fisso nell’edificio.
All’inizio, gli internati sono solo uomini, appartenenti alle categorie dei sudditi nemici (soprattutto inglesi) e degli ebrei stranieri (soprattutto tedeschi ed austriaci). Successivamente, i primi vengono trasferiti in altri Campi. Nel luglio 1941, anche gli ebrei (57) sono trasferiti ad Isernia , mentre dal Campo di Boiano, che viene chiuso, arrivano il 15 luglio 58 Rom. Da allora il Campo diventa misto (uomini e donne) e accoglie solo rom originari della Jugoslavia, salvatisi dallo sterminio pianificato dagli Ustascia croati.
Da questo momento le condizioni di vita degli internati rom peggiorano notevolmente e soffrono anche la malnutrizione. Anche la libertà di movimento è notevolmente ristretta, mettendo anche delle inferriate alle finestre, in quanto i rom attuano vari tentativi di evasione e spesso venivano alle mani tra di loro, causando risse. Però, quando la CRI effettua una ispezione, il 21 giugno 1943, sia l’alimentazione che le condizioni igienico-sanitarie sono migliorate. Infatti, i rom coltivano l’orto, possono lavarsi con acqua calda tre volte al mese ed un medico effettua periodicamente delle visite. I malati più gravi sono trasferiti all’ospedale di Isernia. Alcuni rom sopravvissuti hanno dichiarato che la vita per loro era abbastanza accettabile, essendo abituati a vivere in condizioni molto precarie.
Dopo l’8 settembre, i Carabinieri liberano gli internati, molti dei quali si uniscono ai partigiani. Altri, invece, rimasti nella zona, vengono catturati dai tedeschi ed impiegati nella scavo di fossati anticarro e nelle deposizione di mine.
BOIANO
È allestito, nell’estate 1940, in un ex tabacchificio, di proprietà della società Saim e situato nella periferia del paese, vicino alla ferrovia. Può accogliere, secondo un rapporto del Ministero dell’Interno, 250 internati normali oppure 300 zingari (rom), alloggiati in tre capannoni, cinti da reticolati e con le inferriate alle finestre, mentre in un altro ci sono la cucina, il refettorio ed altri servizi.
E’ diretto da un Commissario di Polizia e la vigilanza è affidata ai Carabinieri, che allestiscono un posto fisso nel Campo, ed ad alcuni Poliziotti.
I primi internati arrivano nel settembre 1940 e sono soprattutto Rom, cinesi ed ebrei stranieri. Le condizioni di vita sono alquanto precarie, tanto che il 3 febbraio 1941 un rappresentante degli internati si lamenta con l’Ispettore del Ministero dell’Interno per le condizioni antigieniche dei locali e per la qualità e la quantità del vitto.
Iniziano quindi i lavori di ristrutturazione dei capannoni, in cui ci sono anche infiltrazioni di acqua piovana, ma poi si decide, anche su parere dell’Ispettore Generale del Ministero (Rosati) di chiudere il Campo; così, il 15 luglio 1941 i 58 Rom presenti sono trasferiti ad Agnone.
CASACALENDA
È allestito nelle’estate 1940 nell’ex Convitto della Fondazione Caradonio-Di Blasio,ubicato vicino ad un Ginansio-Liceo, nel centro storico. L’edificio dispone di 3 stanze grandi e 9 piccole, con circa 150 posti. La mensa è autogestita.
Vi sono internate solo donne, appartenenti alle categorie dei sudditi nemici (inglesi), degli ebrei stranieri (tedesche e polacche) e degli ex Jugoslavi (soprattutto dal 1942).
La Direzione è affidata ad un Commissario di Polizia, coadiuvato da una Direttrice, mentre la vigilanza è affidata ad alcuni Carabinieri e Poliziotti (con compiti prevalentemente amministrativi). All’assistenza sanitaria provvede un medico del paese e per le visite mediche specialistiche le internate si recano a Campobasso, con la scorta dei Carabinieri
Le internate hanno 3 ore al giorno di libera uscita, nelle vicinanze del Campo.
Il 22 giugno 1943, c’è una visita della CRI. Sono presenti 49 internate e quelle provenienti dalla ex Jugoslavia protestano per l’imposizione del saluto romano e per non poter ricevere pacchi viveri e di altri generi di conforto. La CRI invia al Ministero dell’Interno una copia del rapporto degli Ispettori, chiede maggiore omogeneità di trattamento tra le diverse categorie di internate e versa un assegno di 1.600 lire, da dare alle internate ex Jugoslave affinchè possano acquistare indumenti e supplementi di viveri.
Dopo l’8 settembre, le internate straniere vengono liberate, in base alle disposizioni dell’Armistizio, in attuazione delle quali il Capo della Polizia emana il 10 settembre una Circolare.
ISERNIA
È allestito nelle’ex Convento delle Benedettine, ubicato sulla strada principale della cittadina, con una capienza di circa 120 posti, in 4 camerate al piano terra ed altrettante al primo piano. In verità , la capienza risulta inferiore, in quanto alcuni locali vengono ceduti alla vicina scuola.
La Direzione è affidata ad un Commissario di Polizia (il primo è trasferito per punizione a Casacalenda in seguito alla fuga di due internati stranieri –uno jugoslavo ed un rimeno). La vigilanza è affidata ad alcuni Carabinieri e Poliziotti (con compiti prevalentemente amministrativi).
Gli internati appartengono ad varie categorie:sudditi nemici,ebrei stranieri,ex Jugoslavi, allogeni della Venezia Giulia ed italiani pericolosi.
Nell’estate 1941, è acquisita una sala cinematografica, con il pavimento in legno, nella quale vengono sistemati gli ebrei trasferiti da Agnone, i quali, ben presto protestano per le ristrettezze dello spazio e per le precarie condizioni igieniche e chiedono,il 19 settembre, l’intervento del Nunzio Apostolico (l’Ambasciatore del Vaticano presso lo Stato italiano) per essere trasferiti a Notaresco (Teramo) o a Campagna (Salerno). Il loro trasferimento è sollecitato anche dal Prefetto di Campobasso. Pertanto, dal 9 gennaio 1942, gli ebrei stranieri vengono trasferiti a Ferramonti di Tarsia (Cosenza) ed al loro posto arrivano ex Jugoslavi.
Dopo l’8 settembre, il Campo non è chiuso ed alcuni internati muoiono in seguito al bombardamento della città del 12 settembre.
VINCHIATURO
È allestito in un edificio privato, della famiglia Di Nonno,in Via Libertà , nel centro storico, senza riscaldamento (durante l’inverno sono messe alcune stufe a legna), con una capienza di 50 posti, ma in verità la capienza è inferiore.
Vi sono internate solo donne. Pertanto, accanto a Direttore (che è il Podestà -Sindaco del Comune) vi è una Direttrice (Amalia Vacalucci,una insegnante in pensione).
La vigilanza è affidata ad alcuni Carabinieri ed all’assistenza sanitaria provvede il Medico Condotto del paese.
Le internate sono quasi tutte straniere (ebree, ex jugoslave, prostitute slave) ma ci sono anche alcune antifasciste italiane ed una Rom. Pertanto,la convivenza, sia per il sovraffollamento che per le differenti categorie sociali di appartenenza, è alquanto difficile. Per questo, due internate tentano il suicidio, nell’estate del 1940 e nel gennaio 1942.
Le internate hanno alcune ore al giorno di libera uscita, nelle vicinanze dell’edificio e talvolta possono recarsi in campagna, con la scorta dei Carabinieri. Il giovedì, le cattoliche, possono recarsi in Chiesa per la messa. In inverno, alcune internate, per passare il tempo, insegnano la loro lingua alle altre ed alcune dipingono.
Il 21 giugno 1943, gli Ispettori della CRI visitano il Campo,che è ritenuto idoneo ad accogliere non più di 35 persone. Quindi, su richiesta esplicita della CRI, 10 internate vengono trasferite in altri Campi.
Dopo l’8 settembre, le internate straniere vengono liberate, in base alle disposizioni dell’Armistizio, in attuazione delle quali il Capo della Polizia emana il 10 settembre una Circolare.