Analisi del voto.
Il 22 aprile 2018 è stato la Waterloo non solo del centro sinistra molisano, ma soprattutto del centro sinistra triventino che non è riuscito a mandare sul campo di battaglia neanche un ufficiale. I 134 voti raccolti dal PD con una percentuale miserrima del 5,72% rappresentano il punto più basso di un declino iniziato dal 2013 e che non si è arrestato mai per un’assenza di una linea e ideologia politica, sostituita da un’ammucchiata o, peggio ancora, un’accozzaglia di persone al solo fine di conquistare la meta. Spiace oggi vedere un cognome storico della sinistra molisana, quale quello di Veneziale, mortificato da un voto elettorale che punisce severamente il PD, ma all’intero di esso premia gli artefici di tanto disastro con la loro immeritata elezione. Un giusto risultato sarebbe stata la bocciatura di tutti i consiglieri uscenti, ma la pratica della transumanza, diventata anche patrimonio universale, ha fatto sì che saltimbanchi e funambuli restassero sempre in piedi. Un po’ di pulizia è stata fatta, ma penso che non sarà sufficiente ad invertire la marcia. Spero solo che la sostanziosa presenza all’opposizione dei rappresentanti pentastellati scoraggi gli inciuci vergognosi, visti nel passato. La presenza tra i banchi dell’opposizione del giovane Andrea Greco è comunque una garanzia di serietà e certamente vigilerà sul rispetto delle regole del gioco. Il risultato di Trivento è stato eclatante ed ha dimostrato il fallimento della politica tradizionale; se Trivento potrà avere, per l’effetto della nuova legge elettorale, un suo rappresentate lo si deve solo all’intuizione di un genitore, non nuovo alla battaglie elettorali, che ha spinto nella ressa politica un giovane di 23 anni , come Domenico Ciccarella che ha saputo raccogliere ben 866 preferenze classificandosi come terzo nella lista della Lega. Merito a questo giovane che non ha avuto nessun timore reverenziale nei confronti di chi della politica non ha fatto mai una passione, ma solo un mestiere. Quello che sorprende maggiormente è il fatto che i consensi sono venuti più dall’esterno, avendo il giovane raccolto ben 606 preferenze fuori Trivento, rispetto alle 260 preferenze raccolte nel proprio paese. E’ proprio vero, nessuno è profeta in patria. Trivento, come al solito, è stato lago di pesca sportiva avendo elargito preferenze a manca e a dritta. Sarebbe bastata un po’ più di “ triventinità”, un vocabolo caro al sindaco, per far eleggere in prima battuta sia il candidato legista che quello di “ Orgoglio Molise, l’ing. Fabio Sebastiano, che per pochi voti non è entrato nella fascia di recupero come consigliere regionale, almeno supplente. L’unica novità positiva dell’elettorato triventino sta negli oltre 700 voti presi dal M5S che però non aveva un candidato locale, segnale inequivocabile di una richiesta di cambiamento del modi di fare politica. Penso che su questa base elettorale si possa per il futuro costruire qualcosa di buono per spezzare schemi politici cristallizzati e mummificati. Oggi per i risultati ottenuti sia i rappresentati del centro sinistra che quelli del centro sinistra dovrebbero riflettere seriamente su questa amara riflessione: i primi non sono riusciti neanche a presentare un loro rappresentante, mentre i secondi non sono riusciti ad eleggere nessuno, nonostante la posizione di vantaggio per l’assenza dei primi dalla competizione. Questo significa che in politica più che inventare si costruisce o si prepara il terreno per nuovi raccolti; prima di abbattere le piante che ci sono bisogna preparare le nuove, altrimenti si resta senza frutti. Fortunatamente c’è da dire che per ogni regola l’eccezione c’è; questa volta l’invenzione c’è stata e Trivento forse avrà un suo consigliere regionale , anche se supplente. Io che nel 1991 sono stato il primo triventino ad entrare nel consiglio regionale non posso che essere felice e spero, sempre, da triventino, che in futuro altri ce ne possano essere.
Tullio Farina