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Italiani creduloni: lo rivela una ricerca della IPSOS

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Per favore, nessuno si offenda, ma è un dato di fatto: Gli italiani sono tra i più creduloni al mondo. Lo rivela una ricerca di Bubby Daffy, direttore della sezione inglese dell'istituto internazionale IPSOS, in cui il sondaggista Paglioncelli ricopre il ruolo di responsabile per l'Italia. La tabella della foto ci mostra al primo posto tra i paesi più avanzati, seguiti a ruota da americani degli USA, Francia e Australia. Come al solito, sono i paesi scandinavi quelli meglio attrezzati. Per fare alcuni esempi, gli italiani pensano che :

  1. il 35% della nostra popolazione soffra di diabete; in effetti sono solo il 5%;
  2. sarebbero il 17% le ragazze tra i 15 e i 19 anni che mettono al mondo un figlio; in effetti sono solo lo 0,6%;
  3. sarebbero il 91% i possessori italiani di smatphone; in effetti sono il 66%
  4. sarebbero il 20% i mussulmani presenti sul nostro territorio; in effetti sono solo il 3,7% cioè crediamo di avere più del quadruplo di mussulmani rispetto a quelli reali e pensiamo che siano tutti immigrati.
  5. E così via.

Insomma, il nostro è il Paese con la percezione più distorta dei fatti. Non c'è un solo ambito in cui abbiamo la giusta percezione di ciò che ci succede intorno. Ovvie le ricadute sbagliate su scelte politiche, economiche e sociali. Su questi dati, inappuntabili, si avventano commentatori più o meno interessati.

C'è chi, come Travaglio, non può fare a meno di propinarci un minestrone indigesto  mettendo dentro tutti, vecchi e nuovi governanti, vecchia e nuova informazione: dal PD che, ad esempio, avrebbe cavalcato l'emergenza immigrazione associandola disinvoltamente all'emergenza sicurezza a puro scopo propagandistico, per raccattare un po' di voti o per creare armi di distrazione di massa; a Salvini che drammatizzerebbe il tema degli sbarchi perché nessuno gli chieda conto delle promesse debordanti fatte in campagna elettorale. 

E c'è chi, più seriamente, come Paglioncelli, da puro tecnico, attribuisce questa piaga sociale al livello troppo basso di istruzione e alla informazione oramai incontrollata del "fai-da-te" su Internet e sui social media.

 

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