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L’Europa è a rischio. Non si può tacere o sottovalutare

Intellettuali di tutta Europa hanno stilato un manifesto per svegliare l’anima europea

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Siamo giunti di fronte a una nuova battaglia per la civiltà. Non dobbiamo perdere gli insegnamenti di Erasmo (teologo, umanista e filosofo olandese del XV secolo), del nostro Dante, di Goethe (scrittore, poeta e drammaturgo tedesco del XVIII secolo). e di Comenio (teologo, pedagogista, filosofo, grammatico, scrittore, educatore, insegnante, poligrafo e pacifista ceco del XXVII secolo). Dobbiamo scongiurare l’ascesa di nuovi totalitarismi e il conseguente ritorno di una miseria propria delle epoche buie. Io mi associo a questo appello e sottoscrivo il Manifesto. 

QUESTO IL MANIFESTO PER L’EUROPA

L’Europa è a rischio. Da ogni parte giungono critiche, insulti, defezioni. Basta con la costruzione dell’Europa! Riappropriamoci della nostra « anima nazionale! » . Riscopriamo la nostra «identità perduta!». Questo è il programma delle forze populiste che spazzano il continente. Attaccata dall’interno da falsi profeti, accecati dal risentimento e resi euforici dall’opportunità di trovarsi sotto i riflettori; abbandonata, al di là della Manica e dell’Atlantico, dai due grandi alleati che nel secolo scorso la salvarono due volte dal suicidio; esposta alle manipolazioni vieppiù manifeste del capo del Cremlino, l’Europa in quanto idea, in quanto volontà e rappresentazione, si va sgretolando di fronte ai nostri stessi occhi.

Ed è in questo clima nefasto che nel maggio 2019 si terranno le elezioni europee. A meno che qualcosa non cambi, a meno che qualcosa non intervenga ad arginare la marea che cresce, preme e monta, a meno che in tutto il continente non si manifesti al più presto un nuovo spirito di resistenza, quelle elezioni rischiano di essere le più disastrose che mai abbiamo conosciuto: vittoria dei demolitori; disgrazia di coloro che ancora credono nel retaggio di Erasmo, Dante, Goethe e Comenio; disprezzo dell’intelligenza e della cultura; esplosioni di xenofobia e antisemitismo; un disastro. I firmatari di questo documento sono tra coloro che si rifiutano di rassegnarsi a questa catastrofe annunciata. Sono dei patrioti europei che capiscono come a tre quarti di secolo dalla sconfitta del fascismo e trent’anni dopo la caduta del muro di Berlino siamo giunti di fronte a una nuova battaglia per la civiltà. La loro memoria di europei, la fede in questa grande Idea che hanno ereditato e che custodiscono, la convinzione che questa Idea sia stata, ieri, l’unica forza abbastanza possente da sollevare i nostri popoli al di sopra di loro stessi e del loro passato guerriero, e che essa sola possieda la forza per scongiurare, domani, l’ascesa di nuovi totalitarismi e il conseguente ritorno di una miseria propria delle epoche buie – tutto questo impedisce loro di arrendersi. È da qui che nasce questo invito alla riscossa. La nostra generazione ha commesso un errore. Così come i seguaci di Garibaldi, abbiamo creduto che l’unità del continente sarebbe avvenuta da sola, senza volontà e senza sforzo.

Dobbiamo lasciarci alle spalle questo provvidenzialismo. Dobbiamo abbandonare questa Europa pigra, priva di risorse e di pensiero. Non abbiamo più scelta. Quando i populismi tuonano, occorre volere l’Europa o affondare. Occorre lanciare con urgenza l’allarme contro quei piromani dell’anima e dello spirito che da Parigi a Roma, passando da Dresda, Barcellona, Budapest, Vienna o Varsavia, giocano con il fuoco delle nostre libertà. Poiché è di questo che si tratta: dietro la strana sconfitta dell’Europa che si profila all’orizzonte, dietro a questa nuova crisi della coscienza europea che si accanisce a demolire tutto ciò che ha reso le nostre società grandi, nobili e prospere, vi è il tentativo – a cui dagli anni Trenta in poi non si era mai assistito – di mettere in discussione la democrazia liberale e i suoi valori.

L’appello è firmato daVassilis Alexakis ( Atene), Svetlana Alexievich ( Minsk), Anne Applebaum ( Varsavia), Jens Christian Grøndahl ( Copenaghen), David Grossman ( Gerusalemme), Ágnes Heller ( Budapest), Elfriede Jelinek ( Vienna), Ismaïl Kadaré ( Tirana), György Konrád ( Debrecen), Milan Kundera ( Praga), Bernard- Henri Lévy ( Parigi), António Lobo Antunes ( Lisbona), Claudio Magris ( Trieste), Ian McEwan ( Londra), Adam Michnik ( Varsavia), Herta Müller ( Berlino), Ludmila Oulitskaïa ( Mosca), Orhan Pamuk ( Istanbul), Rob Riemen ( Amsterdam), Salman Rushdie ( Londra), Fernando Savater ( San Sebastián), Roberto Saviano ( Napoli), Eugenio Scalfari ( Roma), Simon Schama ( Londra), Peter Schneider ( Berlino), Abdulah Sidran ( Sarajevo), Leïla Slimani ( Parigi), Colm Tóibín ( Dublino), Mario Vargas Llosa ( Madrid), Adam Zagajewski ( Cracovia).

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