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Il centrodestra conquista l'Abruzzo, Marsilio governatore, crollo M5s, sotto il 20%,Centrosinistra oltre il 30

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Nonostante si sia trattato di un voto “isolato”, l’affluenza non è stata troppo bassa. Gli elettori che si sono recati alle urne sono stati il 53,1% degli aventi diritto, in calo di oltre 8 punti rispetto alle precedenti Regionali (nel 2014). In quell’occasione, però, nello stesso giorno si votò per una tornata elettorale nazionale piuttosto importante (le Europee) e per il primo turno delle Amministrative in diversi comuni. Inoltre, cinque anni fa si era in un periodo dell’anno differente (fine maggio) e decisamente più “agevole” per l’esercizio del voto.

 

Di certo non si sono viste folle oceaniche recarsi ai seggi, ma nemmeno si è trattato di elezioni “fantasma” come le suppletive nel collegio uninominale di Cagliari di qualche settimana fa. Né si tratta di un tasso di partecipazione basso come quello che riguardò le Regionali dell’autunno 2014, quando l’affluenza si tenne nettamente sotto il 50% (addirittura fermandosi al 37% in Emilia-Romagna). Insomma, il voto in Abruzzo è stato un test politico da non sottovalutare.

 

2. RISULTATI

 

La vittoria, netta, è andata a Marco Marsilio, candidato della coalizione di centrodestra. Secondo le ultime proiezioni SWG (mentre scriviamo, lo scrutinio è ancora molto indietro) Marsilio avrebbe ottenuto oltre il 47% dei voti, staccando di 17 punti Giovanni Legnini, ex vicepresidente del Csm e candidato presidente della coalizione di centrosinistra. Terza con il 20% dei voti Sara Marcozzi, candidata (come 5 anni fa) del Movimento 5 Stelle. Stefano Flajani, candidato di CasaPound, avrebbe ottenuto meno dell’1% dei voti.

 

Marsilio ha vinto con ampio margine, riportando il centrodestra al governo della regione dopo la vittoria, nel 2014, di Luciano D’Alfonso (centrosinistra), nonostante alle Politiche dello scorso anno la prima forza politica sia stata il Movimento 5 Stelle, arrivato a sfiorare il 40% dei voti. Le polemiche che in campagna elettorale avevano riguardato Marsilio, “reo” di non essere abruzzese al 100%, non gli hanno impedito di diventare il primo governatore in quota Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni, nato nel 2012 da una scissione del PDL, fino ad oggi non aveva mai visto un esponente diventare Presidente di una Regione.

 

Con questa vittoria, peraltro, l’Abruzzo si conferma la regione “swing” per eccellenza: dal 1995 ad oggi, ossia da quando è stata introdotta la legge elettorale maggioritaria (seguita pochi anni dopo dall’introduzione dell’elezione diretta del Presidente), l’Abruzzo non ha mai confermato la maggioranza uscente in occasione delle Regionali. Per di più, in tutte le precedenti elezioni regionali, l’Abruzzo aveva rispecchiato – se non addirittura anticipato – le tendenze politiche nazionali.

3. LO SFONDAMENTO DELLA LEGA E IL CROLLO DEL M5S

 

Nel voto alle liste emergono forse le indicazioni più clamorose di queste elezioni. Il primo partito, un po’ a sorpresa, diventa la Lega di Salvini, che raddoppia il risultato (già buono) ottenuto alle Politiche 2018 superando il 26% dei consensi. Risultato importante ma non ottenuto a scapito degli alleati, se è vero che Forza Italia non scompare (pur scendendo sotto il 10%) e che Fratelli d’Italia (partito di Marsilio) ottiene un buon risultato, sopra il 5%.

 

Nel consenso, la coalizione di centrodestra supera abbondantemente il 40%. Decisamente deludente è invece il risultato del Movimento 5 Stelle, che si ferma intorno al 20% (forse persino sotto): non solo rispetto al – quasi – 40% conquistato lo scorso 4 marzo in Abruzzo, ma persino rispetto al 21,4% ottenuto 5 anni fa, nel giorno in cui il PD di Renzi esplodeva al 40,8% sul piano nazionale. Il confronto è ancora più impressionante se si tiene conto dei voti assoluti: secondo una nostra stima, basata sulle proiezioni di SWG, in meno di un anno in Abruzzo i 5 Stelle sarebbero passati da oltre 300 mila voti a meno di 130 mila, perdendo quasi 6 voti su 10. continua qui

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