Negli uffici tecnici delle Province ci sono migliaia di documenti che promettono di trasformarsi in ponti, strade, scuole. Sono i progetti delle opere infrastrutturali da realizzare, necessarie per la comunità, ma bloccate in attesa di finanziamenti. Se ne contano 1.561, ma il loro numero varia da regione a regione, con Emilia Romagna (189), Lombardia (187) e Lazio (180) in testa e Molise e Basilicata in coda, con soli 19 progetti da realizzare nell’arco del biennio 2019-2020. A pubblicare le stime è l’Unione delle Province d’Italia, che ha effettuato un monitoraggio su 76 province appartenenti alle Regioni a statuto ordinario. Il fabbisogno totale stimato è di 2 miliardi e 318 milioni. Le risorse, però, non arrivano.
Si dice che chi ben comincia è a metà dell’opera. In parte è vero. In Italia, infatti, si impiega più tempo nella progettazione dell’opera che nella realizzazione della stessa.
In Sicilia ci vogliono circa 3 anni per progettare un’opera e 1 per attuarla, mentre il rapporto in Lombardia è di circa 2 a 1. Dietro ai progetti ci sono società di ingegneria, liberi professionisti e uffici tecnici completamente dedicati a questa attività. Alla fase di progettazione, la cui durata media oscilla tra 2 e 6 anni, seguono quelle dell’affidamento, per cui occorrono tra 5 e 20 mesi, e dei lavori, con tempi che variano tra 5 mesi a 8 anni.
Quanto tempo ci vuole per realizzare un’opera infrastrutturale?
Il tempo di attuazione delle opere infrastrutturali è pari a 4 anni e 5 mesi circa in media, ma cresce progressivamente al crescere del valore economico dei progetti: si va da meno di 3 anni per i progetti di importo inferiore ai 100 mila euro, a 12,2 anni per quelle tra i 50 e i 100 milioni di euro, a 15,7 anni per i grandi progetti dal valore di oltre 100 milioni di euro.
Il tempo dipende inoltre dal settore. Per infrastrutture importanti nel settore dei trasporti, come porti, aeroporti e stazioni, ci vogliono 6,8 anni; per costruire una strada ce ne vogliono 4,5; per gli interventi nel settore dell’edilizia, come case popolari o scuole, si impiegano 3 anni e 8 mesi.
Ci sono poi grandi differenze tra regioni. In Basilicata e in Molise, in media, ci vogliono 5 anni e 7 mesi per realizzare un’opera, mentre in Emilia Romagna e Lombardia i lavori vengono ultimati almeno un anno prima. I tempi sono più lunghi al Sud e più brevi al Nord, ad eccezione della Liguria, più simile sotto questo aspetto alle regioni del meridione.
Perché ci vuole tanto?
Secondo il presidente dell’UPI e sindaco di Ravenna Michele De Pascale, le problematiche riscontrate dalle province nella realizzazione delle opere infrastrutturali sono essenzialmente 3:
- 1) la carenza di risorse. I fondi sono pochi e, quando ci sono, non si riesce ad avere una pianificazione degli investimenti seria e costante.
- 2) la mancanza di personale dedicato alla progettazione. C’è la necessità di ripristinare le assunzioni negli uffici di progettazione, dopo anni di blocco.
- 3) la burocrazia. Con intenti nobili, come il contrasto alla corruzione e la trasparenza, spesso si produce una quantità di adempimenti tale da rallentare tutto il lavoro.
La burocrazia fa perdere la metà del tempo
È proprio la burocrazia a incidere in media per il 54,3% sui ritardi di consegna, per un totale di circa 2 anni su 4,4 totali. Nel suo rapporto 2018 sui tempi di attuazione delle opere pubbliche, l’Agenzia per la Coesione Territoriale parla di “tempi di attraversamento”, cioè dei tempi che se ne vanno nell’espletamento di tutte quelle attività amministrative necessarie a passare da una fase all’altra.
Per non parlare, poi, del tempo che passa prima della pubblicazione dei cosiddetti decreti attuativi. Il risultatodi tutte queste problematiche è una grande incertezza.“Dal momento in cui le risorse vengono pianificate a quello in cui vengono messe nella disponibilità degli enti locali possono passare anni”, afferma il presidente dell’UPI De Pascale. L’Italia, dunque, è un cantiere sempre aperto, eppure statico. Può capitare, così, di imbattersi in una strada i cui lavori siano appena stati avviati, tornare sul posto due anni dopo e trovare tutto meravigliosamente come lo si era lasciato.