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Mozione di sfiducia, il finale previsto è andato in scena: Toma resta in sella e cavalca più forte di prima

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Con 8 voti a favore ( Movimento Cinque stelle e Pd), l' astensione di Michele Iorio e 12 voti compatti della maggioranza non passa la mozione di sfiducia a Donato Toma presidente della Regione. 
 
Bisogna innanzitutto dire che gli unici due interventi critici tra chi ha votato la fiducia sono stati quelli dei consiglieri Andrea Di Lucente e Salvatore Micone. 
 
Gli unici con la memoria lunga nel ricordare che il centrodestra ha avuto dei problemi. In particolare hanno avuto da ridire nei confronti dei segretari di partito del centrodestra. In primis Forza Italia con la coordinatrice Tartaglione che è stata accusata di pensare prima allo scacchiere e poi al proprio partito. 
 
In particolare Di Lucente ha anche sostenuto che una mozione con le firme del centrodestra e quando lo dice il centrodestra la avrebbe votata. 
 
Critico in mattinata anche Michele Iorio che ha deciso di astenersi.  Tra le notizie del giorno spicca anche il non intervento di Aida Romagnuolo, futura assessora stando ai bookmakers, che ha preferito (forse più coerentemente degli altri) di tacere e votare per Toma.
 
Il resto è uno spettacolo già visto. La mozione di sfiducia ha compattato la maggioranza di centrodestra. Anche se attraverso l' equilibrio della rana bollita, come sottolineato nell'intervento di Vittorio Nola del Movimento Cinque stelle. 
 
Toma ne esce più forte. E sono state proprio le opposizioni a rendere possibile l' impensabile. Forse aspettare il possibile rientro dei surrogati sarebbe stata una mossa più sicura se si puntava ad elezioni. 
 
Invece quello che è apparso ai nostri occhi è un modello di opposizione funzionale alla maggioranza. Con l' obiettivo comune di tirare a campare fino a quando non saranno certi i prossimi obiettivi e le prossime campagne elettorali.
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