Una sferzante e impietosa critica alla politica odierna arriva dal prof Tullio Farina di Trivento, ex sindaco e ex consigliere regionale. Parte da una analisi, quella sui politici e la politica praticata alcuni anni orsono, quando chi sbagliava veniva "posto in quarantena", a quella praticata dai politici attuali.. Sotto la sua mannaia finiscono in particolare i politici dell'ultima ora che cambiano con nonchalance casacca, spostandosi ora a destra , ora a sinistra, al centro,salendo di volta in volta sul carro che all'uopo risulta in quel momento vincente, ma anche gli elettori dalla sua analisi non risultano essere migliori dei politici che adoperano simili metodi. I salti della quaglia dei vari personaggi sempre in auge, vengono accompagnati da pacchetti controllabili di voti che il prof definisce: "Pratica melmosa e appiccicosa". Commento oltremodo pertinente quello del Prof Tullio Farina in un momento in cui molti elettori sono chiamati alle urne, il 20-21 settembre 2020, per le elezioni amministrative, si vota in ben sei regioni importanti italiane e in molti comuni compresi i 20 molisani. La pratica politica denunciata dal prof Farina purtroppo oramai è pratica generalizzata applicata sia ai livelli nazionali che nei piccolissimi comuni.
Di seguito
"Politica nuova o politica della preistoria ? Oggi in molti parlano di cambiamento copernicano nel modo di fare politica. Certamente sarà vero, ma bisogna analizzare le forme gli effetti di tale cambiamento e i suoi risultati. C’è da premettere che la politica della prima repubblica una morale la teneva, anche se molte volte era praticata in modo sbagliato, mentre la politica di oggi una morale non la tiene più, essendo solo cinica , opportunista e trasformista
. Nel modo di fare politica di ieri quando qualcuno cambiava casacca, veniva messo in quarantena per parecchio tempo e tenuto alla larga da tutte le forze politiche; al contrario oggi viene corteggiato e stimolato da tutti a scendere da un treno per salire su un altro che marcia nella direzione opposta. Pertanto quotidianamente si assiste a pseudo personaggi politici,grandi o piccoli che siano ,ministri , parlamentari vari , presidenti di Regione , consiglieri regionali , sindaci , assessori comunali e via dicendo, terminare un periodo di legislatura a sinistra per poi vederli immediatamente presentarsi a destra o viceversa con una naturalezza e faccia tosta da premio oscar.
Sorridenti e beati e felici si ripropongono al giudizio degli elettori non giustificandosi per niente, perché sanno che il loro consenso elettorale non è dovuto alla loro inesistente attività politica ma è la sommatoria di voti di cricche amicali e parentali, che al momento opportuno vengono richiamate a raccolta, come i reduci combattenti.
E forti di questo consenso cieco ed interessato galleggiano su quella macchia oleosa di voti che, a secondo lo spirare del vento, li trascina ora a destra ora a sinistra, sempre pronti a farli trovare dalla parte dei vincitori. Per questi soggetti stare in politica vuol dire solo far parte sempre e solo della maggioranza, come se senza di loro non si possa amministrare. Quado si toglie loro il cavalluccio a dondolo della carica non si divertono più. Per rifarsi alla letteratura sono tutti guicciardiniani, oltre che macchiavellici.
Ironia della sorte poi i primi a mettere sotto accusa la politica e gli eletti deleteri di essa , con la pratica del populismo, sono proprio quegli elettori che, al momento delle elezioni, invece di esprimere il voto politico sul risultato precedentemente ottenuto da questi funamboli della politica continuano a votare per parenti , amici , compari vari perché non possono fare a meno o per aver avuto il favore di turno ricevuto, magari anche dovuto, ma fatto passare come grande impegno personale.
Nessuno di questa tipologia di elettori si è chiesto mai o si chiede il perché ad ogni elezione viene tirato a destra o sinistra dalla decisione dell’eletto, che sotto i baffi se la ride di avere truppe cammellate amorfe e silenti a sua disposizione, sempre pronte ad assecondarlo. Fino a quando il voto sarò dato sulla base di questa pratica melmosa ed appiccicosa le cose non cambieranno mai e buona parte di quegli elettori, che votano nel modo sopra descritto, quando protestano sono come quelli che buttano il fango che poi ricade sulla loro testa
In buona sostanza, spiegato in modo rude e semplice, questo è il modo di fare politica di oggi che permette ai faccendieri e spregiudicati vari della politica di stare non solo sempre a galla per condizionare in modo negativo ogni possibile cambiamento, ma anche di proporsi come tribuni della plebe, perché alla sfacciataggine non c’è mai un limite. Pertanto altro che cambiamento politico, si è tornati all’età della pietra"
Tullio Farina