Nei pressi di Fontesambuco , frazione di Agnone si è creato un grosso squarcio in un terreno. Dalla foto copertina si osserva il tratto di terreno staccatosi dal corpo del territorio ed è presente una quercia secolare posta ai margini estremi della frana, le cui radici sono esposte, pena la morte di questo albero secolare. La natura non ha bisogno dell'uomo, l'uomo invece si, ma spesso la distrugge e gli appezzamenti di terreno se abbandonati o utilizzati dall'uomo in maniera impropria, rischiano il degrado,
Sono 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l'82% del totale (dati Coldiretti). Una fragilità che risulta particolarmente elevata in regioni come Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d'Aosta e nella Provincia di Trento, dove il 100% dei comuni è classificato a rischio, seguite da Marche e Liguria (col 99% dei comuni a rischio) e da Lazio e Toscana (col 98%). Ma la dimensione del problema è ovunque preoccupante.
Frane, smottamenti e piene. Il paese ha il primato di paese a maggior rischio dissesto idrogeologico.
In pochi decenni in Italia sono dimezzati gli agricoltori nelle aree marginali. Negli ultimi 30 anni sono stati abbandonati 3 milioni di ettari di terreno coltivato, un'area che corrisponde alla superficie delle regioni Sicilia e Val d'Aosta insieme.
Tutte le coltivazioni in genere, incidendo sul regime delle acque, favoriscono la protezione dell'ambiente.
In questo caso specifico, a detta degli esperti, la frana è stata causata da una coltivazione del terreno non idonea alla tipologia di quel suolo. Il nostro territorio, non si presta a coltivazioni intensive per le quali i terreni vengono sottoposti ad arature traumatiche con i potenti, moderni mezzi che favoriscono il dissesto idrogeologico.
Gli esperti affermano altresi che bisognerebbe mirare alla consevazione di quella flora naturale locale come i canneti, i ginestreti. La ginestra dopo aver colonizzato e migliorato i terreni nudi o degradati, lascia spazio ad altre specie, che altrimenti da sole non riuscirebbero a svilupparsi. Ha quindi un’importante funzione in ambito forestale, inoltre i ginestreti si oppongono allo smottamento
In molti casi, la degradazione del territorio è il risultato diretto della cattiva gestione del suolo. Il conseguente calo della vegetazione e dei suoi sottoprodotti (quali mangimi, fibre, carburante e sostanze medicinali) ha un effetto negativo sulla produttività del terreno, sulla salute umana e animale, e sulle attività economiche. Al contrario, la copertura vegetale, specialmente se fitta e in buona salute, non solo protegge il terreno dagli agenti erosivi come il vento e l’acqua, ma può anche migliorarne la produttivitÃ
Gli esperti affermano altresi che i nostri terreni andrebbero utilizzati per la coltivazione del foraggio e a pascolo. Si tende,quindi, a forzare la natura, con mezzi leciti e poco leciti, con la conseguente inevitabile distruzione da parte dell'uomo di tutte quelle barriere naturali che salvaguardano l'inestimabile patrimonio naturalistico, ambientale, faunistico altomolisano .