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Case rifugio in Molise, La Selva replica alle accuse: non sono razzista. Befree e Dire: il giudizio espresso è superficiale

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Sono basita per la strumentalizzazione e per la mancanza di buon senso che donne che si occupano di ridare dignità alle donne vittime di violenza hanno fatto, di quanto da me affermato durante la trasmissione “Conto alla rovescia”. Sono stata accusata di aver attaccato la Convenzione di Istanbul che fonda i principi di azione alla prevenzione e al contrasto della violenza, ma forse l'art. 23 "…creazione di rifugi adeguati facilmente accessibili per offrire un alloggio sicuro alle vittime e in particolare le donne e i loro bambini e per aiutarle in modo proattivo……" non è stato sempre ben interpretato , mi sembra di aver detto che il CAV di cui sono la Responsabile adotti questo tipo di strumento, dicendomi contraria a quelle Case rifugio che tolgono dignità sociale ed economica alle donne che in un momento così difficile, sono costrette a lasciare le proprie case con i propri figli e condividere la loro quotidianità ed intimità con altre donne, di altre culture, ovvero pensieri, tradizioni, religioni e abitudini diverse e a volte in contrasto. Io da donna, non vorrei questo, anche perché immagino quanto possa essere difficile la convivenza in generale, nel particolare caso lo so per certo perché ho raccolto i racconti di tante donne vittime di violenza.

Ogni essere umano ha diritto di sentirsi libero e di vivere come la maggior parte noi vive, ovvero con i propri cari, con le persone che amiamo e mi sembra che chi mi ha attaccata non viva in alloggi condivisi con estranei! Darmi della razzista è stato alquanto azzardato in quanto ogni giorno condivido parte della mia esistenza con persone di altre nazionalità e chi ancora oggi usa questo termine improprio dimentica che la razza è una, quella umana ed io da 7 anni gratuitamente, metto a disposizione il mio tempo a tutte quelle donne che si rivolgono al Centro di cui sono la Responsabile, senza distinzioni e discriminazioni di alcun tipo. Aggiungo che ci sono Regioni dove le Case rifugio sono villette bifamiliari e mini appartamenti con spazi comuni riservati per momenti di condivisione proattiva per le donne ed i propri figli.

Mi meraviglia inoltre sapere ormai da anni che proprio nella nostra regione esista una casa rifugio all'interno di un condominio conosciutissimo e sapere che due Centri Antiviolenza non rispettano il requisito della privacy e soprattutto sono accessibili ai maltrattanti. Concludo, in qualità di Presidente della Commissione per la Parità e le Pari Opportunità della regione Molise, ruolo che mi impegna, da circa due mesi e che utilizzerò affinché i Centri Antiviolenza e le Case rifugio rispettino realmente nei fatti le prescrizioni della Conferenza Stato Regioni del 2014 e della Convenzione di Istanbul, avendo conoscenza del territorio dove le donne non sempre vengono ricevute nella privacy e in luoghi dove non è consentito l'accesso ai maltrattanti e insieme a tutta la Commissione lavoreremo per promuovere in partenariato con altri Soggetti il lavoro delle donne.

Le donne che mi hanno aggredita hanno utilizzando un ruolo istituzionale che ricopro ma che non mi dà diritto di entrare così da vicino nel merito della violenza sulle donne come me lo dà la conoscenza diretta del fenomeno da responsabile di un Centro Antiviolenza. Ho ricevuto consensi, soprattutto da donne straniere e specificarlo mi crea imbarazzo, tanto da portare la signora Oria Gargano ad eliminare o limitare le sue affermazioni ad un gruppo social ristretto, gesto alquanto ambiguo e poco corretto. Si è alzato un polverone solo perché pretendo di dare alle donne vittime di violenza lo stesso agio che ognuno di noi al diritto di avere? O perché ho detto che queste donne prendono meno degli stranieri e pertanto parliamo tanto di accoglienza ma in entrambi i casi vogliamo far vivere queste persone con 2/3 euro al giorno?

Campobasso, 17/05/2021

Cav. Dr.ssa La Selva Maria Grazia

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