Caro Direttore,
non so se i primi cittadini dell’Alto Vastese siano “in grado di intendere e di volere”, come giustamente tu ti interroghi nella chiosa del tuo articolo di qualche giorno fa intitolato “Chiudono l’ospedale, fatelo sapere ai sindaci dell’Alto Vastese”, concedendogli in questo modo il potenziale beneficio della “irresponsabilità” per le proprie azioni.
La tua è evidentemente una provocazione giornalistica, ma io penso invece che mai come oggi la classe politica locale andrebbe inchiodata alle proprie responsabilità, prima fra tutte la “responsabilità” di non essere stata capace di incidere (e di continuare a non farlo) in qualsiasi scelta, decisione, azione che vada oltre il “recinto” (invisibile ed inesistente) del proprio territorio comunale.
E’ evidente a chiunque abbia una pur minima esperienza nel campo delle politiche territoriali come l’Alto Vastese sia considerato un territorio “residuale” in tutti i documenti di programmazione e di pianificazione territoriale: che si vada dal Quadro di Riferimento Regionale (QRR) al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), passando per tutti gli strumenti di programmazione degli interventi in campo di infrastrutture e servizi, è fin troppo palese l’assenza di una visione strategica per questo “territorio di confine”.
Non credi che ciò dovrebbe bastare per certificare il totale fallimento della classe politica locale?
Non è questa la sede per entrare nel merito delle questioni, che andrebbero probabilmente discusse approfonditamente, trovando il modo e l’occasione per mettere insieme le migliori energie professionali ed intellettuali che pure quel territorio ha espresso e continua ad esprimere: penso però che ormai sia evidente per tutti (anche per i più recalcitranti) che il confine regionale tra Abruzzo e Molise non possa e non debba più costituire in alcun modo “barriera” per azioni comuni e convergenti tra i rispettivi territori e che i “recinti” comunali siano ormai (a mio giudizio già da qualche decennio) più che inadeguati per affrontare la grandissima parte delle questioni riguardanti l’amministrazione e il governo del territorio: quindi, per tornare al problema che hai posto nel tuo articolo, a me pare semplicemente ovvio che l’ospedale di Agnone dovrebbe (come, d’altronde, nei fatti e nella pratica è stato per decenni) essere considerato dai comuni dell’Alto Vastese come il “proprio” ospedale.
Ma tu con il tuo articolo sei andato al nocciolo della questione: è un problema innanzitutto di capacità e di volontà (io direi di convinzioni o di “convincimenti”) e (aggiungo io) fino a quando l’Alto Vastese (e non solo) sarà amministrato/governato da una classe politica che ha assunto (e assume) come orizzonte del proprio impegno politico la gestione dell’esistente, con l’implicita convinzione che si tratti di un territorio destinato a morte naturale, c’è ben poco da essere ottimisti.
Ma forse qualcosa sta cambiando: da una parte le condizioni di contesto (la profonda crisi in corso dell’attuale sistema politico) potrebbero essere di aiuto per favorire un ricambio consistente della classe politica anche a livello locale, dall’altra il fatto che quando le condizioni di vita (principalmente in termini di riduzione dei servizi sanitari e socio-assistenziali) diventano davvero critiche è possibile uno scatto di reni da parte di chi subisce gli effetti delle scelte sbagliate e delle inadeguatezze di chi amministra.
Chissà che questo possa favorire un’assunzione diretta di responsabilità da parte delle migliori energie che quel territorio ha espresso e ancora esprime, tale da costituire elemento a cui guardare con speranza per un’inversione di rotta e di tendenza?