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Per l'Alto Molise c'è speranza, è un posto perfetto per crescere i figli

La reporter e scrittrice Raffella Milandri spiega il perché

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Anche la Milandri dice: per l’Alto Molise c’è speranza.
Da tempo noi di www.altomolise.net seguiamo le vicende della Transiberiana d’Italia e, proprio in virtù di questa scelta, vi abbiamo comunicato che il prossimo 16 dicembre il convoglio ripartirà alla volta dei magnifici territori che hanno reso famoso questo tratto di ferrovia. A bordo del treno questa volta ci sarà una guest star in campo di esplorazioni; stiamo parlando di Raffella Milandri viaggiatrice solitaria, scrittrice, fotografa nonché attivista per i diritti umani dei popoli indigeni. Raffaella, infatti, ci ha raccontato di essere cresciuta leggendo, tra gli altri fumetti, Tex, che era per l’appunto il capo Navajo. Una volta cresciuta è entrata in contatto con questa popolazione e né è rimasta affascinata: i Navajo non hanno risentito del tempo e sono rimasti fortemente legati alla loro terra, le tradizioni e la spiritualità. Da lì ha iniziato a viaggiare per conoscere altre popolazioni; si è scontrata poi con quelle logiche di mercato che spingono multinazionali e imprenditori a rubare ed espropriare le terre ancestrali di popolazioni come i Pigmei, i Boscimani ed altre che sono a serio rischio di estinzione. La Milandri perciò trova che sia di fondamentale importanza sposare le cause di queste tribù poiché ritiene che “In fondo anche noi eravamo un insieme di tribù indigene, prima del progresso e della fusione nel popolo italico, che tuttavia mantiene squisite differenze e tradizioni tutt'oggi. Se non siamo in grado di difendere i nostri popoli fratelli, potremo mai difendere noi stessi?”
È chiaro che la reporter sia una donna di cultura, una donna di mondo dunque ci siamo chiesti cosa ci farà mai a bordo della Transiberiana d’Italia?
“Sono stata contattata dallo staff della TransIta è ho creduto da subito nel progetto poiché raccoglie quei valori in cui credo: amore per la tradizione, la gente e la storia. Trovo che in questo momento durante il quale la cultura e le tradizioni sono in continua decadenza, un’iniziativa come questa sia lodevole. La globalizzazione non è sinonimo di progresso, ma anzi è  una gomma magica che cancella identità e peculiarità fondamentali”
Con una risposta così esauriente, quindi, ci siamo incuriositi e abbiamo voluto sentire la sua, per così dire, riguardo lo stato attuale dell’Alto Molise e le abbiamo chiesto: Raffaella lei è al corrente che le scelte politiche degli ultimi anni abbiano contribuito ad un lento e costante flusso emigratorio che ha fatto si che questi territori possano divenire delle ghost town? Cosa né pensa?
“Il problema dell’Alto Molise è un problema diffuso nell’entroterra di molte province italiane; la ricerca di lavoro provoca questa emorragia di giovani; l’”indigeno italiano” è colui che abita nei paesi al di fuori delle grandi città spersonalizzanti e che è caratterizzato dalla cordialità, la semplicità. L’Alto Molise, ad esempio, è un posto perfetto per crescere dei figli.”
C’è una speranza quindi? Esiste una soluzione a questo problema?
“Si. C’è speranza. Azioni come questa intrapresa dalla TransIta Onlus possono dare frutti, purchè vengano sostenute dalla gente e dalle istituzioni. Tanto amore per la terra, determinazione e la scelta del noi anziché quella dell’io sono la chiave per il futuro di queste zone.”

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