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Libri, Tanzj svela il suo 'oceano ingordo dei pensieri'

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AGNONE. A tu per tu con Francesco Paolo Tanzj il prof. scrittore
È un noto professore agnonese, altresì uno scrittore conosciuto per la sua carriera letteraria nei salotti intellettuali capitolini, una città nella quale è nato, cresciuto e formato accademicamente prima di iniziare una serie di traslochi che lo hanno condotto qui ad Agnone.
Per chi non lo avesse ancora capito stiamo parlando di Francesco Paolo tanzj.
La sua è una carriera letteraria lunga che lo ha portato a 5 raccolte di poesie e due romanzi letterari; un percorso culturale, quello del prof, che lo ha condotto anche a numerose premiazioni tra le quali il Montale, il Bancarella, l’Histonium e infine quella del Premio Jovine per la poesia. Ed è proprio da questo concorso che viene fuori L’oceano ingordo dei pensieri, una raccolta antologica di tutte le sue opere dall’esordio, nel 1967, ai giorni nostri.
Abbiamo quindi chiesto a Tanzj, che ora sta presentando questo volume  in giro per l’Italia, di incontrarci e lui ha accolto la richiesta con entusiasmo invitandoci a casa sua.
Ci troviamo quindi nel suo salotto. Lo scenario creatosi, credeteci, è da film: la luce del sole irradia il viso del prof e il mio taccuino e mentre sfoglio il quaderno per iniziare il colloquio, Draghetta, uno dei cani dello scrittore, mi osserva curiosa.
Iniziamo proprio con il volume in questione: L’oceano ingordo dei pensieri. Ci spieghi un po’ la storia di questa raccolta e, soprattutto, il titolo.
“Bé, dopo aver vinto il Premio Jovine, l’edizione Arte e Scrittura di Roma ha deciso di pubblicare questa raccolta, frutto di una scelta critica ad opera di Giorgio Patrizi e Giulio De Jorio Frisari, che ripercorre cronologicamente la mia evoluzione poetica. Per quanto riguarda il titolo, esso allude alla voglia di accumulare una serie di pensieri e sensazioni come un oceano, per l’appunto, che ti travolge e ti trascina.”
Insomma un vortice di sentimenti che uno dopo l’altro  ti affascinano e quindi ti rendono sia partecipe che schiavo dello stesso pensare. A questo punto ci sorge spontanea una domanda: perché il professore?
“Ho sempre nutrito una passione per le materie umanistiche, quindi oltre che la voglia di trasmettere questo mio amore, ho pensato che la scuola fosse l’unico canale per mezzo del quale sarei potuto restare in contatto con una cultura in continua evoluzione. La passione è la parola chiave della mia intera vita: tutto ciò che ho fatto è stato per passione.”
Trasmettere l’amore per il sapere è compito arduo e, soprattutto, di grande responsabilità; a tal proposito la sua è una scrittura impegnata?
“Si. La mia è una scrittura che si collega all’impegno civile che è una componente fissa nei miei testi. Scrivo indagando l’interiorizzazione e allo stesso tempo ponendomi verso un’apertura rivoluzionaria, cercando per l’appunto di approdare a nuovi orizzonti.”
In un’epoca in cui si legge poco (e ciò che si legge è quasi unicamente commerciale), i suoi sono quindi temi ricercati che si differenziano da quelli degli altri autori che vivono di pubblicità.
“Siamo  in un epoca in cui i mass media hanno un controllo spropositato su alcuni argomenti. Giorno dopo giorno veniamo a sapere che veline, calciatori ecc. scrivono libri (che per di più vendono anche tanto). Ci sono scrittori di professione, intendo coloro i quali si dedicano solo ed unicamente alla scrittura, che pubblicano libri senza sosta piegandosi alle logiche di mercato e abbandonandosi alla voglia di denaro e non all’amore per la scrittura.”
Molto spesso, infatti, troviamo sugli scaffali libri di autori che con il tempo hanno imparato a seguire uno schema; in quei casi ci ritroviamo davanti ad una forma d’arte svuotata. Non trova?
“Ovviamente si. Io definisco questo ramo letteratura a cassetta.”
Un’ultima domanda: sappiamo che ama unire la sua poesia a della musica o a della immagini; non la spaventa assecondare questa necessità dell’uomo di fare tutto in multimedialità?
“Assolutamente no. Trovo che la poesia sia sempre stata legata alla musica. Facciamo riferimento ai cantori greci che recitavano le loro opere accompagnati dalla cetra; credo, altresì, che la nostra è una generazione abituata a vedere sincronizzate immagini, suoni, parole e musica e che fonderle riempie i versi di ancor più significato aiutando a ricordarli. È proprio per questo motivo che le mie presentazioni, come quella che si terrà ad Agnone sabato 22 dicembre presso il Palazzo della Città, si basano su questa contaminazione di arti.”

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