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TRAPPOLE PER CINGHIALI, LA FORESTALE IDENTIFICA BRACCONIERE NEL CHIETINO

redazione
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(AGI) - Chieti, 24 gen. - Il corpo Forestale dello Stato, a
pochi giorni di distanza ed in diverse localita', nell'ambito
di operazioni antibracconaggio, ha liberato due cinghiali,
entrambi caduti in trappole fatte di cavi d'acciaio (quelli che
nel gergo dei bracconieri si chiamano "lacci"), illecitamente
utilizzate per la cattura di fauna selvatica, ed ha colto un
bracconiere in flagranza di reato. Il primo dei due episodi
risale all'11 gennaio scorso, quando, in Contrada Montupoli a
Miglianico (Chieti) il personale del Comando Stazione Forestale
di Lanciano, intervenuto a seguito di una segnalazione al
numero 1515 di emergenza ambientale del Corpo Forestale dello
Stato, si e' trovato di fronte un esemplare femmina di circa 70
kg, ancora viva, che tentava invano di liberarsi dalla
trappola. In quell'occasione, e' stato necessario richiedere
l'intervento del Servizio Veterinario della ASL
Lanciano-Vasto-Chieti, che, dopo aver  narcotizzato l'animale,
lo ha liberato dalla stretta, curando la profonda ferita
inferta dal filo di ferro. E' attualmente in corso un'attivita'
d'indagine per individuare il responsabile. Il secondo episodio
si e' verificato il 21 gennaio, a San Vito Chetino, dove una
pattuglia del Comando Stazione Forestale di Lanciano, nel corso
di un appostamento, ha sorpreso un bracconiere mentre, armato
di fucile, si avvicinava ad un cinghiale caduto in trappola,
nell'intento di sopprimerlo. L'animale, spaventato ma vivo, e'
tornato in liberta', mentre il bracconiere rischia non soltanto
la condanna al pagamento di un'ammenda fino a 3.000 euro,
per l'esercizio di attivita' venatoria con mezzi non consentiti
dalla legge, ma anche la reclusione da tre mesi ad un anno e la
multa da 3.000 a 15.000 euro, per maltrattamento di
animali.

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