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L'autonomia regionale del Molise: Riflessioni su una realtà complessa di GIOVANNI AMICONE

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 Il  dataroom  di Gabanelli  non ha rivelato niente che non fosse  noto. La politica, già nella campagna  elettorale per le  regionali, aveva  parlato dei rischi che correva l'autonomia regionale.       
 
   Tuttavia,    i dati  divulgati dalla Gabanelli     essendo   "dati medi"   (pollo di Trilussa) , non descrivono in modo  puntuale  la complessa realtà molisana.
 
Il  Molise  non è  un'entità socio-economica   omogenea  ( a molti  sfugge  ), ma è costituita  da    due    macrozone    molto   differenti  per quanto riguarda  la  qualità della vita.     C' è una area   "regionecentrica"   che   Ã¨ appena   sfiorata   dallo spopolamento , concentra  il  potere di decisione e la popolazione residente  beneficia,  a vario grado,  delle ricadute del   bilancio regionale   o di una  economia  industriale  e   dei servizi  significativa, per cui  il livello di vita è in linea con  le altre aree  dell' Italia centrale.
 
La restante  parte  della regione  (L' ALTRO MOLISE )    Ã¨     rappresentata per lo più dai piccoli paesi delle aree interne che  si vanno sempre più configurando  come  "residenze diffuse   per anziani",   dove il disagio rischia di   diventare  pandemico   
 
     Il dibattito   acceso  - che a tratti   ha dato  la sensazione  di avvenire   tra  "sordi "   seguito    alla pubblicazione del  dataroom  e  all'iniziativa del comitato per il ricongiungimento con l'Abruzzo  ha risentito   in modo evidente  di  detta  asimmetria   (  il  sazio non crede al digiuno).
 
   La politica, compresa quella a livello locale,  se vuole salvare  l'autonomia , non ha altra  via che    agire rapidamente   (le risorse non  mancano ) per  riportare la vivibilità  delle zone interne  entro limiti accettabili  (   le vicissitudini  della strada   Fresilia  Ã¨ uno degli esempi,  che,  più di ogni discorso , testimoniano i ritardi  della politica  nel risolvere  i problemi dell'  ALTRO MOLISE .
 
 Lo  sviluppo  disomogeneo di un territorio con una popolazione inferiore a 300.000 abitanti   è una contraddizione   in termini  dell'autonomia regionale , per cui  il  riequilibrio territoriale  non può che essere  la priorità per l'intera classe  dirigente  molisana.   
 
      Difendere l'autonomia  (credo che non ci siano molisani contrari a  prescindere )  "restando  fermi" e/o  negando  l'evidenza   è illusorio, finirebbe solo per  ingrossare  le file    di chi  sospetta  che  la  difesa  dell'autonomia    è    una strategia   che utilizza  "principi e valori"  per    preservare  uno  spudorato stato  di privilegio  di alcuni a danno di altri,  con il conseguente  rischio  di  accelerare  quel   processo di disgregazione regionale che si vuole  evitare.
 
  Buon  lavoro
 
Giovanni  Amicone   ( amicone.giovanni@virgilio.it)                    Poggio Sannita  24.04.2024
 
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