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Dott Gianluca Paglione: Un giovane medico, un grande coraggio, la sua battaglia per la verità

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Riceviamo e pubblichiamo: 

Gent.ma Direttrice Maria Carosella,

Di nuovo io che torno a disturbarla con una mia mail. Le prometto che sarà l'ultima, lunghissima, ma pur sempre l'ultima.
Ieri sera, mentre ero intento a recarmi da Lei, per presentarmi personalmente e soprattutto per ringraziarLa per il coraggio avuto nel darmi dapprima fiducia e successivamente nel pubblicare la mia lettera, sono stato fermato da un uomo appartante alle forze dell'ordine, non avevo mai avuto il piacere di parlare con lui, in maniera molto garbata ha espresso la sua piena condivisione con quanto da me denunciato e raccontando anche un personale episodio, del tutto analogo a quanto a me occorso.
Non le nascondo che ho fatto fatica a trattenere le lacrime, l'ho ringraziato dal profondo del mio cuore per avermi espresso la sua vicinanza, per avermi detto che quanto da me fatto fosse stata la cosa giusta. Mi creda, sono stati giorni molto difficili per me, quello che è successo presso l'Ospedale di Agnone, le offese proferite nei miei riguardi e verso quelli della mia famiglia, mi hanno segnato, hanno turbato la mia serenità. L'8 dicembre è stato difficile portare a termine il mio turno di Guardia Medica. Ed è questo che molti, soprattutto alcuni sanitari che si sono dilettati nel commentare la mia precedente lettera, non comprendono. Io stavo svolgendo il mio lavoro, il noto Medico, al centro della diatriba, no. Non era in servizio presso il Pronto Soccorso. Ed è qui il nocciolo della quesitone. Di fatto, con il suo operato, ha interrotto un pubblico servizio, rientrando a pieno titolo, in un episodio di aggressione, seppur, solo verbale, al personale sanitario.
 
Ma prima di tutto voglio ringraziare pubblicamente tutte le persone che si sono esposte per me, commentando l'articolo, esprimendo la loro vicinanza, il Sig. Patriarca con una sua lettera pubblica, chi addirittura l'ha manifestata ai miei genitori, con la mia scelta li ho tirati in ballo, una scelta da loro non condivisa. Il loro consiglio era quello di evitare ogni forma di clamore mediatico, limitandomi a quanto da me fatto con la segnalazione ai carabinieri.
 
Ma non potevo. La mia coscienza non me l'ha permesso. Ho pensato che, forse, se io lo avessi fatto, in un'altra circostanza, un ragazzo di soli 28, non sarebbe deceduto. Quando poi c'è stato il vero clamore dello scandalo che ha travolto il nostro ospedale, mi sono ripromesso che non mi sarei mai più limitato, solo all'espletamento dei miei doveri con la compilazione dei necessari verbali e allertando le forze dell'ordine in ogni circostanza ne avessi ravvisato la necessità. Ma avrei fatto di più, avrei reso pubblico ogni abuso.
 
Ma cosa c'entra quindi, Mario Amato, magistrato italiano, che nel 1977 venne trasferito a Roma, con l'incarico di Sostituto procuratore, ereditando le inchieste del giudice Vittorio Occorsio, sull'eversione nera. Praticamente una condanna a morte, sapendo che il suo predecessore era stato trucidato nel 1976 dal terrorista nero, Concutelli, leader di Ordine Nuovo. Il giudice Mario Amato, si ritrovò solo, osteggiato da un collega magistrato, della stessa procura, avente il figlio coinvolto nell'eversione nera, ad indagare sulla strage di Bologna, e proprio quando sembrava essere giunto alla verità, venne ucciso il 23 giugno del 1980 dai terroristi dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari).
 
C'entra eccome, Mario Amato, la sua storia, il suo esempio.
 
Conoscevo la storia di questo giudice, cosi come quelle di altri. Ma nel 2016, venni colpito dalle prime parole pubbliche del neo eletto sindaco di Roma Virginia Raggi. La sua prima cerimonia pubblica, fu la commemorazione del giudice Amato, il 23 giugno del 2016. In quella circostanza pronunciò un discorso semplicissimo, ma dall'elevatissimo valore umano. Disse: "Ogni giorno, in tutto quello che facciamo, dobbiamo essere Mario Amato".
 Quelle parole fecero breccia nel mio cuore, mi ripromisi che se fossi riuscito, un giorno, a diventare un medico, mi sarei data questa regola. Essere ogni giorno Mario Amato, onorando con impegno il mio lavoro, rispettando tutti, ma soprattuto non voltandomi dall'altra parte rispetto alle ingiustizie, rispetto ai soprusi. Rispettando le regole democratiche della nostra Repubblica, evitando ogni forma di atteggiamento omertoso.
 
Il 1 dicembre 2023, primo giorno di servizio presso la Continuità Assistenziale di Agnone, provai un'emozione fortissima, ero preoccupato, ma ero orgoglioso, ero nel posto che volevo, nella mia città, nell'ospedale dove sono nato. Entrando mi presentai a chi era alla guardiola all'ingresso, mi voltai verso una lapide posta dietro l'ingresso, andai a scattare una foto. Li viene menzionato lo sforzo del Governo De Gasperi per la sua realizzazione cosi come la collaborazione degli agnonesi. L'Ospedale di Agnone non è di nessuno, se non degli agnonesi, nessun professionista che vi eserciti la propria funzione, per il semplice fatto che ciò possa verificarsi da molto tempo, può pensarlo come casa sua o pretendere che l'ultimo arrivato rimanga in silenzio di fronte a delle irregolarità. Evidentemente c'è chi pensava si trovasse in una dependance di casa propria, dove si poteva entrare, uscire, rientrare ecc con tutto quello che è emerso nel recente scandalo accaduto. 
Mi permetto di dire, come sempre, a differenza di altri, mettendoci la faccia che, tutto quello che è emerso è stato possibile per uno spesso e insormontabile muro di omertà.
 
Mi rendo conto che quello che ho denunciato ha provocato qualche prurito, non gestibile con applicazioni topiche. Quello che mi ha colpito è stato il fronte comune nei commenti di alcuni professionisti sanitari del Caracciolo con parenti annessi. Tra questi il Sig. Italo Pannunzio, il quale si esprime dicendo che bisogna prendere esempio da chi ha più esperienza. Si supera quando, pur non conoscendomi, poiché non si è mai interfacciato con me scrive che un vero professionista serio, risolve una scaramuccia di corridoio senza la necessità di coinvolgere le carte bollate. Io non so se il Sig. Pannunzio è avvezzo o meno alle carte bollate, però mi auguro che abbia il coraggio di porgermi, delle scuse pubbliche per le offese rivoltemi. Le sue scuse risolverebbero tutto, ma se non dovessi riceverle sarò costretto a tutelare legalmente la mia dignità professionale e la mia serietà. Forse per il Signor Pannunzio un "vero professionista serio" dichiara di essere a lavoro, percependo uno stipedio, ma poi è in realtà in vacanza. Come dice lui su Facebook:" sono punti di vista". Ha ragione, dipende da che lato si guarda la vicenda, se da quella dell'onestà o da quella dell'omertà.
 
Voglio dedicare un pensiero a due persone, per cui forse avrei dovuto fare di più, oltre al mio dovere di medico, oltre alle segnalazioni e denunce fatte agli organi competenti, forse per loro avrei dovuto espormi come ora, pubblicamente, è un mio personale rammarico. Di seguito le loro storie.
A marzo di quest'anno, durante un turno domenicale di Guardia Medica, venni contattato da una struttura sita in C.da Sant'Onofrio, dove sono ospiti delle persone che hanno avuto a che fare con la giustizia. Un ragazzo di 28 anni. minacciava di volersi suicidare lanciandosi dalla finestra. Mi precipitai, trovai un ragazzo, che tremava, spaventato, rannicchiato su un divano. Mi qualificai, non riusciva a parlare, era evidente un deficit intellettivo come confermato dall'anamnesi, successivamente raccolta, non riusciva a parlare. Cercai di mettere in atto il metodo END del mio docente di Psichiatria, il Prof. Massimo Biondi.
END, non come fine, ma E di Empatia (entrare in contatto con il paziente, far percepire la comprensione della sua sofferenza), N di Normalizzazzione (cercare di ricondurre il tutto ad una situazione di normalità), D di Descalation (i metodi per cercare di porre rimedio alle situazioni di conflitto interiori e con gli atri). Gli dissi che ero li per lui, per aiutarlo, lo accarezzai, mi misi in ginocchio vicino a lui, gli dissi che avrei voluto visitarlo e per questo avrei dovuto scoprirlo, mi accorsi che lui cercava di evitare, cosi con garbo pian piano gli feci capire che non gli avrei fatto del male. Iniziai a scorgere dei lividi, cosi lo spogliai, nudo, sul suo corpo c'erano evidentissimi segni di percosse, al collo erano impressi i segni delle dita di una mano. Gli chiesi cosa fosse successo, non voleva parlare, allora pian piano, domandai se fosse stato picchiato, e lui annui. 
Lo tranquillizzai dicendo che non doveva più temere, non gli sarebbe più accaduto nulla. Chiamai subito i carabinieri, nonostante le pressioni di un addetto che mi chiese di non farlo per evitare conseguenze per la struttura. Risposi che non mi sarei sottratto al mio dovere. Ero di fronte ad un reato. Sporsi regolare denuncia. Il ragazzo riferì ai carabinieri di essere stato picchiato da altri ospiti e per questo era intento a mettere in atto la condotta anticonservativa. Ringrazio i Carabinieri di Agnone per il loro lavoro, per il sostegno mostrato e per l'aiuto fornitomi in quella e in tutte le altre circostanze in cui ho richiesto il loro intervento. Contattai la direttrice della struttura, le raccontai i fatti chiedendo che il ragazzo venisse trasferito subito in un'altra struttura temendo eventuali azioni violente dagli aggressori segnalati dal ragazzo. Alla fine del mio intervento accompagnai il ragazzo nella sua stanza, si era calmato lo feci accomodare nel suo letto e lo salutai con una carezza.
Purtroppo dopo pochi giorni, sempre nella stessa struttura, quel ragazzo si lanciò nel vuoto. Dopo una lunga agonia, in conseguenza dei traumi riportati è deceduto presso l'ospedale di Campobasso. 
Mi capita di ripensare a lui, forse se avessi fatto una segnalazione sulla stampa oggi sarebbe ancora vivo. 
Cosi come mi capita di ripensare ad un nostro concittadino, un ex cuoco del Caracciolo. Una mattina, come da modus operandi, un'infermiera del PS di Agnone, lo accompagna presso la Guardia Medica, lasciandolo solo senza dare spiegazioni. Mi qualifico lo faccio accomodare e chiedo che mi racconti cosa abbia. Mi dice di essersi svegliato con dei capogiri e di essersi recato in PS, dove non è stato visitato e spedito in guardia medica. Tutto questo è irregolare. Non faccio nessuna polemica. Come qualche infermiere scrive COLLABORO. Mi dedico al paziente che sta male al punto che devo accompagnarlo in bagno per i conati e la successiva emesi. Lo visito successivamente e pratico la terapia. Non lo faccio andar via prima che non si sia ristabilito. Resto con lui per 1h e mezza. Alla fine andrà via guidando la sua autovettura.
Sig Pannunzio, questo è il mio modo di lavorare questa è la mia professionalità. Questa è la mia serietà. 
 
Dopo questi episodi, mi sono ripromesso che non avrei mai più tollerato un comportamento analogo da parte del PS di Agnone e avrei agito ascoltando la mia coscienza.
Ed è quello che ho fatto anche domenica 8 dicembre 2024, il paziente può riferire che io ho agito solo e soltanto nel suo interesse e a difesa dei suoi diritti.
Proprio ieri ho eseguito una consulenza interimistica presso il PS dell'Ospedale Gaetano Bernabeo di Ortona, al termine della stessa ho interloquito con il direttore dell'unità il quale, a mia precisa domanda ha risposto che la prescrizione dei farmaci e le relative impegnative sono a totale compito del medico di pronto soccorso che dimette il paziente. Evidentemente solo il PS di Agnone è una repubblica dove il personale infermieristico si permette di asserire "NOI NON ABBIAMO LE RICETTE", "NON LE ABBIAMO MAI FATTE", "MO CI METTIAMO A FARE LE RICETTE", "TUTTI I SUOI COLLEGHI LE FANNO LE FACCIA PURE LEI".
Lo stesso personale del PS di Agnone, ovviamente senza metterci la faccia, dato il clima di omertà regnate, allude ad un mio atteggiamento ostile e irriguardoso. Preciso i fatti e le circostanze.
Dopo aver visitato il paziente della diatriba di domenica, sul telefono della guardia medica ho ricevuto la chiamata del direttore dell PS di Isernia e Agnone, il quale all'inizio, in maniera relativamente aggressiva, ha esordito dicendo che avrei subito un procedimento disciplinare per non aver rilasciato le prescrizioni ad un paziente. Di fronte a questa accusa, ovviamente fornita al primario, sicuramente, dal personale del PS, gli ho ricordato che la chiamata fosse registrata e che lui stesse dicendo delle falsità poiché io, non ho prescritto i farmaci indicati dalla collega del PS ma, abbia comunque visitato il paziente e rilasciato, la mia terapia. Il primario si è immediatamente scusato ed io ho provveduto a raccontare i comportamenti omissivi del PS, portando proprio ad esempio la storia dell'ex cuoco dell'Ospedale di Agnone. Il primario, Dott. Potena, si è detto stupito asserendo che fatti cosi non debbano verificarsi.
Turbato dall'accaduto sono tornato in PS mostrando il regolamento e alla risposta "NOI QUESTE COSE NON LE SAPPIAMO, CI STAMPI UNA COPIA" , ho alzato la voce dicendo che non avrei più permesso irregolarità simili a danno dei cittadini che dopo aver già effettuato una prima visita in PS, quando questo accade, non vogliono essere rivisitati da chi come me cerca solo di fare il proprio dovere di medico e non di segretario del collega del PS.
Dopo ciò, di rientro in ambulatorio, l'incontro con il dottore citato nella precedente lettera e tutto ciò che ne è seguito.
 
Quindi l'omertà tollera i comportamenti scorretti a danno dei malati, ma si diventa paladini del rigore, chiamando il direttore del Pronto Soccorso, ai danni di un "ragazzetto di trent'anni che pensa di essere un medico, privo di deontologia medica".
Complimenti davvero.
Non avrete la mia collaborazione poiché per voi ha un solo significato ovvero complicità.
 
PS: Ho chiamato il Sindaco Saia, raccontando tutto, ho avuto la sua vicinanza. Ma non c'è stato nessuno del personale sanitario ne delle istituzioni che mi abbia detto qualcosa. Sostanzialmente per molti di loro avrei dovuto tacere, non rendere pubblico quanto accaduto, "lavare i panni in casa" dice il Sig. Italo Pannunzio. Mi sarei dovuto mischiare all'omertà regnante. 
C'e chi spesso occupa i media, levandosi a paladina della difesa della sanità, con il suo ruolo professionale, l'incarico in consiglio comunale, nel PD locale e in quella cosa non meglio definita simile ad una marca di limoncello, ah si quasi dimenticavo, il Comitato Il Cittadino C'è che magicamente ricompare in procinto di qualche tornata elettorale.
 
Continuate cosi, tenetevelo stretto, siatene complici. Ogni volta che sarò di turno mi troverete dalla parte opposta, sempre collaborativo, mai servile ne compice, senza alcuna velleità politica o di tornaconto personale, sempre e solo al fianco di chi soffre ed ha bisogno.

 
Questa volta con orgoglio, Sig. Italo Pannunzio, fregandomene altamente della sua considerazione nei miei riguardi, mi firmerò come segue.
Dott. Gianluca Paglione
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