Agnone – Il sistema di videosorveglianza di Agnone si potenzia in maniera significativa: alle 21 telecamere già operative sul territorio, se ne aggiungeranno presto altre 36. I nuovi dispositivi, annunciati dall’amministrazione comunale, saranno collocati in punti strategici come la rotonda della località Montagna, il bivio per Belmonte del Sannio e il tratto del Guado Liscia, nodi cruciali per i flussi di traffico e accessi alla città.
Non si tratta di semplici videocamere, ma di strumenti di ultima generazione capaci di riconoscere targhe, verificare in tempo reale assicurazione e revisione dei veicoli, oltre a segnalare eventuali mezzi rubati. Un sistema attivo anche in notturna, grazie alla visione notturna ad alta definizione, che promette un controllo capillare e costante del territorio.
Il progetto nasce con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza urbana, prevenire atti vandalici, furti e comportamenti illeciti sulle strade. Un deterrente potente, specialmente nelle zone meno abitate o nelle ore serali, quando la percezione di vulnerabilità è maggiore.
Molti cittadini accolgono con favore l’iniziativa, auspicando che una presenza “occhiuta” sul territorio possa garantire una maggiore tranquillità. In un periodo storico in cui la microcriminalità tende a spostarsi verso i piccoli centri, la tecnologia viene vista come un alleato prezioso.
Tuttavia, non mancano le voci critiche. Alcuni cittadini e osservatori sollevano dubbi sull’eccesso di sorveglianza, temendo un’invasione della sfera privata. Anche in una cittadina come Agnone, dove il senso di comunità è forte e i rapporti sono spesso diretti e personali, il moltiplicarsi dei “grandi fratelli” solleva interrogativi etici.
Chi controlla i controllori? Quali dati vengono raccolti, dove vengono conservati e per quanto tempo? E soprattutto: quanto è giusto sacrificare la libertà individuale in nome di una maggiore sicurezza?
Agnone si avvia a diventare uno dei comuni più sorvegliati del Molise. Un passo avanti nella lotta alla criminalità, certo, ma anche un banco di prova per misurare il delicato equilibrio tra tutela collettiva e diritti individuali. La sfida sarà quella di mantenere un controllo trasparente, regolamentato e rispettoso, affinché la sicurezza non diventi sinonimo di sorveglianza totale.