Ieri sera, presso il circolo PD Libero Serafini di Agnone, si è svolto un incontro pubblico che ha visto come ospiti il sindaco di Agnone, Daniele Saia, e il sindaco di Isernia, Piero Castrataro. A moderare l’appuntamento è stata Michela Cerbasi, consigliera comunale ed ex segretaria del circolo agnonese, dopo l’introduzione di Agnese Guerrizio, attuale segretaria del circolo.
L’assemblea, inizialmente prevista all’aperto, è stata spostata al chiuso a causa del maltempo. Presenti una ventina di persone, in gran parte “penne bianche”, con pochi giovani.
Al centro del dibattito due temi cruciali: l’utilizzo dei fondi del PNRR e la riforma sugli ambiti sociali, che porterà alla riduzione da sette a tre unità, con l’accorpamento di Agnone in un’area molto vasta ma con sede ridotta.
Castrataro si è soffermato soprattutto sulla questione dello spopolamento e sulla necessità di un utilizzo dei fondi che non si limiti alla gestione ordinaria. «Il PNRR – ha detto – consente di sistemare alcune questioni, ma manca un progetto più ampio, capace di disegnare un futuro diverso per i nostri territori. Bisogna avere il coraggio di sognare e programmare, sapendo che i sogni non sempre si realizzano, ma senza coraggio non si cambia nulla e i giovani continueranno nella loro fuga».


Il tema del lavoro è stato anch’esso discusso, con proposte legate al co-working e all’utilizzo di spazi pubblici. Tuttavia, come ha sottolineato lo stesso Castrataro, senza un vero progetto di rilancio i giovani possono anche lavorare da remoto o in edifici attrezzati, ma se mancano trasporti efficienti, una rete viaria adeguata, servizi sanitari funzionanti e una reale connessione con il resto del territorio, questa possibilità rischia di trasformarsi in una condanna: lavorare nei nostri paesi finisce per somigliare a vivere agli arresti domiciliari.
Dal confronto con Saia e Castrataro sono emersi spunti interessanti, ma l’atmosfera generale appariva segnata da un senso di sfiducia. L’entusiasmo sembrava mancare, e la riflessione è caduta inevitabilmente sul ruolo del Partito Democratico agnonese: negli ultimi cinque anni il circolo non è riuscito a presentarsi come forza di opposizione credibile. Nessuna mobilitazione contro i tagli alla sanità, nessun sit-in, nessuna assemblea pubblica per informare e coinvolgere i cittadini nella difesa dei loro diritti.
Il PD agnonese risente anche del riflesso della crisi politica nazionale, dove i partiti di opposizione non riescono a contrastare la destra guidata da Giorgia Meloni, che continua a raccogliere consensi nonostante le incertezze sul fronte della politica estera e i presunti successi in campo economico, mentre la povertà nel Paese continua a crescere.
Nella riunione non è emersa alcuna discussione sulle elezioni amministrative del 2026, né tantomeno sono state avanzate ipotesi di candidatura in vista di questa importante scadenza che riguarderà l’attuale maggioranza.
Così, la sensazione che resta, parafrasando una nota canzone, è quella di un gruppo di “quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo”, ma che oggi, di fronte alla realtà dura dello spopolamento, della marginalità e delle scelte mancate, vedono i territori andare indietro anziché avanti.
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